Milano

Corvetto, l'avvocato dei genitori di Ramy: "Chiedono verità, hanno perso un figlio"

Il legale Barbara Indovina ad Affari dopo l'avvio delle indagini per depistaggio nei confronti di due carabinieri: "Attendiamo ancora la notifica di accertamento"

di Samuel Botti

Corvetto, due carabinieri indagati per depistaggio sull'incidente fatale per Ramy

Due carabinieri sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Milano per falso e frode processuale e depistaggio.  Si tratta di una svolta nelle indagini del caso di Ramy Elgaml, il diciannovenne di Corvetto morto durante un inseguimento con i carabinieri a bordo di uno scooter lo scorso 24 novembre. Le ipotesi emerse sono quelle di falso in relazione al verbale d’arresto per resistenza di Bouzidi, il giovane alla guida dello scooter, in cui non si faceva riferimento all’impatto tra auto e moto. Si indaga anche per depistaggio per la presunta cancellazione di un video dal cellulare di un testimone presente sul posto, il quale potrebbe essere stato intimato dai militari di eliminare il filmato. Un terzo militare, quello si è messo alla guida della volante, dopo che i due giovani non si sono fermati ad un “alt”, era già iscritto tra gli indagati per omicidio stradale, così come il 22enne Bouzidi.

L'avvocato dei genitori di Ramy: "Chiedono verità, hanno perso un figlio"

Abbiamo raggiunto telefonicamente l’avvocato della famiglia di Ramy, Barbara Indovina: "Non abbiamo ancora avuto nessuna notizia dalla procura, quindi lo abbiamo appreso da fonti di stampa. Stiamo aspettando di avere una notifica di accertamento da parte della procura che ci confermi quello che sono le eventuali ipotesi di reato". In merito a quanto accaduto, i parenti del 19enne chiedono solamente giustizia: "I genitori hanno detto che hanno fiducia nella magistratura e nella giustizia italiana. Chiedono solo la verità rispetto a quello che è successo, dato che hanno perso un figlio". L'iter processuale è ancora da definire: "Attendiamo gli atti della magistratura. Sono stati fatti gli accertamenti e abbiamo già nominato un consulente tecnico, sia per quanto riguarda l’autopsia di Ramy, sia per quanto riguarda la cinematica. Disporremo ancora se dovessero esserci ulteriori accertamenti ed eserciteremo l’esercizio di difesa nei migliori modi possibili".

Jamal: "Non si faccia di tutta l'erba un fascio. Nè con i ragazzi nè con i carabinieri"

Tuttavia, le indagini aperte a carico dei militari suonano solamente come conferme per chi vive il quartiere Corvetto e si è fatto la propria idea sulla vicenda che ha coinvolto Ramy e Bouzidi. "Già si era capito, solo che giustamente era necessario essere chiari di quanto fosse accaduto. È curioso che i carabinieri cerchino di occultare o comunque depistare le indagini". Lo afferma Jamal, conosciuto nella scena rap milanese come “Favelas JFlous”, che ben conosce la realtà del quartiere di Ramy e delle persone che vi abitano.

"Il problema è che ogni volta si tratta di ragazzi di seconda generazione. La voce di persone come noi sembra quasi che valga sempre meno. Io sono metà marocchino e metà egiziano, quindi so bene di cosa sto parlando – continua Jamal –. Il Corvetto ha fatto quello che ha fatto per far emergere la verità, dato che la verità era certa. Su cinque testimoni, due non c'entravano niente col quartiere e stavano passando di là, un altro stava mangiando al paninaro dove è avvenuto l’incidente, uno era di Corvetto ma non conosceva Ramy e un altro era di un'altra zona".

Secondo il rapper, i carabinieri coinvolti avrebbero sbagliato nelle modalità, più che nell’operato: "Non ci sarebbe stato nulla di male se il carabiniere avesse detto subito «sì, l’ho colpito". E ovviamente non l'ha fatto apposta, perché anche il carabiniere è una persona umana che può avere figli e sicuramente non fa una cosa del genere di proposito. In tal caso, dovrà pagare per le sue colpe. Il problema è che hanno avuto paura dei media e dei giornali".

"Ramy, fino a prova contraria, non ha commesso alcun reato, perché non guidava lui lo scooter. L’unica colpa è stata quella di avere con sé un coltello, che avrebbe potuto comportare ovviamente una denuncia per possesso di arma bianca. Ma oltre a quello, non si sa se abbia rapinato qualcuno o se i soldi potessero provenire dal proprio lavoro. Un ragazzo è morto, usiamo il beneficio del dubbio per una volta. Meno male che la magistratura comunque ha fatto il suo dovere e meno male che in Italia abbiamo dei signori magistrati". Il messaggio che giunge dal Corvetto è chiaro: "Bisogna smettere di fare di tutta l'erba un fascio. Sia per quanto riguarda dei ragazzi di seconda generazione, sia per quanto riguarda la polizia e i carabinieri", conclude Jamal.

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DELLA SEZIONE MILANO

 

 







A2A
ZX