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La buona agricoltura fa bene alla persona e salverà il pianeta
Intervista a Massimo Fileni, vice presidente del Gruppo leader italiano delle carni bianche bio
La sostenibilità parte sempre dai campi e la produzione di alimenti genuini è garanzia di qualità, se e solo se nasce da terreni sani. L’agricoltura si rinnova. Oggi i produttori interpellano la scienza, puntano a modelli più sostenibili per produrre il cibo di cui ci nutriamo, nascono cosi’ nuovi modi di intendere la terra. L’agricoltura rigenerativa si concentra sul ripristino e sull’arricchimento del terreno. La sostenibilità in materia agroalimentare, oggi più che mai, è sulla bocca di tutti ed è anche l’obiettivo strategico in quello che può essere definito un decennio importante: il prossimo, per ciò che concerne gli obiettivi di sviluppo dettati dall’Onu nell’agenda 2030. Ne parliamo con Massimo Fileni, vicepresidente del gruppo Fileni, leader in Italia nelle carni bianche da agricoltura biologica. Un brand , quello di Fileni, che è sinonimo di pollo BIO.
Se fa bene alla persona, fa bene anche alla Terra e viceversa, è uno slogan o un modus operandi?
“Tutto parte dalla Terra: quello che mangiamo, beviamo, respiriamo. Il benessere della persona e del pianeta dipendono dal suolo, che, se curato e rispettato, ha la capacità di preservare il nostro eco-sistema. L’agricoltura bio-rigenerativa ha un preciso obiettivo, quello cioè di promuovere la biologia del suolo e favorire un maggiore equilibrio ecologico. Investire in agricoltura rigenerativa permette non solo di ottenere prodotti alimentari salubri e sicuri, ma anche di garantire la salute del terreno, dei pascoli, delle coltivazioni, degli animali e degli agricoltori.
L’impegno è quello di riportare in equilibrio il rapporto dell’uomo con la terra, valorizzare il ruolo dell’agricoltore-produttore, che ne è il custode e rendere consapevoli le persone che, con le loro scelte di acquisto, possono trasformarsi da consumatori a rigeneratori”.
Che significa fare una scelta sul biologico?
“Per noi la scelta del biologico è stata la risultante di un istinto, significa essere efficienti dominando una filiera complessa, che coinvolge molteplici passaggi sui quali noi riusciamo ad avere un controllo totale -dal campo alla tavola- perché verifichiamo che ogni singolo passaggio si svolga esattamente come deve. Per noi il concetto di circolarità è correlato a quello di efficienza: non c’è spreco, e nessun consumo inutile. Il biologico inizialmente ha rappresentato una scelta di valore, che presuppone la rinuncia a qualcosa: rinuncia ai pesticidi, alla chimica, ad additivi, ma il biologico oggi non è più solo questo: è evoluto in una scelta di responsabilità. L’emergenza sanitaria causata dall’epidemia Covid-19, ha portato a fare serie riflessioni sullo sfruttamento delle risorse naturali, sulla distruzione degli ecosistemi e sul consumo di suolo a vantaggio di coltivazioni e allevamenti in condizioni non rispettose, ora più che mai è importante invertire la marcia ed imboccare sentieri virtuosi: il nostro modo di intendere l’agricoltura va in questa direzione: è un modello per sua natura partecipativo, in cui ogni attore è protagonista e può aggiungere valore”.
Cosa è per voi l’agricoltura rigenerativa?
“Partendo dal presupposto che il suolo non può essere considerato solo un substrato su cui le piante crescono, l’agricoltura rigenerativa si concentra sul ripristino e sull’arricchimento del terreno. Non tutti sanno che in un centimetro cubo di terreno convivono circa 3 miliardi di organismi complessi, dai batteri ai lombrichi, ed è tutta questa vita che fa crescere le piante. Quando il terreno frana o si verificano dissesti idrogeologici bisogna ricercare le cause in forme di sfruttamento che per decenni hanno utilizzato tecniche di coltivazione che hanno distrutto il materiale organico del suolo. Avere consapevolezza di questo processo significa riportare l'attenzione sugli unici attori che possono fare qualcosa, anzi molto: agricoltori, produttori e comunità di utilizzo”.
