Milano

Comune, ecco il "sistema" nomine: la Commissione vuole chiarezza

Nomine nei cda: secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano, è in corso la revisione di una serie di nominativi ritenuti "non idonei" e poi ammessi

di Fabio Massa

Pare proprio che sulle nomine, in Comune a Milano, qualche tensione - tutto sotto traccia fino ad oggi - sia presente. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano è infatti in corso la revisione di una serie di nominativi che erano stati ritenuti non idonei per essere successivamente messi nella short-list da presentare al sindaco per il cda di Atm e quello di A2A. Il primo cda è già stato selezionato, e dunque la partita è chiusa. Il secondo cda invece è ancora da formarsi. Ma il tema delle nomine infiamma la politica sotterranea di Palazzo Marino. Al punto che Fabrizio De Pasquale, il presidente della Commissione partecipate, come può riferire Affari, ha deciso di convocare i cinque "saggi" a una prossima seduta per chiarire alcuni punti fondamentali. "Chiederemo ai saggi di indicarci se ci sono profili di conflitti di interesse tra la loro professione e il loro ruolo all'interno del Comune - dice De Pasquale ad Affari - Comunque, dovremo anche rivedere la trasparenza dei criteri in base ai quali gli esperti decidono gli idonei, affinché non ci sia tutto lo spazio discrezionale che invece c'è oggi".

Ecco, appunto, la trasparenza. Occorre fare un passo indietro per inquadrare al meglio la presenza dei "saggi" all'interno del Comune. A che cosa servono i cinque saggi? A valutare gli idonei per le posizioni proposte. Prima dei cinque saggi c'è un gruppo ristretto di tre tecnici che invece valutano le incompatibilità di legge. Quindi, il giudizio dei saggi è successivo a una scrematura oggettiva, a norma di legge. Secondo rumors, pare che il malumore su come funziona il metodo di selezione starebbe portando a ipotesi di dimissioni da parte della prima terna. Ma parliamo dei "cinque": il sistema dei saggi viene introdotto in Comune da Giuliano Pisapia, su consiglio di Valerio Onida. Già ai tempi, il sistema opaco generò dei problemi. Per esempio Nicolò Dubini, ex amministratore unico di Sogemi, dovette fare ricorso per farsi dichiarare idoneo. Un mero punto d'orgoglio, visto che poi non venne selezionato.

Oggi la vicenda si ripete, perché - come afferma De Pasquale - i criteri in base ai quali si valuta l'idoneità o l'inidoneità non sono affatto oggettivi. E anche sui saggi, di trasparenza ce ne è ben poca. Prima di tutto: le candidature per i cda seguono un iter di grande trasparenza. E quelle per far parte dei saggi? Dove sono i loro curriculum? In base a quali principi sono stati selezionati? Cerchiamo di capirne di più.

I saggi sono cinque, come si diceva. Il presidente è l'ingegnere  Nicola Gavazzi. Gavazzi è amministratore delegato di Egon Zhender. Che cosa è Egon Zhender? Praticamente la più grande società di head hunter in Italia. Per 30 anni ha lavorato a fianco del fondatore, Claudio Ceper, uno di quelli che aveva aderito alla cena di finanziamento all'Hotel Marriott per Beppe Sala in campagna elettorale. Gavazzi continua a lavorare nel campo della selezione, e anche nel campo degli assessment. La vicepresidente è invece Ada Grecchi. Ada Grecchi è stato direttore al personale di Enel Spa per 37 anni, poi assessore alla Provincia di Milano nella giunta Colli, e infine membro di vari board di controllate del Comune. Nel 2006 Giampiero Borghini la volle nella lista civica di Letizia Moratti. Avrebbe dovuto fare l'assessore con l'ex presidente Rai, e invece le venne preferito Alan Rizzi, secondo notizie di stampa dell'epoca. La Grecchi è poi stata nominata anche nel cda di Sea. E' stata vista, di verde vestita, al convegno con Martelli alle Stelline che ha riunito molti socialisti della prima e della seconda ora.

Antonella Occhino è entrata come professore associato alla Cattolica nel 2007 dopo essere stata ricercatrice fin dal 2001. Presidente della Commissione di conciliazione disciplinare per i dipendenti dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, è sicuramente una delle persone più talentuose a Milano. Emanuele Ferrari, classe 1938, era già nella precedente commissione presieduta da Giovanni Deodato. Viene confermato nella deliberazione n. 30 del 14 luglio 2016. Notizie su di lui? Praticamente nessuna. Più noto Renzo Noceti, ex Deloitte, co-fondatore di Key2people, un'altra agenzia di cacciatori di teste. Oggi è alla guida di BonBoard, che ha fondato, "la prima agenzia per la valorizzazione del talento multiculturale". Nel 2015 ha partecipato al Meeting di Rimini. Sul sito di BonBoard non è visibile né la pagina dello staff, né dei soci né dell'advisory board. Tuttavia in un press kit aggiornato al 2014 si può leggere che tra i soci di BonBoard ci sono personalità come Luciano Carbone (ex direttore del personale di Sea), Stefania Celsi (ex comitato Fondazione Accenture Italia), Luciano Martucci (ex presidente di IBM, ex membro del comitato di Fondazione Fiera Milano fino al 2013).

Fin qui, la squadra, che - è bene sottolinearlo - è composta da fior di professionisti con curriculum importanti. Ma, visto che si parla di trasparenza, come sono stati selezionati? Con quali criteri? Non è dato saperlo, visto che la votazione è stata a scrutinio segreto. Non è dato sapere neppure quali sono i curriculum presentati in Comune, visto che sul sito sono irreperibili. E non è ovviamente dato sapere in base a che cosa siano stati selezionati i candidati ai cda di Atm e A2A. E perché sono stati esclusi gli altri. Infatti il regolamento nomine è assolutamente generico e addirittura al punto 4 recita: "Per tutelare e garantire le ragioni di pubblico interesse, la Commissione ha facoltà, in presenza di elementi di fatto comprovati da idonea documentazione, di riformare in autotutela i propri provvedimenti". Esattamente quel che sta facendo adesso. Ma perché? E su sollecitazione di chi? "Vogliamo criteri meno discrezionali", dice adesso De Pasquale. Il punto tuttavia è sull'intero meccanismo. Davvero lo strumento messo in opera da Pisapia e Onida garantisce la trasparenza? Oppure è un passaggio in più, che aggiunge oscurità a discrezionalità? E a questo punto: non sarebbe meglio che il sindaco si intestasse la piena responsabilità delle nomine che vuole fare? E in subordine: dove è finito il primato della politica?

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it







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