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I livelli degli oceani continuano a salire inesorabilmente

Daniele Rosa

Nel 2050 molte zone costiere potrebbero essere sommerse

‘L’aumento del livello dei mari continua inesorabile e non accenna a diminuire’ questo è il drammatico messaggio sottoscritto dall’ultimo rapporto dell’IPCC (The Intergovernamental Panel of Climate Change) , il panel di ricercatori mondiali che per l’Onu sta analizzando l’impatto delle azioni dell’uomo sui cambiamenti climatici.

 

Le emissioni nocive prodotte da una dissennata strategia industriale hanno accelerato come non mai i processi di disgelo dei ghiacciai che, fra l’altro, fino ad ora hanno anche svolto la funzione di specchio riflettente i raggi del sole.

I rischi che, nel 2050, molte città o isole vengano sommerse dalle acque non è affatto remoto, soprattutto se non si proverà a ridurre drasticamente le emissioni di gas prodotte, per la maggior parte, dai combustibili fossili.

Cresce inesorabilmente il livello degli oceani

La domanda che gli esperti si fanno è quale sarà la condizione ( maggiore frequenza di fenomeni meteorologici estremi, mancanza di alimenti e squilibri nella biodiversità) del pianeta che l’odierna generazione lascerà alle future generazioni.

Purtroppo il panel dell’IPCC ha rivelato dati allarmanti.

 

Uno di questi riguarda l’innalzamento del livello dei mari causato dalla doppia combinazione di scioglimento di ghiacci in Antartide e Groenlandia. Nel periodo compreso tra il 2007 e 2016 lo scioglimento in Antartide è stato triplo rispetto al decennio passato e doppio in Groenlandia.

 

Nello scenario più ottimista il livello dell’acqua potrebbe salire di ‘soli’ 43 cm nel 2100, mentre in quello più pessimista di oltre un metro. E il trend potrebbe persino accelerare.

 

Altro grave problema emerso nel rapporto conferma che, l’anidride carbonica prodotta dall’essere umano ha provocato nelle acque una maggiore acidificazione con conseguente perdita di ossigeno.

Cresce inesorabilmente il livello degli oceani

Gli oceani in pratica stanno collassando e lo squilibrio sulla biodiversità sta impattando fortemente su molte specie animali e vegetali marine delicate come, ad esempio, i coralli.

 

L’aumento di fenomeni meteorologici estremi come, uragani, tempeste tropicali e inondazioni, potrebbero toccare molte zone costiere basse o isole dove vive circa il 10% della popolazione mondiale.

 

Nel rapporto si fa osservare inoltre che questi eventi estremi, una volta erano considerati eccezionali,si convertiranno in abituali. Specialmente nelle zone tropicali eventi estremi che accadevano una volta ogni cento anni potrebbero accadere almeno una volta all’anno. Eventi estremi come i fenomeni del Nino o della Nina o onde di calore.

 

I problemi combinati che stanno toccando gli oceani ( acidificazione, aumento della temperatura e diminuzione di ossigeno) impatteranno senza ombra di dubbio sulla pesca e quindi sulla sicurezza alimentare.

 

Ma il disgelo così velocizzato avrà conseguenze non solo sulle coste ma pure all’interno. Infatti, secondo l’IPCC,

si potrebbe verificare un’alterazione della disponibilità di acqua dolce con implicazioni sia sulla produzione di energia idroelettrica che nell’agricoltura.

 

E da ultimo, per rendere il quadro ancora più drammatico, il riscaldamento continuo porterà alla sparizione di quella parte del terreno congelato permanentemente. Tale sparizione potrebbe aumentare i rischi degli incendi delle foreste.

E gli immensi roghi avvenuti quest’anno in Siberia non sono che un primo drammatico campanello d’allarme.

 

In conclusione quello che sostengono gli esperti dell’IPCC è che il tempo per correre ai ripari è davvero agli sgoccioli e se non si cambia qualcosa i rischi per le future generazioni si presentano davvero giganteschi.