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Troppi zuccheri nel cibo per neonati.Analisi di 23 prodotti tra pappe e succhi
Secondo quanto scrive il fatto alimentare, stando ai dati forniti dall’Oms, in Europa il numero di bambini in sovrappeso o obesi avrebbe cominciato ad aumentare in maniera preoccupante negli anni ’50 del secolo scorso. A quel tempo, solo un bambino su 20 era in condizione di eccesso ponderale mentre attualmente lo è uno su tre. Nello stesso periodo, lo svezzamento si avviava a subire profondi cambiamenti: riduzione della durata dell’allattamento esclusivo a pochi mesi, impiego di ‘latte artificiale’ e sostituzione degli alimenti casalinghi complementari al latte con quelli industriali. Questa coincidenza temporale ha fatto nascere il sospetto che ci sia una relazione tra la diffusione dell’obesità e le mutate modalità dello svezzamento.
Di sicuro la riduzione della durata dell’allattamento al seno è un fattore di rischio dell’obesità3. Non si può però escludere che anche gli alimenti complementari commerciali (sono i prodotti per la prima infanzia, e in quanto tali, soggetti alla normativa comunitaria) possano avere qualche responsabilità. Le ricerche finora svolte per chiarire questo aspetto sono poche e non permettono di arrivare a qualche conclusione certa. Il sospetto però rimane, e gli zuccheri aggiunti presenti in questi alimenti sono i maggiori indiziati. Nei prodotti per la prima infanzia sono infatti presenti quantità non trascurabili di zuccheri aggiunti, che, insieme a quelli contenuti nel miele, negli sciroppi e nei succhi di frutta, sono stati definiti ‘zuccheri liberi’ dall’Oms e non soddisfano nessuna esigenza nutrizionale del bambino. La loro funzione è semplicemente quella di rendere i prodotti appetibili sfruttando la preferenza innata dei bambini per il sapore dolce.
Purtroppo l’aggiunta di zuccheri ai prodotti per la prima infanzia non è priva di rischi per la salute dei piccoli. Per l’American Heart Association (Aha): “ci sono solide prove a favore dell’associazione fra zuccheri aggiunti e aumento del rischio di malattie cardiovascolari nei bambini attraverso l’aumento dell’introito energetico, dell’obesità e della dislipidemia”. Sulla stessa linea si colloca la Società europea per la gastroenterologia, l’epatologia e la nutrizione pediatrica (Espghan) che afferma: “il consumo eccessivo di zuccheri liberi, specialmente in forma liquida, è in relazione con un ventaglio di (cattive) condizioni di salute sia immediate che nella vita futura10. Bisogna sottolineare che l’American Heart Association chiama in causa soltanto gli zuccheri aggiunti, mentre l’Espghan tutti quelli liberi.
L’assunzione di zuccheri liberi fin dalla prima infanzia può anche essere un importante fattore di rischio per la carie dentale. Inoltre può creare una sorta di ‘zucchero-dipendenza”, che porta il bambino a preferire, più avanti negli anni, alimenti molto dolci, come sono i prodotti industriali con calorie vuote (snack, dolciumi, bevande aromatizzate e zuccherate) . Poiché questi prodotti apportano molte calorie ma pochi nutrienti essenziali, il loro consumo, se eccessivo e continuativo, può causare, oltre all’obesità e ai disturbi che ne conseguono, anche l’insorgenza di carenze nutrizionali.
In accordo con le linee guida dell’Oms, l’Espghan raccomanda che i bambini al di sopra dei due anni assumano quotidianamente una quantità di zuccheri liberi inferiore al 5% delle calorie totali. In pratica, un bambino di due anni, che necessita di un apporto calorico intorno alle 1.000 kcal, dovrebbe consumare meno di una dozzina di grammi di zuccheri liberi al giorno, vale a dire meno di tre cucchiaini da tè. Per i bambini al di sotto dei due anni, l’Espghan si limita a dire: “l’assunzione (degli zuccheri liberi) dovrebbe probabilmente essere anche più bassa”. L’American Heart Association invece dichiara categoricamente che “poiché vi è minimo spazio per le calorie libere da nutrienti nelle diete abituali dei bambini molto piccolo, gli zuccheri aggiunti devono essere evitati nella dieta dei bambini al di sotto dei due anni”.