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Medicina
Tutelare la professionalità degli optometristi per il benessere visivo

Gli optometristi auspicano organi di vigilanza più severi per combattere la mancanza di trasparenza che svilisce il loro lavoro

Il laureato in Ottica e Optometria lavora in autonomia professionale, ma anche al fianco di altri professionisti della salute. È specializzato nell’esame della vista, nella refrazione di tutti i difetti visivi che -va precisato- non sono patologie, ed è di supporto alla medicina del lavoro per quanto riguarda l’ergonomia visiva e l’illuminotecnica, nella progettazione e applicazione di lenti a contatto complesse (dispositivi medici su misura) rispetto alle quali svolge anche un ruolo, non surrogabile, di verifica dei parametri rispetto alle necessità fisiologiche del paziente.

Last but non least, affronta il tema del training visivo, secondo quello che la ricerca scientifica indica come clinicamente efficace, una pratica orientata al benessere visivo della persona e indispensabile e imprescindibile completamento dell’attività lavorativa professionale così come la conosciamo. In ogni ambito professionale la mancanza di trasparenza crea ambiguità e distorsioni operative, mortifica l’impegno dei singoli e le competenze della categoria e danneggia in ultima analisi gli stessi cittadini.

Questi ultimi apparentemente traggono vantaggio da offerte che spesso sembrano allettanti; in realtà, ricevono un servizio non all’altezza perché inficiato alla radice da un errato e fuorviante concetto di gratuità, che svilisce i principi alla base dell’esercizio di ogni attività professionale. Un esempio eloquente di tale anomalia riguarda la misurazione della vista gratuito. L’esame viene presentato come “esame computerizzato”, espressione che appare rassicurante agli occhi di molti potenziali utenti, ma che in realtà è di affidabilità discutibile, anzi concorre a una vera e propria svendita professionale, a danno dell’intero settore.

Si tratta di pratiche sleali che creano un danno a tutti e anche agli optometristi che hanno intrapreso un regolare percorso di studi e che hanno coltivato nelle aule universitarie e sul campo la loro professionalità, affinandola con il quotidiano svolgimento delle funzioni loro assegnate dalle normative vigenti. Anche per quanto riguarda l’esercizio della professione, sarebbe auspicabile l’introduzione di meccanismi di vigilanza e verifica dell’effettiva sussistenza dei requisiti professionali, al fine di prevenire un abuso di professione medica o più in generale sanitaria.

Ricordiamo che non tutti gli ottici sono optometristi, mentre gli optometristi laureati sono quasi tutti ottici (previo superamento dell’esame di abilitazione all’arte ausiliaria di ottico), e questa asimmetria genera confusione e apre tuttora la strada a situazioni di mancata osservanza, da parte di chi possiede solo il diploma di ottico, dalle ben chiare limitazioni del regio decreto del 1928, peraltro riaffermate nitidamente dal decreto n.92 del 2018.

L’attività professionale degli optometristi si inserisce in un contesto interdisciplinare volto alla salute del paziente a 360 gradi, come si avrà modo di riaffermare in occasione del prossimo congresso dell’Associazione Laureati in Ottica e Optometria, in calendario a Milano il 25 e 26 settembre. In quella sede si metteranno a fuoco tutte le sinergie virtuose sin qui realizzate con le diverse anime che compongono il nostro variegato mondo professionale e si proverà ad attivarne delle altre, all’insegna della collaborazione trasversale e nel primario interesse del cittadino paziente. La sfida che si intende lanciare riguarda principalmente l’ambito della prevenzione, che non è solo un atto medico ma un approccio culturale basato anzitutto sulla corretta informazione da parte di chi lavora seriamente al servizio della persona.

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