Medicina

Coronavirus, le 4 caratteristiche personali che aumentano rischio di contrarlo

Alcuni soggetti rischiano di contrarre più facilmente il virus e di sviluppare i sintomi più gravi. Ecco quali caratteristiche hanno. CORONAVIRUS NEWS

Il rischio di contrarre il Coronavirus e di sviluppare i sintomi più gravi è tipica di 4 categorie di persone – CORONAVIRUS NEWS

Alcuni individui possono contrarre il virus più facilmente e manifestare sintomi più gravi rispetto ad altri. Uno studio durato due mesi ha permesso di individuare quali sono le persone che, se contagiate, potrebbero sviluppare una forma più aggressiva di Covid-19. A realizzare l’identikit dei soggetti più fragili e a rischio è l’ospedale San Raffele di Milano, sulla base dei dati raccolti analizzando circa mille casi. La ricerca, guidata da Alberto Zangrillo direttore delle Unità di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare e da Fabio Ciceri, vice direttore scientifico per la ricerca clinica e primario dell’unità di ematologia e trapianto di midollo, ha rivelato che di fronte al Covid-19 non siamo tutti uguali.

Coronavirus, i pazienti che sviluppano i sintomi più gravi: 4 categorie corrono il rischio maggiore

“Attraverso gli indicatori che abbiamo individuato – ha spiegato Ciceri - possiamo riconoscere in anticipo i pazienti che svilupperanno la forma più grave della malattia, in modo da intervenire con maggior efficacia usando le terapie che si stanno rivelando efficaci nei pazienti in condizioni più avanzate”.

Ad essere più vulnerabili alla malattia sono gli anziani, i pazienti oncologici con un tumore da poco diagnosticato, le persone ipertese e quelle già colpite da infarto. Queste categorie possono, in caso di contagio, sviluppare forme particolarmente aggressive di Covid-19. Il rischio maggiore dipenderebbe anche da altri fattori. Fra questi il numero di linfociti nel sangue (più basso è più si corre il rischio) e valori elevati di alcuni marcatori dell’infiammazione.

Coronavirus, sono più a rischio i pazienti con gruppo sanguigno A

Secondo uno studio cinese, la maggior parte delle persone decedute a causa del coronavirus aveva gruppo sanguigno A. È emerso anche che le vittime del gruppo 0 sarebbero quelle numericamente inferiori. Lo studio è stato per ora condotto su un numero limitato di casi e si basa su un calcolo puramente statistico.

La ricerca è stata svolta da un gruppo di scienziati dell'Università Meridionale della Scienza e della Tecnologia di Shenzhen, coordinati dal professor Peng George Wang, in collaborazione con l'Ospedale Renmin dell'Università di Wuhan, con la Scuola di Statistica della East China Normal University di Shanghai, con il Dipartimento per le malattie infettive presso l'Ospedale di Wuhan “Jinyintan” e con altri istituti.

Coronavirus: pazienti con gruppo sanguigno A quelli più a rischio, gruppo sanguigno 0 più protetto

“Il gruppo sanguigno 0 presentava un rischio significativamente più basso per la malattia infettiva rispetto ai gruppi sanguigni non 0. Le persone del gruppo sanguigno A potrebbero aver bisogno di una protezione personale maggiore per ridurre la possibilità di infezione e di una sorveglianza più vigile e un trattamento aggressivo” hanno spiegato i ricercatori.

Lo studio è stato condotto su oltre duemila pazienti positivi al coronavirus. I gruppi sanguigni di queste persone sono stati confrontati anche con quelli di 3.700 soggetti sani.

Dalle ricerche è emerso che vi sarebbe una correlazione tra suscettibilità al Covid 19 e il gruppo sanguigno.

I pazienti più a rischio sarebbero quelli con gruppo A, mentre quelli più protetti sarebbero quelli con gruppo 0. I dati sono i seguenti: presso l’ospedale di Wuhan Jinyintan, il 37,75% dei pazienti positivi al coronavirus aveva gruppo sanguigno A. Nella stessa città ha quel gruppo il 31,16% delle persone.

I pazienti positivi del gruppo 0 erano invece 25,8%, ma a Wuhan le persone con questo gruppo sono il 33,84%. Inoltre su 206 deceduti, 85 avevano gruppo sanguigno A, 52 avevano gruppo sanguigno 0.

I dati si basano su calcoli statistici effettuati su pochi pazienti e lo studio deve ancora essere sottoposto a revisione accademica.