Sky, Stefano Paci cronista di Dio. La fede? Non è servizio pubblico
Stefano Maria Paci e la sua devozione papale
Stefano Maria Paci è il vaticanista di Sky e lo si può ascoltare ad ogni viaggio papale, compreso l’attuale in Estonia. I suoi commenti sono entusiasti, appassionati, scanditi con il sigillo della fede.
È preparato, informato, conosce bene i meccanismi della “macchina vaticana,” ma è troppo devoto. Vincitore del “Premio Buone Notizie” 2012, presente ai meeting di Comunione e Liberazione, non perde occasione per lodare Papa Francesco, qualunque cosa esso dica e lo fa con un tono di voce tra la preghiera e la meraviglia, come se il Pontefice non fosse un essere umano, ma una vera e propria apparizione mistica.
Le sue coperture vaticane si perdono nella notte dei tempi: già se ne possono trovare traccia nel 2009, sempre per Sky.
Ad onor del vero quindi, la passione di Paci non è nata con il pontificato di Francesco, ma c’era già ai tempi del Papa emerito, Benedetto XVI e data l’ultima fase del pontificato di Giovanni Paolo II.
Paci è a Sky fin dalla nascita nel 2003 di SkyTg24 con Emilio Carelli. Precedentemente era in Rai con il programma Excalibur; ancora prima lavorava per 30Giorni, mensile cattolico, e iniziò con una intervista con il cardinale di Genova Giuseppe Siri, tre volte entrato Papa in conclave e tre volte uscito cardinale.
Intendiamoci, Paci fa il suo mestiere e lo fa bene, ma forse confonde il ruolo del giornalismo con quello della devozione, oppure ritiene che il Papa sia una figura sovrannaturale e come tale debba essere trattata. Ma di fronte a milioni di telespettatori paganti forse un approccio più laico sarebbe più gradito. Dopo tutto si può parlare di un Capo religioso ma anche di Stato, senza idolatrarlo, facendo così si risulta anche più credibili e magari interessanti. Poi la fede è un fatto privato, soprattutto in un servizio pubblico. Confondere i ruoli non è mai una buona cosa.
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