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Onu, raggiunto l'accordo sulla tutela degli Oceani e dell'Alto mare
L'intesa prevede la protezione del 30% delle acque entro il 2030, ma è ancora necessaria l'adozione formale
Raggiunto l'accordo sul Trattato per la protezione degli Oceani e dell'Alto mare, dopo 20 anni di negoziati
È stato raggiunto un accordo sul Trattato per la protezione degli Oceani e dell'Alto mare (lo spazio marino che si estende oltre le acque territoriali), un ecosistema che produce metà dell'ossigeno che respiriamo, rappresenta il 95% della biosfera terrestre e assorbe anidride carbonica come nessun altro bacino sulla terra. Ma c’è ancora molta strada da fare prima che sia approvato definitivamente e diventi legalmente obbligatorio.
Dopo quasi vent’anni di negoziati e 38 ore finali di discussioni, che si sono tenute nella sede dell'Onu a New York nel corso di due settimane, è stato approvato lo storico High Seas Treaty, il Trattato per la protezione dell'Alto mare.
Negoziati sul Trattato per la protezione dell'Alto mare bloccati, le cause
Il summit era iniziato il 20 febbraio e, nonostante l’architettura dell’accordo fosse stata definita nel precedente vertice ocenico in Uruguay, i negoziati restavano bloccati a causa di disaccordi sui finanziamenti, sui diritti di pesca e sullo sfruttamento delle risorse biogenetiche.
Minna Epps, direttrice del team di IUCN Ocean and Coast, ha spiegato che "Il problema principale riguardava la condivisione delle risorse genetiche marine. Le risorse genetiche marine sono materiale biologico proveniente da piante e animali nell’oceano che può avere benefici per la società, come prodotti farmaceutici, processi industriali e cibo. Le nazioni più ricche hanno attualmente le risorse e i finanziamenti per esplorare le profondità dell’oceano, ma le nazioni più povere volevano garantire che tutti i benefici che vengono scoperti siano condivisi equamente".
Robert Blasiak, ricercatore oceanico della Stockholms Universitet evidenzia che "Nessuno sa quanto valgono le risorse oceaniche e quindi come potrebbero essere divise. Se immaginate una grande TV widescreen ad alta definizione, e se solo tre o quattro dei pixel su quello schermo gigante funzionano, questa è la nostra conoscenza dell’oceano profondo. Quindi abbiamo registrato circa 230.000 specie nell’oceano, ma si stima che ce ne siano più di due milioni".