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Sanremo 2025, le pagelle alle canzoni della prima serata | diretta
Brano per brano, cantante dopo cantante i giudizi su canzoni ed interpretazioni del primo giorno del Festival 2025
Ha preso il via, il Festival di Sanremo con la prima serata, di cinque, in cui contrariamente a quanto accadeva con la guida di Amadeus oggi si esibiranno tutti gli artisti in gara, i 29 big e le nuove proposte.
C'è per questo molta più attesa che in passato dato che la serata rischia di essere già determinante per la classifica finale. L'inizio è di quelli con il "botto" nel senso che c'è stato un buco di audio di circa 30 secondi
Questi i giudizi, brano per brano, delle canzoni e delle interpretazioni degli autori.
GAIA - "Chiamo io, chiami tu". Gaia rompe il ghiaccio aprendo la gara di questa 75ª edizione del Festival di Sanremo. “Chiamo io, chiami tu”, brano dal sound pop con un retrogusto un po’ latino che rimarca le sue origini italo-brasiliane racconta i tormenti di un amore troppo emotivo. L’incertezza è decisamente tanta a sentire l’ossessiva ripetizione del quesito del ritornello “Chiamo io chiami tu”. Potenziale tormentone? Probabile se pensiamo al “quando, quando, quando” di Annalisa. Performance canora all’altezza della kermesse, senza sbavature. VOTO 6+
FRANCESCO GABBANI - "Viva la Vita". Dalla “scimmia balla” alla ballad dal ritmo super compassato. Solito stile piacione, ma che quest’anno conquista un po’ meno. Da “Viva la vida” dei Coldplay a “Viva la vita” ce ne passa. “Quello che sento è vivere la vita ogni momento”: è tutto in questa rima telefonata che chiude il brano. Sempre belli i messaggi trasmessi dai suoi testi, ma non basta, serve più impegno. VOTO 5,5
RKOMI - "Il ritmo delle cose". Pezzo veloce da cantare con fiato ben allenato per Rkomi, terzo a esibirsi. Sound elettro-pop e radiofonico, bel ritmo, peccato però per le vocali aperte un po’ a caso e le parole talvolta non scandite bene. Forse patisce il ritorno sul palco di Sanremo, ma la canzone ha grande potenziale radiofonico (e con la produzione di Shablo è il minimo!). VOTO 6 (sulla fiducia)
NOEMI - "Se t'innamori, muori". Al quarto colpo l’Ariston sfornò la prima canzone festivaliera nel senso più pieno del termine. Voce graffiata e graffiante inconfondibile, che appare più matura delle precedenti edizioni, Noemi rientra in grande stile. Piacerà sempre di più ad ogni ascolto. Non a caso tra gli autori anche i vincitori di Sanremo 2022: Mahmood e Blanco. VOTO: 7
IRAMA - "Lentamente". Ballata impegnativa anche per Irama che racconta quell’amore che sui social probabilmente tanti pseudo psicologi reputerebbero “tossico”. Una relazione nascosta, un rapporto “lascia e prendi” che interpreta con la forte componente emotiva che lo contraddistingue, con le note profonde e la capacità di variare sullo spartito. Tracce sparse di Blanco, autore del brano. VOTO: 6 e mezzo
COMA_COSE - "Cuoricini". Abbiamo la conferma che i Coma_Cose sono ancora insieme, immersi in “Cuoricini”. Ritmo veloce e scanzonato, sonorità che richiamano gli anni '80 per una scelta stilistica che crea un contrasto tra la leggerezza della melodia e la profondità del messaggio: l'amore, una vanity metric ai tempi del digitale. E anche se “oggi una canzone dura come un temporale”, questa rischiamo di portarcela dietro fino all’estate. VOTO: 7-
SIMONE CRISTICCHI - "Quando sarai piccola". Toccante Cristicchi, come sempre. Un filo di voce, non sempre intonato, sicuramente emozionato. La canzone lo merita. Testo profondo, commovente che affronta un tema molto delicato. Tra tanto amore da “sole e cuore”, quello per una mamma che sta per spegnersi perdendosi nel buio della malattia che toglie i ricordi. Un figlio che diventa padre del proprio genitore e standing ovation meritata. VOTO: 7,5
MARCELLA BELLA - "Pelle Diamante". “Stronza”, “Mina vagante”, “Sorprendente”, “Forte”, “Tosta”, “Indipendente”. Marcella Bella, a 72 anni, non smette di rivendicare il suo posto nel mondo. E va bene, ci piace, anche se risulta un po’ la versione edulcorata della “Pazza” della Bertè. 6 per il coraggio
