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Il rapporto padre e figlio nel romanzo di Veltroni

Un doppiopetto grigio, il Borsalino in mano, un velo di brillantina sui capelli, lo sguardo basso. Sotto un cielo che affonda nel rosa di un tramonto infinito, un ragazzo degli anni Cinquanta torna dal passato, si ferma sul pianerottolo della casa di famiglia e aspetta il figlio, ormai adulto. Com'è possibile? E perché è tornato ora, dopo tanto tempo? Sono due sconosciuti, ma sono padre e figlio. Insieme per la prima volta e solo per una sera, provano a raccontarsi le loro vite, quello che è stato e quello che poteva essere, la storia di due generazioni vicine eppure diversissime. Le parole dell'infanzia, i paesaggi, i volti trasformati dal tempo; e Roma, quella più bella. Quella della radio, e della televisione che quel ragazzo timido e geniale ha contribuito a fondare. C'è tutto questo nel romanzo di Walter Veltroni, Ciao, che sarà nelle librerie dal 15 ottobre per Rizzoli (la presentazione venerdì 23 ottobre alle 17 al Caastello sforzesco di Milano). Nel libro, il primo vero romanzo dell'ex sindaco di Roma, si indaga il rapporto padre e figlio. Ma qual è l'eredità di un padre che non c'è mai stato? Forse la malinconia, certe tristezze improvvise, la voglia di scherzare e di prendersi in giro, il ricordo commosso della donna che li ha amati. In un viaggio attraverso il dolore della perdita e la meraviglia della ricerca delle proprie radici, le parole si mescolano e si intrecciano fino a rivelare ciò che li unisce davvero. Perché non smettiamo mai di cercare il padre.

Ognuno di noi, in fondo, cerca disperatamente una figura paterna a cui appoggiarsi, ma in Ciao di Walter Veltroni il protagonista lo cerca realmente perché lo ha perso molti anni prima, quando neppure la sua memoria si chiama ricordo. Una sera, in una Roma livida e bellissima, un uomo ritorna a casa dal figlio ormai cresciuto. Due uomini si incontrano, sono due sconosciuti, ma sanno di essere il padre e il figlio. Il ragazzo, diventato forte e geniale, sa di aver subito quella mancanza, di averla cercata in mille gesti, di averla trovata, a volte, in sua madre e poi di averla protratta, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo. Ed ora ecco finalmente davanti a lui, catapultato direttamente dagli anni cinquanta, suo padre, quella figura maschile cercata e soddisfatta in molte malinconie. E allora inizia una chiacchierata senza tempo, in un percorso che cerca di evitare il rancore e cerca delle vicinanze. L’unica possibile è in quella donna che li ha uniti e, anche dopo la sua perdita, li ha fatti in fondo ritrovare. Il ragazzo e il padre cercano nella memoria l’infanzia dell’uno e la giovinezza dell’altro, dei perché mai trovati e forse introvabili. La ricerca della nostra provenienza, di chi eravamo, è un bisogno primario, che non si può contrastare neppure quando è la ragione a suggerire che ci si dovrebbe arrendere alla realtà. Con Ciao inizia così un viaggio tra un padre e un figlio, tra due uomini che sanno di doversi amare.