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Chi è Luca Steinmann, il giovane inviato sul fronte della guerra in Ucraina

Chi è il giovane e coraggioso inviato in Ucraina

Luca Steinmann ogni giorno ci racconta l’evoluzione della guerra in Ucraina, muovendosi tra le macerie con una sicurezza che stride con la pericolosità della situazione e con la sua giovane età. Classe 1989, è già molto abituato agli scenari bellici, avendo realizzato reportage da Siria, Afghanistan, Armenia, Azerbaijan, Libano, Giordania e Turchia.

Professione: reporter di guerra

La sua è una vera e propria specializzazione, quella dell’inviato di guerra. A raccontare le motivazioni di una scelta professionale decisamente particolare è lo stesso Luca Steinmann, in un’intervista a Pietro Greppi, direttore de “La Rivista della Natura”… nonché suo cugino: “Il tarlo è nato nel periodo in cui stavo studiando scienze politiche. Ho iniziato a occuparmi di temi riguardanti la disinformazione e da lì è partita la spinta a fare il giornalista perché mi sembrava un mestiere interessante, che combaciasse con i miei studi e che avesse quel certo spirito di avventura che mi ha sempre attratto molto. Mi interessava soprattutto il giornalismo politico (…) Non volevo fare per forza l’inviato. È accaduto quasi per gioco: curando relazioni internazionali ed essendo proiettato verso esperienze fuori dall’Italia, ho iniziato a scrivere e a mandare un po’ di articoli ad alcuni contatti che avevo avuto nelle redazioni. Passo dopo passo mi sono creato una serie di contatti più stabili con cui lavoro regolarmente e che mi permettono di vivere”.

Una firma già nota a livello internazionale

“La Rivista della Natura” è solo una delle numerose testate con le quali Steinmann collabora da freelance. Le sue corrispondenze dal fronte sono infatti molto richieste e troviamo la sua firma su servizi pubblicati da “Limes”, “La Verità”, “Huffington Post”, “Rolling Stone”, “Die Welt” e La 7. Italo-svizzero, dopo la laurea in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee e Giornalismo e ha lavorato presso il Ministero degli Esteri svizzero da Berna e da Singapore, per poi continuare a girare il mondo come giornalista: Italia, Germania, Svizzera, Francia, Ungheria, Cina, Laos, Tailandia, India e Libano. Lavora anche come docente con il Dipartimento di Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi di Milano, ma il suo fiuto lo ha portato nel Donbass un giorno prima che iniziasse l’invasione da parte delle truppe di Putin: “Naturalmente non potevo sapere cosa sarebbe accaduto, ma da settimane si parlava del conflitto ucraino e della possibilità che degenerasse e anche parlando con dei colleghi russi con cui avevo lavorato nei conflitti armeni mi era stata segnalata l’importanza di essere pronti sul territorio a documentare un’eventuale escalation della guerra. Ho condiviso il loro pensiero e da metà gennaio ho cominciato a fare le pratiche burocratiche per accedere nel Donbass, nell’autoproclamata repubblica di Danietzk passando attraverso la Russia. E così io come giornalista, insieme a Gabriele Micalizzi, fotoreporter di guerra, siamo entrati per primi in Donbass”, ha detto sempre a Greppi.

 

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