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Dalla zootecnia al turismo slow: così si riqualificano i piccoli borghi
Cresce in Italia la sensibilità verso le "aree interne", o piccoli borghi, territori caratteristici ricchi di risorse naturali e diversità ambientale
"Aree interne", "piccoli borghi": in Italia- secondo il rapporto Istat 2020- rappresentano circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione. Una cifra consistente che negli ultimi tempi ha visto crescere la "sensibilità" legato allo sviluppo di queste aree considerato "svantaggiate", perchè distanti dai principali centri di offerta di servizi essenziali come scuole e ospedali. Ma ricche si risorse naturali e diversità ambientale. "L’Unione europea ha attivato già da tempo alcuni interventi legati allo sviluppo delle aree montane, rurali e periferiche — spiega Donato Rotundo, direttore Area Ambiente di Confagricoltura al Corriere della Sera — per esortare gli Stati membri a dedicare una maggiore attenzione a queste aree, che rappresentano l’80% del territorio europeo, nelle quali abita il 20 % della popolazione che soffre di disagi legati al diradamentoeindebolimento di servizi pubblici".
Nonostante sia stata avviata una strategia volta a sviluppare servizi di sviluppo locale, agricoltura e commercio, prosegue il direttore, "’è necessario investire in infrastrutture digitali, stradali e puntare sulle filiere produttive tipiche delle aree interne legate all’attività di trasformazione delle materie prime agricole, alla zootecnia e le specifiche filiere dedite alla produzione del sottobosco e alla riscoperta di un turismo “slow”, riqualificando borghi, fabbricati abbandonati, creare sentieri e creare un rapporto tra aree interne e riallacciare sinergie tra aree metropolitane e interne per riportare stabilmente le persone nei territori".