Medicina

Il colesterolo buono nel sangue non protegge dagli infarti, ricerca choc USA

di Antonio Amorosi

Gli anziani sono ossessionati dal colesterolo “buono" che protegge da rischi cardiaci. Cambiano diete, alimentazione e farmaci per poterlo innalzare ma...

Alti livelli di HDL sono tradizionalmente associati a un cuore sano, ma non offrono la protezione che si crede. La scoperta che cambia tutto

Avere il colesterolo "buono" alto non sembra più essere garanzia di buona salute per il cuore. L’HDL, cioè il colesterolo “buono”, quello che si porta via dalle arterie il colesterolo cattivo, cioè LDL, non sembra proteggerci e prevenire malattie al cuore o infarti come si è creduto dagli anni ‘70 sino ad ora, lo ha scoperto un recente mega studio scientifico americano pubblicato sul giornale American College of Cardiology

Lo studio rischia di mettere in discussione e di trasformare le linee guide sulle cure e la prevenzione delle malattie cardiovascolari, di cui il colesterolo era considerato uno dei maggiori responsabili.

La malattia coronarica (CHD) rimane una delle principali cause di morbilità e mortalità negli Stati Uniti e non solo. Gli afroamericani però hanno un rischio inferiore di malattie CHD generale, sebbene gli eventi fatali di questa tipologia di malattie come l’infarto siano per loro più comuni rispetto ai bianchi americani. Si sa poco sulle ragioni specifiche di questa disparità pertanto, l'American Heart Association, il Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti e l'Istituto di medicina hanno chiesto ulteriori studi per affrontare questa lacuna di conoscenza. Il nuovo studio spiega che livelli di HDL non sembrano proteggere da rischi cardiaci.

Minori quantità di colesterolo cattivo e maggiore percentuale di quello “buono” sarebbero un indice di riferimento per capire la nostra percentuale di possibilità di avere problemi di cuore e che i medici controllano nei risultati dei nostri prelievi ematici di routine.

Ma secondo l' American Heart Association, si è sempre creduto che l'HDL più elevato riducesse il rischio di malattie cardiache, perché l'HDL trasporta il colesterolo LDL dalle arterie al fegato, dove viene scomposto e trasferito dal corpo. Un HDL di 60 mg/dL o superiore è di solito considerato il più protettivo, mentre si pensa che un HDL inferiore a 40 mg/dl per gli uomini o 50 mg/dl per le donne aumenti il rischio di problemi cardiaci.

Fin dagli anni ’70, si sono mosse le linee guida partendo dal Framingham Heart Study che aveva messo in luce per la prima volta un'associazione tra livelli di HDL più elevati e un minor rischio di infarto.

"Dobbiamo ampliare la nostra comprensione dei fattori di rischio per tutti i gruppi razziali ed etnici", ha dichiarato alle riviste specializzate la ricercatrice senior Nathalie Pamir, professore associato di medicina presso l'Oregon Health & Science University di Portland . "E le nostre linee guida devono funzionare per tutti".

Lo studio in questione, condotto su quasi 24.000 adulti statunitensi, ha raccolto una quantità elevata di dati ed è emerso che bassi livelli di HDL sono associati a un rischio leggermente più elevato di infarto tra i bianchi. Gli adulti neri, tuttavia, non hanno visto gli stessi risultati. Alla fine alti livelli di HDL non sembrano determinare in alcun modo una differenza significativa nei rischi cardiaci per adulti neri o bianchi.

Un vero limite dello studio Framingham (quello degli anni ‘70) è che tutti i partecipanti erano bianchi. E alcuni studi recenti con gruppi etnici più vari hanno suggerito che l'HDL elevato potrebbe non proteggere da un attacco di cuore.

Nello studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, il 42% dei partecipanti era nero e il 58% era bianco. In un periodo di 10 anni, più di 1.600 partecipanti allo studio hanno avuto un infarto o sono deceduti per una malattia coronarica.

Tutti i 23.901 partecipanti statunitensi di età pari o superiore a 45 anni non riportavano malattie alle coronarie all'inizio dell’indagine.

"Quello che spero questo tipo di ricerca stabilisca è la necessità di rivisitare l'algoritmo di previsione del rischio per le malattie cardiovascolari", ha scritto la ricercatrice Pamir in una nota.

Infine il dottor Keith Ferdinand, cardiologo e professore alla Tulane University School of Medicine di New Orleans, ha scritto in un editoriale pubblicato insieme allo studio sul Journal of the American College of Cardiology che altri fattori di rischio come l'ipertensione, l'obesità, una dieta sregolata sono più importanti nella previsione del rischio di malattie cardiache per i pazienti neri che il colesterolo “buono” nel sangue.