ACHILLE LAURO - "Incoscienti giovani. Inizio ai limiti del neomelodico, per intonazione e attitudine, poi il richiamo alla pioggia su Villa Borghese strizza l’occhio al Venditti Nazionale. Ballad che, a dispetto dei favori del pronostico, non sembra realmente ballare. Forse migliorerà con l’ascolto. Merita comunque la sufficienza anche solo per quell’assolo di sax nel finale e per un inno alla giovinezza che solletica i cuori anche dei non più “incoscienti giovani”. VOTO: 6,5
GIORGIA - "La cura per me". I Millenial come me l’attendevano come si attende la tredicesima. Anche qui si percepisce la penna di Blanco, stavolta accompagnato dall’amico Michelangelo. Il tema è un po’ banalotto, l’amore che con il cavallo bianco ti porta in salvo, la melodia necessita di un secondo e forse anche terzo ascolto. Ma la voce di Giorgia fa sembrare semplice una canzone che, a livello canoro, è da montagne russe. La regina del Festival è tornata. Ottime chance. VOTO 8- in attesa di conferme
WILLIE PEYOTE - "Grazie ma no grazie". Dopo il debutto nel 2021 con "Mai dire mai (La locura)" che gli valse il Premio della Critica Mia Martini, Peyote torna al Festival con un brano dal titolo che ricorda mia figlia quando le propongo la pasta e ceci. Un gentil diniego pieno zeppo di riferimenti e citazioni musicali, dai Jalisse in apertura (“E c'hai provato più volte dei Jalisse”) al "Do-do-domani" degli Articolo 31. Il brano è scritto molto bene, è orecchiabile, dal ritmo incalzante, con un testo che propone uno spaccato della nostra società. VOTO: 7
ROSE VILLAIN - "Fuorilegge". Le smorfie sui ritornelli sembrano un sincero gesto di autocritica verso la canzone. Bella (lei), ma non balla (la canzone). “Forse ho oltrepassato il limite di ore senza te. Sento il tuo nome e comincia a piovere”, “Se pensarti fosse un crimine, stanotte sarei fuorilegge”… Ma la banalità? Le sue capacità canore avrebbero meritato di più. Meglio lo scorso anno. VOTO: 5-
OLLY - "Balorda nostalgia". Tredicesimo concorrente, uno dei favoriti. Ma sconta un po' di emozione: prova ad atteggiarsi a cantante consumato, attacca con la mano in tasca, lancia l’asta del microfono con fare rockettaro, prova ad ammiccare qua e là. Non sempre si comprende tutto quello che canta, ma il suo stile è già inconfondibile nonostante la giovane età. Presenza scenica comunque importante, ritornello che andrà fortissimo nei reel e nei video su TikTok. VOTO: 6,5.
ELODIE - "Dimenticarsi alle 7". Elodie, che dire di Elodie? Sugli acuti mostra un invidiabile lavoro del dentista. Avvolta in un foglio di domopak resta fighissima. Sensuale, ma senza esagerare. Sì, ma che c’entra con la canzone? Niente, appunto. “Dimenticarsi alle 7”, ma pure subito. VOTO: 4,5
SHABLO - "La mia parola". Rap e R&B per un flow che risuona come qualcosa di già sentito. Cosa ci facciano questi quattro artisti di spicco della scena urban italiana al Festival insieme a un coro gospel - ma anche senza - non è immediato. Ciononostante, tengono il palco come pochi, anche se il significato della canzone è quantomeno da esplorare. Ringrazio comunque per il ritorno, direttamente dagli anni ’90, di Tormento. VOTO: 5
MASSIMO RANIERI - "Tra le mani un cuore". La sua presenza, insieme a quella di Marcella Bella, è in quota boomer, senza nulla togliere a un monumento della musica italiana del suo calibro. Ecumenico, ai limiti dell’ecclesiastico: “Proteggilo dal freddo che c’è stato e troverà la pace dopo quello che ha passato”. Stavolta il pezzo non strizza affatto l’occhio a Sanremo, manca un po’ di quel “Perdere l’amore” urlato al cielo. Obliabile. VOTO: 4-
TONY EFFE - "Damme 'na mano". Prima volta di Tony all’Ariston. E magari anche l’ultima. Non me ne voglia la Gen Z, ma qui Nino Manfredi si sta rivoltando nella tomba. Onestamente, sentivamo la necessità della versione 4.0 di Roma nun fa' la stupida stasera? Qualche settimana fa si parlava delle lezioni di canto prese dal rapper in preparazione alla rassegna ligure, forse doveva muoversi un po’ prima. Fuori dall’Ariston un duro, sopra quel palco patisce troppo l’emozione. VOTO: 3
SERENA BRANCALE - "Anema e core". Artista barese, ancora non così popolare su tutto lo Stivale, nel 2024 è salita alla ribalta sui social con Baccalà. Ma parliamo di Anema e core: bel ritmo, incalzante, pezzo radiofonico. Non è immediata la comprensione del testo, gioca con le parole, i suoni e i dialetti spaziando dal napoletano al barese per poi switchare all'inglese. Grande presenza scenica. Di cuore e qualità. Magari non sanremese, ma con quella voce può far quel che vuole. VOTO: 6,5.
