Medicina

Pertosse, al via la campagna #iotiproteggerò. Per le mamme scelta consapevole

Eduardo Cagnazzi

Nei bambini molto piccoli questa patologia può determinare gravi conseguenze. L'unica prevenzione possibile è il vaccino. Uno studio di Gsk per Sigo e Aogoi

A quasi due mesi dalla riapertura delle scuole e nel pieno dell’emergenza sanitaria, assume ancora più rilevanza parlare di vaccini contro quelle patologie fortemente contagiose che possono colpire i più piccoli come la pertosse. In Italia questa patologia ha fatto registrare 964 casi nel 2017 e oltre 7mila ricoveri in ospedale tra il 2001 e il 2014, il 63,6% dei quali ha coinvolto bambini con età inferiore a un anno. La pertosse è una malattia infettiva respiratoria altamente contagiosa che è particolarmente pericolosa proprio nei bambini più piccoli, perché può causare complicazioni con conseguenze invalidanti. Basti pensare che, in una popolazione non vaccinata, un caso primario di pertosse può causare fino a 17 nuovi casi.

«La gravità della pertosse è maggiore nei primi mesi di vita  -afferma la professorssa Irene Cetin, della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo)- nei bambini molto piccoli, infatti, la pertosse può determinare gravi complicanze.Si stima che siano proprio i bambini sotto i 6 mesi di vitai più̀ colpiti dalla pertosse (51, 6 casi per 100.000 abitanti). Non solo, questa patologia può metter a rischio la vita dei neonati in quanto, al di sotto dei due mesisono troppo piccoli per ricevere la vaccinazione e gli anticorpi che provengono dalla madre sono l’unica protezione di cui dispongono».

Dal momento che l’80% dei contagi nei bambini con meno di un anno è provocato dai familiari stretti, sono necessarie strategie preventive per ridurre il rischio di gravi complicanze nei primi mesi di vita, ad esempio l’immunizzazione di tutti i familiari a stretto contatto con il neonato, «la più efficace e fattibile delle quali è la vaccinazione delle donne durante il terzo trimestre della gravidanza. La strategia fondamentale è proprio l’immunizzazione passiva del neonato mediante vaccinazione materna. In questo modo -spiega Elsa Viora, presidente dell’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (A0goi)- la futura mamma può trasmettere al proprio figlio una quantità più elevata di anticorpi (IgG), facendo sì che sia protetto fino al momento in cui potrà essere direttamente vaccinato.»

Da quando scopre di essere incinta, ogni donna sviluppa un istinto di protezione nei confronti del figlio che porta in grembo. Protezione che si tramuta, fin da subito, in scelte consapevoli: uno stile di vita sano e la prevenzione, per il benessere di entrambi, ancora più forti se basati su fonti scientifiche affidabili e certificate. Per questo nasce oggi la campagna di sensibilizzazione #iotiproteggerò grazie alla quale, tramite un sito web e dei canali social dedicati (Facebook e Youtube), le future mamme potranno trovare molte informazioni sulla vaccinazione anti-pertosse in gravidanza, per proteggere il proprio bambino fin dai primi giorni di vita.

La campagna, validata e ratificata dal ministero della Salute, #iotiproteggerò si avvale del patrocinio della Sigo e dell’Aogoi per sottolineare l’importanza del confronto della futura mamma con gli operatori sanitari che la accompagnano nei nove mesi di gravidanza. «Il ginecologo -sottolinea Viora- si trova impegnato in prima persona nel fornire alle gestanti informazioni sulla prevenzione delle patologie materno-fetali e sulle vaccinazioni per una scelta consapevole in un momento particolare qual è la gravidanza. Riteniamo che sia necessario un lavoro di squadra tra tutti gli specialisti che seguono o hanno occasione di incontrare la donna durante la gravidanza per il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione, inclusa quella vaccinale».

L’agente scatenante responsabile della pertosse è il batterio Bordetella pertussis, estremamente contagioso, che viene trasmesso dalle goccioline di saliva emesse dalle persone malate mentre  tossiscono o starnutiscono. Dopo un periodo di incubazione di 7-10 giorni, compaiono i primi sintomi della malattia, anche chiamata tosse dei 100 giorni,perché il decorso delle 3 fasi che la caratterizzano può durare più di 10 settimane.

«Il vaccino anti-pertosse in gravidanza si è dimostrato altamente efficace (77%) dal proteggere i neonati dalla pertosse. Per proteggere il bambino prima che possa essere vaccinato, le future mamme possono vaccinarsi contro la pertossetra la 28a e la 36a settimana di gravidanza, idealmente intorno alla 28a settimana, utilizzando il vaccino dTpa (difterite, tetano e pertosse). Inoltre, la mamma non ha da temere per la propria sicurezza e per quella del proprio figlio -ribadisce Cetin- in quanto i dati di sicurezza derivanti da diversi studi clinici non hanno mostrato effetti avversi correlati al vaccino sulla gravidanza o sulla salute del feto e del neonato».

Tale vaccinazione è offerta gratuitamente in Italia dal 2017, secondo il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019, ed è raccomandata dalla circolare del miinistero della Salute per le donne in gravidanza. Dal momento che gli anticorpi della mamma si riducono progressivamente con il trascorrere del tempo, è raccomandato effettuare la vaccinazione ad ogni gravidanza, per garantire la protezione adeguata ad ogni singolo nascituro.

La protezione contro la pertosse non si esaurisce con l’immunizzazione in gravidanza ma continua con le vaccinazioni dell’infanzia,  somministrate a partire dal terzo mese di vita per proseguire con le dosi di richiamo a 6 anni, durante l’adolescenza e ogni 10 anni durante l’età adulta».

#iotiproteggerò: un piccolo gesto d’amore, una scelta consapevole, per proteggere il proprio figlio dalla pertosse nei primi mesi di vita, quando le complicanze della malattia sono più gravi e possono portare al ricovero in ospedale fino a metterne a rischio la vita.