Milano

Area B, l'Odissea della Scatola Nera. Il racconto ad Affari di un cittadino

Di Francesco Bogliari

Le disavventure per ricevere la "scatola nera" del programma "Move-in"

Area B, l'Odissea della Scatola Nera. Il racconto ad Affari di un cittadino

Sono proprietario, a Milano (non a Benevento, a Foligno o a Pordenone; a Milano città) di un'auto diesel Euro5, acquistata 5 anni fa. Marca primaria, prodotto solido, di quelli che, volendo, durano più di 10 anni o 250/300.000 km. Insomma, un investimento di medio-lungo periodo

Poi però arriva Area B, l'Ambiente - attraverso la politica - reclama i suoi diritti

Poi però arriva Area B, l'Ambiente - attraverso la politica - reclama i suoi diritti. Non discuto di questo. Ma non rientra nei miei programmi acquistare un'auto nuova, visto che questa è perfetta ed è stata praticamente ferma nei due anni di covid, quindi potrebbe essere la mia macchina ancora molto a lungo.

Ad agosto la prova con il programma “Move-in”

Ad agosto leggo, navigando sul web, del programma Move-in, la “scatola nera” che permette di utilizzare il veicolo in entrata e uscita dall'Area B entro un tetto di chilometraggio annuo. Mi sembra una buona opzione. L'iscrizione al sistema apre il 1/9, io mi iscrivo il 9. O meglio, tento di iscrivermi, ma la procedura digitale è troppo complicata per un “boomer” come me. Per cui incarico lo studio del mio commercialista che, non senza qualche difficoltà, riesce a completarla,

“Non abbiamo le scatole nere, non sappiamo quando ce le manderanno”

Fatto! mi dico. Non basta che chiamare l'installatore e fissare l'appuntamento. Prima telefonata il 15 settembre: “Non abbiamo le scatole nere, non sappiamo quando ce le manderanno, provi a ritelefonare fra una settimana”. Il 23 provo a ritelefonare, tento più volte ma non risponde nessuno. Allora prendo le mie gambe, l'installatore è a un km da casa, vado di persona. Ragazzi gentili, i titolari delll'officina: “Non rispondiamo più al telefono perché abbiamo decine di persone con il suo problema; e la coda aumenta tutti i giorni. A oggi non sappiamo quando riceveremo le scatole nere”.

Torno stamattina: le scatole nere ancora non ci sono. L'installatore di fronte a me chiama il servizio clienti di Viasat (il provider), che risponde dopo 15 minuti: “Deve chiamare la logistica, il numero è questo.” Il meccanico chiama la logistica: 30 minuti di musichetta di attesa, nessuna risposta. Dopo di che, lui deve tornare la lavoro, io anche. Esco dall'officina senza sapere quando potrò farmi installare la sempre più maledetta scatola nera. Nel frattempo entrano altre due persone a chiedere notizie sul loro fuck black box.

Domani tornerò dall'installatore, gli porterò un caffè perché è un bravo ragazzo, e insieme ascolteremo la musichetta di Viasat per mezz'ora. Sono sicuro che diventeremo amici, io e il meccanico, perché ci vedremo ancora chissà per quanti giorni.

La sto raccontando in maniera ironica, perché farsi saltare le giugulari è poco salutare ma soprattutto inutile.

La richiesta a Comune di Milano e Regione Lombardia

Ma io chiedo al Comune di Milano (titolare del “divieto”) e alla Regione Lombardia (titolare della procedura) di riflettere sull'opportunità di concedere una proroga tecnica per il default de facto del sistema e di interrogarsi sui clamorosi errori di previsione. Possibile che non sapessero quante autovetture sarebbero state coinvolte nella procedura, e di conseguenza quante scatolette far ordinare per tempo dai provider autorizzati? E perché far partire le prenotazioni dal 1^ settembre e non da agosto o ancora da prima?

Senza entrare nel tema del classismo oggettivo di decisioni da “sinistra chic Ztl”, almeno ragioniamo sulla clamorosa prova di inefficienza gestionale di Milano e della Lombardia, presunti leader tecnologici d'Italia.

Più che di vergogna parlerei di ridicolo.







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