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Food
Il Montepulciano è solo abruzzese. Guerra del vino con le Marche...e non solo
Alessandro Nicodemi, Presidente Consorzio Vini Abruzzo

La replica dei vicini però resta salda. Secondo l’Istituto marchigiano di tutela vini “non c’è ragione di fare eccezioni, violando peraltro il principio di eguaglianza. Il mondo del vino, come previsto dal Testo unico, deve ambire alla massima trasparenza nei confronti dei consumatori, anche e soprattutto per un vitigno, il Montepulciano, coltivato in quasi tutte le regioni italiane per un totale di 35 mila ettari, 2 Docg, 36 Doc e 88 Igt”.

Montepulciano, Alessandro Nicodemi: “Significa tutelare il Made in Italy”

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Il presidente del consorzio abruzzese ricorda inoltre che il sinonimo Cordisco, era “sicuramente presente fino al 1988 e poi scomparso misteriosamente nella trasformazione dello stesso da cartaceo ad informatizzato”. “Da qualche interlocuzione avuta” prosegue “ci sembra che l’opposizione all’utilizzo di un sinonimo e quindi a un termine sicuramente meno noto al pubblico, abbia dei risvolti più commerciali che dediti alla reale e corretta informazione al consumatore. In sintesi noi crediamo che se il legislatore avesse voluto solo il vitigno come termine informativo, non avrebbe previsto, come invece ha fatto, anche l’uso di un sinonimo ed è su questa ratio che noi vorremmo la tutela non solo della nostra denominazione-vitigno ma anche di tutte quelle presenti nel variegato mondo enologico nazionale che hanno investito in comunicazione e promozione, creando un legame indissolubile fra un vitigno ed il suo territorio. Tutelare queste 'biodiversità', significa tutelare il nostro 'Made in Italy' che tutto il mondo ci invidia”.

Ma non è tutto, c’è un ulteriore campo di scontro a cui i produttori abruzzesi devono far fronte (sebbene il consorzio in questione neghi che per questo ci sia una battaglia legale in atto). Si tratta del Nobile di Montepulciano, coltivato in Toscana, che fa riferimento a un toponimo. L’unica critica esplicita ai colleghi abruzzesi per ora allude a una mancanza di collaborazione, rivendicando “una storia produttiva che ha già, da quasi 700 anni, la volontà di tutelare questo prodotto sia alla produzione che nella sua fase commerciale, elemento oggi più che mai fondamentale per la denominazione del vino prodotto in Toscana”.

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