Aiom: +40% di persone vive in 10 anni dopo tumore. Come sconfiggere il tumore
Aiom: aumentate del 40% in 10 anni le persone vive dopo il tumore
Tumore in Italia, ecco i i dati dell'Aiom: aumentate del 40% in 10 anni le persone vive dopo il tumore. Un italiano su 20, il 5% della popolazione, vive dopo la diagnosi di tumore. Complessivamente nel 2016 si stima che siano circa 3 milioni e 130mila i cittadini in questa condizione, nel 2006 erano 2 milioni e 250mila. In dieci anni l’aumento è stato di circa il 40% (39,1%). I passi in avanti nella lotta contro la malattia segnano progressi costanti e oggi due milioni di persone possono affermare di averla definitivamente sconfitta. Grazie anche all’oncologia di precisione che, a partire dal momento della diagnosi, delinea una terapia disegnata in base alle caratteristiche del singolo paziente.
Per la prima volta l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) dedica a questo approccio un progetto nazionale, realizzato con il sostegno di Novartis e presentato oggi al XVIII Congresso della società scientifica in corso a Roma. “Grazie a dati molecolari e clinici, è possibile individuare con la massima precisione le caratteristiche del cancro che colpisce la singola persona e definire la strategia di trattamento migliore per ognuno – spiega Carmine Pinto, Presidente nazionale Aiom -. Oggi sappiamo che non esiste ‘il’ tumore ma ‘i’ tumori e che la malattia si sviluppa e progredisce diversamente in ogni paziente. Il gioco di squadra rappresenta il cardine dell’oncologia di precisione. Oncologi, chirurghi, radiologi, biologi molecolari e psicologi da tempo fanno parte del team, ora devono entrare anche il paziente e i familiari. Si tratta di una sfida non facile da vincere: medici e pazienti dovrebbero dedicare più attenzione all’ascolto e alla comprensione del punto di vista dell’altro. Assicurare una completa e chiara informazione è il primo obiettivo che l’oncologo deve porsi. Imparare a conoscere la malattia e le possibilità terapeutiche aiuta infatti il malato ad affrontare con più serenità il tumore. Non solo. Gli permette di sentirsi parte attiva delle decisioni e aumenta la fiducia verso le competenze professionali del clinico. Anche i familiari devono essere coinvolti perché sono accanto al malato in tutto il percorso di cura e rappresentano una grande fonte di energie, spesso con molti sacrifici personali”.
Il progetto prevede incontri sul territorio con le associazioni dei pazienti e una sezione del sito aiom.it dedicata all’iniziativa. Sarà inoltre distribuito in tutte le oncologie italiane un opuscolo strutturato come un dialogo fra il presidente Pinto e Jorge Lorenzo, per cinque volte campione del mondo di motociclismo. “È un grande onore – afferma Lorenzo – sostenere gli oncologi italiani in questa iniziativa. Nel mondo dei motori ogni vittoria è il risultato del gioco di squadra. Il team deve essere unito anche per vincere i tumori”.
“Il mondo dei motori e quello dell’oncologia presentano molti aspetti simili – sottolinea Pinto -. Il pilota è paragonabile al paziente che deve percorrere la strada della malattia e, per poter vincere, ha bisogno di un team affiatato alle spalle che gli fornisca tutti gli strumenti, il supporto e l’assistenza necessari. L’oncologo è il capo della squadra che coordina e si confronta con tutti i membri del team. Ogni pilota è unico e deve avere la propria moto per vincere, così ogni paziente presenta caratteristiche che lo differenziano dagli altri e deve essere curato con una terapia su misura”.
La diagnosi e la caratterizzazione del tumore sono momenti fondamentale nella ‘gara’ contro il cancro. E nell’oncologia di precisione rappresentano il primo passo. “Solo partendo da una puntuale individuazione delle caratteristiche genetiche e molecolari della malattia è possibile stabilire la terapia migliore – continua Nicola Normanno, Direttore del Dipartimento di Ricerca dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli -. Le alterazioni genetiche dei tumori presentano infatti punti deboli che possono poi essere attaccati con terapie specifiche, come ad esempio è accaduto nel melanoma”.
“In questo tumore della pelle – spiega Paola Queirolo, Responsabile del DMT (Disease Management Team) Melanoma e Tumori cutanei all’IRCCS San Martino IST di Genova - funzionano trattamenti a bersaglio molecolare che agiscono su specifiche mutazioni a carico del DNA della cellula tumorale, come quella del gene BRAF-V600 che è presente in circa il 50% dei pazienti colpiti dalla malattia metastatica. Queste alterazioni genetiche sono anche definite biomarcatori proprio per la loro caratteristica di predire la risposta a determinate terapie. L’utilizzo dei biomarcatori è indispensabile perché il paziente possa ricevere una terapia di precisione”.
“È necessaria pertanto – sottolinea Normanno - anche una diagnosi molecolare di precisione che può essere garantita grazie al lavoro di laboratori in grado di fornire risultati standardizzati utili ai medici. Inoltre, con l’evoluzione dei test molecolari sarà possibile monitorare nel tempo la risposta alla terapia del singolo paziente, aggiustandola di conseguenza, con l’obiettivo di ottenere il risultato migliore”.
L’Aiom ha costituito un tavolo di lavoro permanente con la Società Italiana di Anatomia Patologica e Citopatologia (SIAPEC) per la caratterizzazione molecolare delle neoplasie in funzione terapeutica. Scopo principale di questo gruppo di lavoro è la creazione di una rete italiana di laboratori diffusa sul territorio in grado di offrire con adeguata qualità test biomolecolari in oncologia. “L’innovazione nella ricerca farmacologica e lo sviluppo di tecnologie genetiche, che consentono di caratterizzare e trattare i pazienti nella loro individualità, stanno quindi determinando una rivoluzione nel modo di affrontare il cancro che parte dalla diagnosi fino alla fase delle visite di controllo – afferma il prof. Pinto -. L’oncologia di precisione implica infatti anche un nuovo modello di follow up per una malattia che diventa sempre più ‘cronica’, con una più completa gestione delle problematiche di salute grazie all’alleanza con i medici di famiglia. Lo specialista formula il programma di follow up: da un lato il paziente può conoscere tipo e durata dei controlli, dall’altro al medico di famiglia viene inviata una lettera con informazioni precise e con l’indicazione del clinico di riferimento in caso di dubbi. In questo modo la programmazione è esplicita, chiara e condivisa da tutti”.
“Abbiamo deciso con entusiasmo di sostenere il progetto dell’AIOM - conclude Luigi Boano, General Manager Novartis Oncology Italia – che avrà un impatto positivo per i pazienti e per il sistema sanitario. Novartis è da anni impegnata nell’Oncologia di Precisione, per sviluppare farmaci sempre più efficaci contro il cancro, che migliorino la sopravvivenza dei pazienti e la loro qualità della vita, nel rispetto della sostenibilità del sistema”.
fonte: http://www.quotidianosanita.it