Milano
Chiusure festive, Truppo (Fdi): “Addio alla Milano che non si ferma”
La proposta di legge alla Camera piace al Capogruppo Fdi a Milano, Riccardo Truppo: “Serve un’economia umana che strappi con la Milano che non si ferma di Sala. Liberista non è una parolaccia ma non rispecchia il carattere di Fdi”. L'intervista
Chiusure festive, Truppo (Fdi): “Addio alla Milano che non si ferma”
A Natale puoi, forse, anche non lavorare. Una proposta che ricorda i grillini dei tempi addietro o, come forse più gradito a chi in questi giorni la avanza, l’emergente destra sociale. “Un disegno di legge in direzione di un’economia umana” così Riccardo Truppo, Capogruppo di Fratelli d’Italia a Milano, definisce la proposta alla Camera del compagno di partito Galeazzo Bignami. Un’idea in controtendenza con la “Milano che non si ferma” cara a Beppe Sala, ma anche agli epigoni della rivoluzione liberale berlusconiana. “La nostra visione dell’economia e del mercato è differente”. L’intervista.
Truppo, condivide la proposta alla Camera di Bignami per una legge sulla chiusura dei negozi nei giorni festivi?
Il principio è interessante, perché mira alla tutela dei lavoratori. La proposta potrebbe essere integrata con una declinazione territorio per territorio, ma è in linea con gli ideali di Fratelli d’Italia. Puntiamo a restituire tutela alle categorie che hanno meno potere contrattuale. Questione a cui il centrosinistra, anche a Milano, ha da tempo rinunciato.
In che senso?
Una tutela effettiva dei lavoratori, con proposte serie, non arriva da tempo immemore dai banchi del centrosinistra. Su Milano, mi basta citare il fatto che i dipendenti del Comune non hanno diritto al ticket pasto cumulabile. Siamo tornati a chiederlo ieri con un ulteriore emendamento, che sottoscriverà anche il centrosinistra, nonostante 14 anni di loro amministrazione monocolore.
Questa proposta di Fratelli d’Italia suona in controtendenza con lo slogan di una “Milano che non si ferma”…
È uno strappo con l’idea di una Milano non si ferma. Un cambio di paradigma che mira a un’economia più umana e che potrebbe avere importanti conseguenze anche per le grandi città. Fino ad oggi i grandi centri italiani hanno perso di vista il principio della vivibilità: permettono di guadagnare tanto, ma servono dei pesi e contrappesi, non si può perdere l’umanità. C’è un limite a tutto, l’economia va improntata all’etica nei rapporti.
Una proposta in salsa grillina, non vi pone lontani dalla rivoluzione liberale per anni inneggiata dal centrodestra?
Siamo sempre a favore della libera iniziativa, e perché no, del profitto. Come recita l’articolo 41 della Costituzione, però, non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana.
“Liberale” è diventato una parolaccia per Fratelli d’Italia?
No, ma ci rispecchiamo più nel concetto di “economia umana”, un’economia delle persone, improntata al sociale. Questo perché, mentre le sfide tecnologiche e il progresso tentano di non porci limiti, il compito della politica è cercare di dare un senso al ventaglio di possibilità che abbiamo di fronte. Il carattere di Fdi e di Giorgia Meloni in questa è stata molto coerente nella sua diversità rispetto agli altri alleati di centrodestra.
Il segretario generale di Confcommercio Milano ha espresso perplessità in merito alla proposta…
Posso capire le perplessità di Confcommercio, ma il mercato non si autoregola e la politica ha il dovere di provare a disciplinarlo con un richiamo a un’economia etica. È una bella sfida, che da questa premessa sostanziale può aprire un nuovo capitolo della storia dei diritti del lavoro.