Medicina

Salute, il cervello dirige la difesa del corpo nella malattia

di Daniele Rosa

Diversi studi confermano il ruolo primario dei neuroni nella difesa dalle infezioni

 

Salute, il cervello dirige le difese contro le infezioni

Spossatezza, brividi, una improvvisa voglia solo di mettersi a letto al caldo, una assoluta mancanza di appetito, tutti segnali che, probabilmente, indicano che ci sta arrivando addosso qualche tipo di infezione, da virus o batteri. Il nostro corpo ha cominciato ad alzare la contraerea per la difesa. La sorpresa è  quando ci si chiede chi provochi realmente tutto questo disagio e malessere generale. Opinione comune è dare la colpa allo stesso virus che ci sta facendo male. Un'altra idea molto popolare è che sia il sistema immunitario, operativo nel combattere l’infezione, a provocare una sorta di danni collaterali che ci spingono a letto. L’idea meno conosciuta dai più ma nota alla comunità scientifica è che il responsabile di questi nostri comportamenti nella malattia (muoversi di meno, mangiare e bere di meno, cercare calore), siano provocati volontariamente dal nostro cervello. Questo perché il nostro cervello ci fa stare male in maniera tale che i nostri comportamenti facilitino la guarigione.

Salute, il cervello si muove come un generale che decide per il bene delle truppe in guerra

Anoj Ilanges è il leader di un gruppo di ricerca presso il Janelia Research Campus e autore principale di uno studio pubblicato sulla rivista Nature nel settembre 2022, in cui ha identificato un gruppo di neuroni responsabili di questi comportamenti patologici che sono comuni anche negli animali. Quindi non siamo i soli rallentare, mangiare poco e cercare caldo durante un’infezione ma lo fanno anche i gatti, i cani, gli uccelli e tante altre specie animali. In che modo esattamente tutto questo ci aiuta? “Muoversi meno perché stanchi e addormentati, spiega Ilanges -è un modo per costringerci a risparmiare energia. Di energia ne abbiamo bisogno in quanto il nostro sistema immunitario sta combattendo contro l’infezione”. Per quanto riguarda il mangiare meno sono diverse le teorie scientifiche che indicano come questo comportamento aiuti. Tra queste : può servire a evitare che l'infezione stessa si alimenti di ciò che ingeriamo, o a controllare il ferro di cui i batteri hanno bisogno per replicarsi, o a ridurre le possibilità di ingerire nuovi agenti patogeni. Nello studio si “evidenzia che ci sono prove che il nostro sistema immunitario parla con il cervello comunicandogli che è in corso un'infezione e  ci comportiamo male. Ci sono più aree del cervello che influenzano il non muoversi e mangiare e bere di meno.

 

Salute, il cervello "parla" con il sistema immunitario

 

Un altro studio condotto ad presso Harvard si è concentrato sulla febbre. “La febbre, o quella voglia di mettersi una coperta, ci aiuta, perché quando la temperatura corporea sale, potenzia il sistema immunitario e ferma gli agenti patogeni”, spiegano gli autori dello studio che confermano come sia il cervello a controllare la febbre e ad orchestrare tutti gli altri sintomi". Cosa significa tutto questo per quando siamo malati? Anoj Ilanges afferma che una delle cose che le persone gli chiedono quando spiega che, inibendo determinate popolazioni neuronali, i comportamenti patologici si riducono, se in futuro potessimo disattivare completamente quella risposta, cioè non sentirci mai male. “È una domanda interessante e complicata, perché se tutto questo serve a qualcosa, vuoi davvero eliminarlo? La stessa cosa accade con la febbre. Tutto questo alla fine cosa ci indica? Questi sintomi generano disagio nell’essere umano che vuole eliminarli subito con farmaci adeguati ma l’ideale, secondo i medici, sarebbe un approccio più equilibrato. Non cercare di eliminarli già nel primo giorno ma nemmeno permettere che la febbre raggiunga livelli di pericolo. Il riposo che il cervello chiede al nostro corpo è sempre utile.Purtroppo la nostra società è frenetica e non si puo’ stare a letto, nemmeno un giorno. Ed allora molto spesso ci si riempie di farmaci evitando di ascoltare i messaggi del nostro cervello. E questo non sempre va bene.