Quali i benefici che provengono dall’agricoltura rigenerativa?
“Sono molteplici i vantaggi dell’agricoltura rigenerativa che punta a tutelare i terreni, restituire ai giovani cibo sano, implementare consumi etici ed opportunità di occupazione in agricoltura. L’agricoltura rigenerativa consente di rigenerare i suoli promuovendo l’utilizzo di concime organico da fonti animali, ed effettuando la rotazione delle colture permette l’arricchimento del suolo in termini di microflora, microfauna e humus disponibile alle culture in essere. E’ importante controllare ogni fase della filiera attraverso la mappatura di tutti i parametri del terreno con strumenti di misura ad hoc come sensori elettronici di umidità, di anidride carbonica e dei principali parametri dei suoli. Operare in questo modo consente di costituire filiere agroalimentari solide ed innovative in grado di riconoscere un adeguato prezzo di mercato alla materia prima, valorizzando il territorio di provenienza”.
Il Gruppo Fileni è attualmente un socio di riferimento che investe e crede fortemente nel Progetto ARCA, acronimo di Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente. Ci spiega questo progetto?
“Il Progetto ARCA ha avviato da tempo l’agricoltura bio rigenerativa nelle colline marchigiane attraverso il “Regenerative Soil System”®, frutto di ricerca, sperimentazione e sviluppo di tecniche agronomiche e di macchine agricole innovative per realizzarle. Nella terra marchigiana è nato così un progetto territoriale “Made in Italy”, esportabile nel mondo, che fa di questo territorio l’origine e l’ambasciatore di prodotti che, oltre ad essere sani, biologici e di qualità, sempre più proverranno anche da tecniche bio rigenerative, quindi più sostenibili, in grado di perpetuare la fertilità del suolo e l’economia circolare. Le tecniche usate, costantemente aggiornate ed arricchite dalle più moderne conoscenze e tecnologie, affondano però le proprie radici nella cultura contadina e mezzadrile che vedeva nella casa colonica marchigiana l’archetipo dell’Economia circolare e del rifiuto zero.L’esordio del progetto è una storia bella da raccontare che vede protagonisti tre illustri testimoni della Vallesina: Bruno Garbini, che per primo ci pensò negli anni ’80, a cui si aggiunsero più tardi i due amici imprenditori Giovanni Fileni ed Enrico Loccioni: tre pionieri marchigiani dello sviluppo di questo territorio e dell’economia circolare, che hanno ripreso, aggiornato, implementato e ridato vita e nuovo impulso, attraverso Arca Società Benfit, a quel vecchio progetto ancor oggi di assoluta avanguardia, rinato con l’obiettivo di ricercare, sperimentare e divulgare un nuovo modo di fare agricoltura che, partendo dall’agricoltura biologica, grazie a innovative pratiche agricole bio rigenerative, è in grado anche di conservare nel tempo lo stato di salute dei terreni rigenerati, dell’ambiente, dell’uomo e a contribuire a quello del pianeta”.
“Terra Buona, Cibo Sano” è la sintesi e lo slogan del Progetto. Un modello di agricoltura partecipativo dove ogni attore è protagonista e può aggiungere valore.
Quindi stiamo parlando dell’agricoltura del futuro?
“Quella bio rigenerativa è l’agricoltura del futuro e che salverà il pianeta anche perché combatte gli effetti del cambiamento climatico. Mentre l’Europa si sta impegnando per sostenere questo tipo di agricoltura, non tutti hanno colto la rilevanza del tema ed alcuni non riescono a tenere il passo. La sostenibilità è uno sforzo intrinsecamente collaborativo perché il costo della transizione dall’agricoltura globale alle pratiche rigenerative non può ricadere solo sugli agricoltori. Consumatori, aziende, decisori, finanziatori pubblici e governi devono richiedere che il cibo sia coltivato in modo favorevole al clima e che gli agricoltori possano contare su un supporto adeguato per la gestione di questa transizione”.