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Social, Ferragni-Lucarelli il diavolo? No, l'alibi di tanti genitori falliti
Chi critica, probabilmente, è chi passa le giornate sui social, permettendo ai figli di tenere la testa incollata sugli smartphone tutto il giorno
Social, Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli l'alibi di una generazione di genitori falliti
Ferragni e Lucarelli sono il diavolo? Secondo me no e spiego il perché. Partiamo da Ferragni. Da una schiera di invidiosi e benpensanti è accusata di manipolare intere generazioni di teenagers e non solo. Chiara Ferragni, in realtà, non ha fatto altro che sfruttare mezzi (i social) inventati da altri per promuovere sé stessa. Raggiunta la massima visibilità, ha cominciato farsi pagare dalle aziende per promuovere i loro prodotti (oltre a crearne ad hoc targati Ferragni).
Potrà non piacere questo modello che le ha consentito di diventare milionaria, ma che colpe avrebbe la signora Chiara? Chi la critica, probabilmente, sono coloro che passano le giornate sui social, che consentono ai loro figli di tenere la testa incollata sugli smartphone tutto il giorno e che al ristorante danno a loro un tablet per potersi godere la cena in santa pace. Ferragni è stata astuta, ha capito che di fronte aveva una platea di potenziali “vittime” e lei le ha suggestionate e incantate al punto da vendere loro qualsiasi cosa. Per fare questo ha coinvolto nel suo ecosistema di “business” figli e marito, una sorta di famiglia del mulino bianco in versione social.
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Potrà non piacere, qualcuno si potrà indignare per aver creato un Thruman Show in chiave moderna, ma la signora Ferragni è stata geniale. Inchiniamoci. La responsabilità di figli rincretiniti che vogliono spendere dieci euro per l’acqua targata Ferragni non è di Ferragni, ma di genitori che si sono adagiati supinamente a social e smartphone trascinando i figli con loro. La Ferragni e molti altri influencer sono il grande alibi, il capro espiatorio di eserciti di genitori falliti. Sono benvenute le indagini in corso di possibili truffe: materiale perfetto da dare in pasto agli indignati speciali. Evviva per ogni iniziativa contro la cosiddetta pubblicità occulta, ma che ipocrisia!
Ferragni avrà fatto qualche leggerezza, qualche omissione, più o meno grave e se colpevole pagherà. Però la corsa, sadica, all’accanimento (che raramente si registra per reati certamente più gravi) fino ad auspicare il crollo del sistema Ferragni mi fa orrore, ben di più dell’eventuale responsabilità penale o di un modello di affari (per qualcuno) moralmente discutibile. Mi augurerei invece un colpo di coda della politica che dovrebbe finalmente prendersi cura di giovani e giovanissimi ricostruendo un sistema educativo e valoriale che è ormai a pezzi con il corto circuito del rapporto insegnati, studenti e genitori.
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Solo allora, gli influencer sarebbero relegati a un fenomeno marginale, come l'errore che conferma la regola. Nemmeno Lucarelli e il fidanzato sono diavoli, nel recente caso di cronaca hanno semplicemente utilizzato con astuzia e velocità, grazie ai social, uno schema collaudato: smontare una notizia forse falsa che una stampa dormiente aveva cavalcato come forse vera. Al di là di dove stia il vero e il falso, anche in questo caso siamo di fronte a un cortocircuito che i social hanno abilitato e che può degenerare (come accaduto) anche in fatti tragici.
Ormai non sembra più esserci lo spazio della riflessione, del ragionamento, vincono l’istinto e la pancia. E tutti noi, figlie e genitori, siamo sia vittime che carnefici. Torniamo quindi all’educazione e forse avremo ragazzi e futuri adulti che riacquisteranno libertà di pensiero e capacità di analisi e sapranno così non farsi usare e condizionare dagli stregoni della comunicazione fluida figlia di una tecnologia sempre più invadente.