Darsena, Afrone e Lio. Tre piccole note di (straordinaria) amministrazione
Tre piccole note dalla vita politico-amministrativa di Milano. Darsena: andate a casa di Minniti. Afrone, dipendente ai domiciliari. Lio visitato dalle Iene
di Fabio Massa
STASERA A CASA DI LUCA/ Anzi, stasera a casa di Beppe, intesa come Palazzo Marino. Un po' di sere differenti, a dire la verità, incagliati in consiglio comunale nella vicenda della Darsena. E allora uno si chiede: dove sta il problema? Qual è l'oggetto del dibattere? Ormai sono d'accordo sulla piattaforma, sono d'accordo sulla durata del contratto (più o meno). La verità è che maggioranza e opposizione si fanno le nottate (l'ultima ieri sera), sull'approvazione del decreto Minniti che prevede una serie di cose per garantire la sicurezza. I bene informati dicono che Carmela Rozza vorrebbe procedere come un treno (del resto, è il suo stile) per garantire sicurezza e presidio, ma che la sinistra più sinistra in effetti freni, e che questo produca lo stallo che si sta vedendo in Comune, tra ostruzionismo un po' becero e maggioranza non proprio coesissima. Forse invece di casa di Beppe era meglio andare a casa di Luca. Anzi, Domenico Luca Minniti, detto Marco. Si sa mai che la questione relativa all'interpretazione del suo decreto la risolveva in quattro e quattr'otto.
DIRIGENTI CHE SBAGLIANO/ E' nei dettagli che il diavolo mette la coda. E le inchieste sono fatte di dettagli. Così, a leggere oggi la ricostruzione dettagliata di Massimiliano Mingoia sul Giorno, si scopre che la dipendente "infedele" (almeno secondo l'accusa) del Comune di Milano finita nell'inchiesta della rossa Ilda che comprende cosche, Lidl, appalti eccetera, era ben nota al Comune di Milano. Tale Giovanna Afrone tra il 2002 e il 2006 era stata coinvolta in un procedimento penale per i reati di truffa aggravata e violenza privata. Per oltre 300 volte, scrive il Giorno, aveva fatto figurare di essersi presentata in ufficio e invece non era così. La Afrone aveva anche costretto un dirigente a non denunciare i suoi abusi e si era beccata 4500 euro in più. Lei aveva patteggiato a 9 mesi, 600 euro di multa e aveva risarcito il Comune con 1400 euro. E fin qui, tutto bene. Era stata anche sospesa, fino al primo agosto 2008. Preistoria. E' quello che viene dopo che è interessante. Infatti la Afrone, nel 2012, diventa posizione organizzativa al Comune di Milano. Che cosa sono le posizioni organizzative per chi non si intende di pubblica amministrazione? Praticamente sono dei posti di "responsabilità", una sorta di capufficio, che quindi coordina gli altri e che per questo viene retribuito maggiormente. Non ha il potere di firma, ma di organizzazione del lavoro sì. Una nota fondamentale: la posizione organizzativa non è un diritto, ma una precisa scelta del dirigente per "sfruttare organizzativamente" un particolare merito o abilità. Ecco, la Afrone dal 2012 è stata scelta come posizione organizzativa. Considerato che le posizioni organizzative vengono riconfermate o cambiate a discrezione a ogni riorganizzazione, anche sotto l'ultima, nel 2016, firmata Arabella Caporello, la Afrone è stata riconfermata. Si noti che le posizioni organizzative del Comune di Milano sono moltissime, nell'ordine di circa un centinaio, e che quindi ogni dirigente propone le sue e il vertice approva senza scendere nelle minuzie. Quindi la Caporello non poteva sapere e così Davide Corritore, ex direttore generale, prima di lei. Ma il dirigente, il suo diretto superiore, quello che nel 2012 la propose per una posizione organizzativa, non aveva letto il suo curriculum? Era proprio opportuno nominarla posizione organizzativa? Si può sapere il nome di costui? Come in altre situazioni, nulla di illecito. Ma come spesso si dice, ci sono le cose lecite e le cose opportune. Il buon senso suggerisce di tenere entrambe in considerazione.
HIC EST LIO/ Una prece: che il padre di Venanzio Postiglione, vicedirettore del Corriere della Sera, latinista di grandissimo rilievo, ci scusi la bestialità da latinorum. Comunque, titoletti ad effettorum a parte, pare che le Iene siano andate a far visita a Carlo Lio, il nuovo difensore civico regionale, che è stato scelto malgrado un titolo di studio ammesso ma contestato (ha la terza media) in un ruolo della durata di 7 anni e di oltre 100mila euro l'anno di stipendio (soldi pubblici). Una associazione, Civicrazia, ha già fatto ricorso al Tar e vedremo come finirà. Intanto aspettiamo la puntata delle Iene con l'intervista a Lio.