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Editoria in crisi. Il Velino chiude, 18 dipendenti in cassa

L’editore Simoni è a Miami. Cdr: paghi e passi il testimone

Chiude il Velino. S2Editori, editrice dell’agenzia, ha comunicato che dal primo luglio i dipendenti – 17 giornalisti e 1 poligrafico – saranno in cassa integrazione a zero ore per cessazione di attività.

La notizia, diffusa con una nota dall’Associazione Stampa Romana, arriva dopo mesi in cui i lavoratori hanno dato vita a proteste e a “uno sciopero durato sei mesi, il più lungo nella storia dell’editoria nazionale” .Il Cdr dell’agenzia, si legge su www.primaonline.it, “invita Simoni a pagare subito tutte le mensilità arretrate e a passare (senza pretese) il testimone (…) a chi in queste ore si dovesse fare avanti per rilevare l’agenzia”. Nel caso in cui non sia possibile la cessione dell’agenzia, l’invito a Simoni è di “gestire da editore responsabile l’approdo ai licenziamenti collettivi”. “Almeno questa, chiedono i giornalisti, volta l’editore/direttore ci metta la faccia, torni a Roma, guardi negli occhi i giornalisti e soprattutto paghi il dovuto”.

Ecco il testo della nota: Martedì 21 maggio S2Editori srl ha comunicato al CdR la cessazione della attività dell’Agenzia di stampa il Velino/Agv News a partire dal prossimo 1° luglio 2019.

Per diciassette giornalisti (ed 1 poligrafico) la prospettiva è la cigs per cessazione a zero ore in vista del licenziamento previsto al più tardi il primo maggio 2020. Giovedì 23 maggio si è riunita l’assemblea di redazione che all’unanimità chiede a Luca Simoni di comportarsi da editore responsabile almeno in queste ultime battute della storia dell’agenzia di stampa, nata il 3 novembre del 1998.

L’assemblea invita Simoni a pagare subito tutte le mensilità arretrate e a passare (senza pretese) il testimone – ancor prima della cessazione attività che comporterebbe la perdita degli ultimi contratti in essere – a chi in queste ore si dovesse fare avanti per rilevare l’agenzia. Diciassette giornalisti – che da anni invano lamentano una gestione scriteriata e l’assenza di piani editoriali e industriali – meritano, e lo hanno dimostrato sul campo, di avere un’altra chance.

Così come lo merita la storia ventennale di questa agenzia. Qualora non si dovessero concretizzare le condizioni di cessione dell’agenzia, l’assemblea invita comunque Simoni a gestire da editore responsabile l’approdo ai licenziamenti collettivi. Almeno questa volta l’editore/direttore ci metta la faccia, torni a Roma, guardi negli occhi i giornalisti e soprattutto paghi il dovuto.

Ps: è imperativo sottolineare ancora una volta come la miopia dell’editore sia andata a braccetto in questi anni con l’incompetenza della politica. Non capire che l’informazione primaria è un servizio pubblico e un baluardo della democrazia ha messo in ginocchio un intero settore. I segni dell’informazione messa a gara come la carta igienica li porteranno indelebili anche i nostri figli.

Con la chiusura dal primo luglio per cessazione di attività finisce la corsa del Velino.

Venti anni di onorato servizio per merito di alcune intuizioni editoriali fissate in un passato glorioso e per il lavoro costante e instancabile di una generazione di colleghi che si è formata nella piccola e combattiva agenzia di stampa.

Sono stati esemplari i giornalisti e le giornaliste anche durante gli ultimi anni caratterizzati da rapporti difficilissimi con il direttore editore Luca Simoni, autore all’esterno di una guerra con il Dipartimento per l’editoria risolta ora definitivamente con la chiusura e all’interno di una gestione padronale iniziata con l’azzeramento delle Line e arrivata negli ultimi mesi al totem di una chat con cui da Miami dove risiede fissava e impartiva ordini e disposizioni.

L’onore delle armi spetta solo ai colleghi che con dignità e con uno sciopero durato sei mesi, il più lungo nella storia dell’editoria nazionale, hanno provato a difendere il valore individuale e sociale della loro professione.

La chiusura del Velino impone una urgente riflessione sul mondo delle agenzie di stampa travolto da scossoni violenti per mancanza di una definizione pubblica del loro ruolo, di chiare regole amministrative e di ambizione industriale.

Porteremo le nostre proposte di rilancio in tutte le sedi a iniziare dall’appuntamento del 28 maggio negli stati generali dell’editoria.