MediaTech
Aquarius e la guerra civile ai tempi di Internet
Aquarius , la vicenda della nave emblematica della nuova realtà
Ormai Internet, il Web, ha mutato completamente le nostre esistenze e la sua “invenzione” si sta rivelando, dal punto di vista sociologico, ancor più importante della rivoluzione della stampa.
Ormai assistiamo a persone che camminano con il capo chinato sullo schermo del cellulare che permette di occuparsi, contrariamente alla realtà vera, di quello che vorremmo più che di quello che ci capita.
La politica, del resto, ha sempre suscitato forti impressioni. Le mamme, una volta, nel decalogo delle cose proibite o quantomeno fortemente sconsigliate dicevamo ai bambini: “e non ti occupare di politica”.
La rivoluzione del Web ha cambiato tutto: siamo sempre connessi, ogni notizia è condivisa, non riconosciamo più il vero dal falso, ma siamo sommersi da un diluvio informativo che alla fine ci porta ad una ignoranza di ritorno, perché la sovrabbondanza produce confusione e stordimento.
Si genera confusione per rendere inutile ogni critica, si fa notte perché allora ogni cosa è indistinta ed uguale e quindi non giudicabile.
Le recenti cronache politiche che hanno visto dominare la scena mediatica, e cioè il non accoglimento della nave dei profughi Aquarius, è esemplificativa di come siano cambiate le cose.
Su Facebook, ad esempio, è scoppiata una vera e propria guerra civile tra gli utenti che si sono polarizzati tra “accoglitori” (di migranti) e “respingitori” (sempre di migranti).
Il problema è che i due gruppi stanno combattendo una guerra civile furiosa fatta di violenza verbale e di insulti che non lascia più alcuna spazio alla riflessione motivata.
E così è tutto un “Chi non mi condivide non mi segua”, oppure “Fuori i razzisti dai miei contatti”, o anche “Fuori i buonisti dalle mie amicizie”.
Solidissime amicizia internettiane si sono sciolte, in questi giorni infuocati, come la classica neve al sole.
Ma non solo le amicizie di FB si sono sfasciate, ma anche quelle poche reali che ci sono davvero e che hanno solo una proiezione sul social.
Zii contro nipoti, cugine contro cugini, fratelli contro sorelle e genitori contro figli.
I social sono impietosi e, aiutati da frange di odiatori anonimi pseudonimati, mostrano che le conquiste della civiltà sono più che altro un paravento, un fragile castello di carta che viene giù subito appena soffia un po’ di vento.
La Rete indubbiamente ci ha dato molto: condivisione di notizie (vere e false), di saperi scientifici, di sensibilità, di arte, ma ci h anche tolto molto in termini di ricomparsa di violenze primordiali, di giunglesche aspirazioni allo scalpo del nemico, di riti tribali e di gogne collettive.