Green
“Recovery? Transizione green finta. In Italia comandano ancora le lobby”
A pochi giorni dal lancio del Pnrr, Affari fa il punto con il coordinatore nazionale dei Verdi italiani Angelo Bonelli sul peso degli investimenti ecologici
"L’Italia è una terra bella, ma fragile", ha detto Draghi al summit sul clima. Che cosa pesa di più su queste ferite?
A pesare è soprattutto il ritardo infrastrutturale sul trasporto pubblico che raggiunge livelli drammatici rispetto al resto d’Europa. In Italia la rete metropolitana raggiunge i 237 km, nella sola città di Madrid si arriva a 240km, per non parlare del doppio della Francia e del triplo della Germania. Una fragilità che si misura anche dalle scelte energetiche e di mobilità elettrica presenti nel Piano. Non è un caso che sulle cariche elettriche c’è un investimento di 750 milioni.
In Germania, così come in Francia, si parla invece di miliardi. E questo perché? Perché i presidenti francesi Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel hanno lavorato con le proprie industrie automobilistiche, che hanno avviato già da tempo processi seri di riconversione dei propri asset industriali verso l’elettrico. L’Italia, no. E la volontà è di continuare in questa direzione.
Una delle più grandi ferite forse si chiama proprio “Ilva”. Dopo anni di errori e passi falsi, a che punto siamo?
Siamo al punto di partenza. Il 26 luglio del 2012 l’Ilva veniva sequestrata, dopo quasi nove anni la situazione è identica al passato: in tre anni Arcelor Mittal ha cambiato tre piani industriali, le bonifiche non sono iniziate e il prezzo dell’inquinamento ricade sui cittadini.
Anche qui non si è voluto avviare un processo di seria riconversione industriale, come è avvenuto nel bacino carbonifero della Ruhr, nel polo siderurgico di Bilbao, dove c’era un impianto simile a quello di Taranto. O ad esempio come è accaduto a Pittsburgh in Pennsylvania negli Stati Uniti, una città che si è riconvertita in un polo tecnologico- scientifico di eccellenza, con densità lavorativa e un Pil molto elevato rispetto al resto degli Stati Uniti d’America.
E a proposito di polemiche, sul tanto dibattuto “Superbonus”, che cosa ne pensa?
Il Superbonus è un fatto importante, aiuterà sicuramente il mondo dell’edilizia. Ma le procedure vanno semplificate, perché ora come ora non funzionano. Molti cittadini non si fidano, c’è chi ha paura di rimanere prigioniero nelle pastoie burocratiche o di eventuali controlli delle Agenzie delle Entrate, con il rischio di imbattersi in qualche “furbetto”.