Green

“Recovery? Transizione green finta. In Italia comandano ancora le lobby”

di Marta Barbera

A pochi giorni dal lancio del Pnrr, Affari fa il punto con il coordinatore nazionale dei Verdi italiani Angelo Bonelli sul peso degli investimenti ecologici

Spostandoci sul fronte politico, come mai  i Verdi, così forti in Europa, in Italia non sfondano? 

In nord Europa è vero c’è una forza “verde” molto importante, mentre il sud e l’Italia mostrano ancora debolezza. Nel nostro Paese serve fare un grosso lavoro culturale. Ma la fiducia non  manca. Si sta diffondendo, soprattutto tra i giovani, una maggior senso di etica della responsabilità. Avere etica della responsabilità significa avere a cuore i beni comuni, i giardini, tutto ciò che non è casa propria.

Storicamente noi Verdi in Italia non abbiamo mai superato lo sbarramento del 4%, alle ultime elezioni siamo arrivati al 2,5%. Certo è ancora troppo poco rispetto a ciò che fanno in Europa del nord, però qualcosa si sta muovendo. Soprattutto nelle grandi città come Parigi, Berlino, Amsterdam e Madrid. Lì, dai giovani italiani all’estero,  riusciamo a prendere anche il 10% nella stessa circoscrizione europea. Questo sta ad indicare che al di fuori dei confini nazionali si vive un clima diverso. Il problema è portare il clima europeo anche in Italia. 

Se le dicessi Letta-Conte o Renzi-Calenda, a quale binomio si sentirebbe più vicino? 

Io mi sento vicino alla posizione dei Verdi europei e alla necessità di costruire una presenza ecologista molto forte. Certo le posizioni di Renzi sono state posizioni che, non solo non hanno aiutato il Paese, ma non hanno aiutato nemmeno sé stesso.