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Deficit di attenzione e iperattività: il "buco nero" del sistema sanitario

Di Monica Camozzi

La ADHD non è una moda social, ma un disturbo serio le cui cause dipendono da fattori genetici e ambientali

Neurodivergenza, altro che moda social. Ecco perchè è una patologia molto seria

È altresì nata un’associazione, AIFA onlus, che unisce le famiglie dei colpiti da ADHD. A chiarirci la serietà della patologia –e il fatto che contrariamente al luogo comune colpisca anche le femmine-  è la stessa dottoressa Raponi: “ quando pensiamo all'ADHD  facilmente ci viene in mente l'immagine di un bambino ribelle, vivace e incontenibile, in  altre parole disturbante per gli adulti. In realtà lo spettro delle caratteristiche ADHD è molto ampio esiste una prevalenza  considerevole di casi di "disattenzione pura", anche in infanzia. Questa tipologia coinvolge  maggiormente le bambine e si manifesta con lentezza, insicurezza, timidezza,  ipersensibilità alla critica. 

Si è erroneamente pensato per lungo tempo che l’ADHD tendesse a scomparire con l’età adulta, quando invece si tratta di una condizione dello sviluppo neurologico dalle  espressioni altamente discontinue e le cui cause dipendono da fattori genetici, ambientali  e biologici, alla stessa stregua dei disturbi dello spettro autistico. “Queste condizioni hanno uno spettro molto ampio di manifestazioni cliniche e spesso si  presentano in comorbilità con l'ADHD.

L'attenzione  sull'autismo è sempre stata maggiore rispetto all'ADHD, sebbene le prevalenze siano  diverse. La diagnosi di autismo negli ultimi 10 anni è aumentata del 40-46% e l'autismo  ha una prevalenza dell'1% nella popolazione generale mentre per l'ADHD non è certo se  c'è stato un incremento, di fatto siamo a conoscenza che è ancora largamente  sottodiagnosticato e che la sua prevalenza è di 5% nella popolazione infantile e di 3,5 in  quella adulta. Oggi il problema si configura sempre più come elemento di salute pubblica, soprattutto nella società del multitasking e dello stress emotivo.

“Sempre più persone cercano aiuto e soprattutto risposte a domande di fatto irrisolte per anni, non essendo riusciti a capire dove fosse la causa di questo forte disagio interiore –chiosa Taraldsen. Per questo ritengo che sia il momento di rispondere con un’offerta assistenziale economicamente accessibile  e costituita da equipe competenti, per fare un’inversione di rotta rispetto a come è stato sinora trattato l’ADHD in Italia.”