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Rai Documentari, Giammaria: “Siamo pronti a osare per conquistare i giovani”

di Sara Perinetto

Il documentario nel mondo piace sempre di più e attira investitori: e in Italia? L’intervista di Affari al direttore di Rai Documentari Duilio Giammaria

Ricorderemo Dante con una serie di speciali, tra cui Dante Confidential con Pif. Ci dedicheremo al biopic con grandi personaggi italiani, come Sophiaia Loren, Monica Vitti, Franco Califano. Lanceremo La Prima Donna che, ritratti in pillole di donne che hanno fatto qualcosa per la prima volta, come la prima autista di autobus italiana, che ha sfidato le regole della sua generazione conducendo la corriera nella Basilicata montagnosa. Intercettiamo anche grandi questioni sociali: Nanni Delbecchi ha ripercorso la storia di sua moglie che 3 anni fa si suicidò, facendo luce sul disagio psichico che in Italia ogni anno conduce 4000 persone a scegliere di togliersi la vita. Perché servizio pubblico è anche questo: fare luce sugli angoli oscuri della società, anche laddove a volte gli interessi commerciali potrebbero mettere un freno.

Da ex inviato di guerra, lei stesso può dare un contributo in questo senso…

Io ho viaggiato molto e sono stato in luoghi affascinanti, incrociando persone che mi hanno fatto capire quanto l’Italia si sa proiettare nel mondo, essere protagonista, e quanto sia importante raccontarlo: credo sia uno dei maggiori valori che Rai Documentari vuole trasmettere ai giovani. Posso dire che stiamo lavorando a un progetto sui dieci anni dalla scomparsa di Gheddafi, e la mia esperienza in Libia mi è stata proficua, sto tirando fuori proprio in questi giorni il mio materiale d’archivio. Ho un grande amore anche per l’Afghanistan dove ho passato molti anni e vorrei che tutto quello che è successo non sia dimenticato, soprattutto per i ragazzi di oggi che devono saperlo affinché non si ripeta mai più.

Dalla sua nomina a ora, Rai Documentari ha dovuto affrontare la sfida della pandemia da Covid. Un bilancio?

Io sono stato nominato a gennaio 2020, lavoravo ancora a Petrolio e ho passato i primi sei mesi di attività a continuare a farlo, investendoci tutte le mie forze. È stato molto difficile far partire una direzione nuova in questo contesto di emergenza sanitaria e restrizioni, non nascondo che lo è ancora oggi. Rai Documentari avrà più valore in una Rai riformata in senso orizzontale, per generi, progetto che però si è fermato causa Covid ma speriamo sia ripreso al più presto, perché serve una Rai più moderna in cui i generi diventino le vere matrici del palinsesto, non più i canali. In questo modo potremo mettere a frutto la nostra capacità di razionalizzazione insita nella nostra organizzazione, che speriamo di poter portare avanti con sempre più successo nei prossimi mesi.

Dal Concertone del 1° Maggio si parla ancora molto della polemica tra Fedez e la Rai. La sua opinione a riguardo?

La polemica è insita nella nostra comunità, il nostro lavoro è dare spazio alle voci, intercettare le diverse opinioni e saperle presentare, quindi credo sia una polemica che lascia il tempo che trova, perché l’azienda ha nel suo dna, deve avere, questa voglia di aprire lo spazio alle diverse voci, sapendole incorniciare, creando i giusti contesti, e non trovo ci sia nulla di disdicevole. Credo davvero che il nostro sia il mestiere più bello del mondo, siamo consapevoli di essere dei privilegiati e affrontiamo con grandissima responsabilità il nostro lavoro, che significa soprattutto pensare alla collettività.