BRUNORI SAS - "L'albero delle noci". Come poteva avere torto l’Accademia della Crusca? E infatti no, non ce l’ha. La sua è la canzone con il testo migliore. La sua presenza in quota cantautori riconcilia con la buona musica, scritta a regola d’arte. Sul palco si presenta esattamente come il ragioniere che canta: “in bilico fra il dare e l’avere, faccio partite doppie persino col mio cuore”. Parole semplici, ma inserite in trame complesse per esprimere l’amore rivolto a una figlia “bravissima all’esame di maturità ad unire i puntini fra la mia bocca e la verità”. Grazie Brunori. VOTO: 7,5
MODA' - "Non ti dimentico". Di tempo ne è passato dalla vittoria del Festival con Emma. Tanti alti e bassi nel frattempo, ma Kekko ci mette la solita energia, una voce a volte acuta, a volte strozzata, un testo – con il solito amore perduto e indimenticabile - che tocca corde festivaliere. Performance per riconciliarsi con la kermesse e poco altro. “Ma io non ti dimentico” sembra più una promessa per sé stesso. VOTO: 5,5
CLARA - "Febbre". Seconda presenza tra i Big per Clara al Festival. Resta nei ranghi, nella piena comfort zone del suo repertorio. Ha il merito di cantare una canzone non semplice, con ritmo incalzante e sempre a rischio apnea, ma riesce a far comprendere tutte le parole (può sembrare scontato, ma non così tanto considerando i precedenti della serata). Si fa ascoltare, ma ruba più l’occhio che l’orecchio. VOTO: 6-
LUCIO CORSI - "Volevo essere un duro". Anche per lui primo esordio a Sanremo. Pezzo che funziona, nel solco degli Ivan Graziani e Rino Gaetano. Testo autoriale, più profondo di quanto voglia lasciar intendere a un primo ascolto. Si fa apprezzare.
VOTO: 7
FEDEZ - "Battito". Trasuda ansia da tutti i pori, ma ormai lo conosciamo: quando distribuivano la serenità lui era in fila per la capacità di far parlare continuamente di sé. Nel bene e nel male. Da solo al Festival funziona meno bene di altre volte, il testo non è particolarmente efficace, come altri anche del recente passato. Non sempre si capisce quel che canta. Difficile vederlo nella prima metà della classifica. VOTO: 5
BRESH - "La tana del granchio". È uno dei giovani cantautori di maggiore qualità e da genovese buon sangue non mente. Scrive bene, disegnando immagini e scenari sempre suggestivi. La canzone coniuga Sanremo e probabile fortuna radiofonica post-kermesse. E anche se ha detto di preferire lo scudetto del Genoa a una vittoria al Festival, prevediamo ugualmente un buon piazzamento per lui.
VOTO: 7
SARAH TOSCANO - "Amarcord". Da Amici di Maria De Filippi a Sanremo, Sarah non lascia il segno, ma qualche piccola défaillance nella sua performance canora. Paga la giovane età e un po’ di incertezza nell’intonazione. Canzone pop, dal ritmo vivace, Amarcord richiama Fellini, ma non ha nulla a che vedere con la sua poesia. Anzi… VOTO: 4
JOAN THIELE - "Eco". Voce versatile, capace di farsi soffiata, acuta e potente nel giro di una strofa. Pezzo che arriva dritto al bersaglio come il suo “bang, bang, wow”, con svariate influenze internazionali. Peccato non averla ascoltata nelle prime ore di trasmissione: l’avremmo apprezzata di più. Ci rifaremo nei prossimi giorni. VOTO: 7+
ROCCO HUNT - "Milla vote ancora". Nostalgia per la propria terra e racconto delle tante sfide affrontate nel percorso di crescita personale. Questo il tema che Rocco porta sul palco di questo Sanremo 2025. Orgoglio tutto napoletano, niente che non avessimo già ascoltato, performance discreta, brano simile ad altri millemila. VOTO: 5
FRANCESCA MICHIELIN - "Fango in paradiso". La Michielin è come un bel paio di RayBan: non passa mai di moda. La sua voce è come tornare a casa: sonorità dolci miste a tonalità più acute. La canzone ha un grande potenziale anche radiofonico. Arriva tra i primi 10 senza grosse difficoltà. VOTO: 7
THE KOLORS - "Tu con chi fai l'amore". È il seguito di “un ragazzo incontra una ragazza”. Le cose non sono andate benissimo e lui è particolarmente geloso delle frequentazioni di lei. Canzone che, come l’altra, ci portiamo fino all’estate e fino a non poterne più. Nella sua performance Stash sembra posseduto talvolta da Amanda Lear, talvolta da Raffaella Carrà, ma non vorrei fosse l’orario a influire sulla percezione di questa 29esima e ultima esibizione (Emis Killa, grazie! Carlo Conti, ci hai messo un po' di ansia, ma grazie anche a te!).
Tormentone in pectore. VOTO: 7-