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Intelligenza artificiale, l'Authority ci riprova con lo stop: ecco perchè
L’Authority per la Privacy ci riprova ancora e cerca di bloccare di nuovo l’Intelligenza Artificiale ma non è una questione di sicurezza ma soldi. Analisi
Naturalmente la decisione presa destò ilarità in tutto il mondo, “i soliti italiani”. Forse il garante voleva mettersi in bella mostra con il governo, un po’ come il commissario Levi con Rovelli, ma ora, non contento, ci riprova (il garante non Levi). Così ora l’Authority ha annunciato che molesterà altri “modelli linguistici” come Bing aumentato, il software di Microsoft e poi punterà dritto sui software che creano immagini, come Dall-E e Midjounney. Magari hanno paura che esca una foto della Littizzetto nuda, o peggio di Fazio.
Evidentemente il Garante che di questo periodo ha esaurito le paginate di cookie con cui tormenta gli utenti di Internet deve aver letto che su Twitter c’è stato una sorta di esperimento sociale e cioè da un account verificato, quello con il famoso bollino blu, è partita una foto di un finto attacco al Pentagono che ha provocato oscillazioni in borsa. Ma di foto farlocche ne girano da decine di anni e non c’è certo bisogno di scomodare la IA per indurre i più sprovveduti a crederci.
Quello che non si capito, sia a livello politico che istituzionale, è che la Rete non la blocchi in nessuna maniera. C’hanno provato in molti per molto tempo e sono usciti tutti sconfitti.
E l’Intelligenza Artificiale è una creatura della Rete, cioè di Internet e non è che qualche zelante Savonarola può bloccarne lo sviluppo anche perché questi programmi sono naturalmente multi –idioma e qualora se ne blocchi uno ce ne sono altri centinaia a disposizione, tra cui naturalmente l’inglese. Si tratta solo di volersi mettere in mostra e farsi un po’ di pubblicità a scapito della tecnologia cercando di instillare paure ancestrali nella gente. Da notare che il Garante è stato il primo in Europa a limitare TikTok ed altre App, proprio come avviene nelle dittature.