Milano

Di Marco (M5S): contributi previdenziali per consiglieri? Non tra le priorità

Eleonora Bufoli

Il capogruppo del M5S in Regione ha spiegato perché non hanno firmato l’emendamento bipartisan che introduceva contributi previdenziali per i consiglieri

Di Marco (M5S): “Contributi previdenziali per consiglieri regionali? Non tra le nostre 100 priorità”

“In un momento come questo non dovrebbe essere tra le prime 100 priorità di una classe politica quella di occuparsi della propria pensione e indennità di fine rapporto”. Il capogruppo pentastellato in Regione, Nicola Di Marco, raggiunto da Affaritaliani.it Milano, spiega perché sono stati gli unici a non firmare l’emendamento che chiedeva di introdurre contributi previdenziali e trattamenti di fine rapporto per i consiglieri regionali lombardi. Tra i firmatari, con Giacomo Zamperini (FDI), anche altri esponenti sia di maggioranza che opposizione, tranne i CinqueStelle. Le firme sono state poi ritirate.

Perché non avete firmato l’emendamento?
Ci sono varie discussioni da fare, su più livelli. La prima è di ordine di priorità politica. In un momento in cui diversi cittadini probabilmente la pensione e il trattamento di fine rapporto non lo avranno mai, secondo noi concentrarsi sull’assegno di fine mandato e la pensione della politica non è il massimo. Poi, indipendentemente dal merito della proposta e quanto emerso dai colleghi, secondo noi, è stato sbagliato totalmente il metodo. Si è seguito un iter che ci ha portati nella situazione vista ieri. Da un lato, nel momento in cui la notizia è diventata di dominio pubblico, pare ci siano state delle chiamate da Roma agli esponenti dei partiti. Dll’altro, penso che sia iniziata a circolare un minimo di vergogna rispetto a quello che si stava provando a fare. Se andiamo a vedere quello che è stato presentato, in un altro emendamento collegato si può notare come tra i vari capitoli dove si poteva andare ad attingere per finanziare queste due proposte, c’era anche quello che riguarda le spese di funzionamento dei gruppi consiliari, quei fondi che servono ai gruppi politici per provare ad aumentare la qualità della politica attraverso analisi tecniche, consulenze legali, comunicazione, spese che servono per il funzionamento dei gruppi consiliari. Dunque, dire ‘togliamo ai fondi per fare la politica, per concederli al politico’ secondo noi non è un bel messaggio da far passare. Questi ragionamenti non ci hanno fatto sedere a quel tavolo imbandito”. Se si fosse voluta affrontare la questione, sarebbe stata posta a livello nazionale per rendere omogeneo questo tipo di regolamentazione che riguarda i consiglieri regionali. Non avallando questo fuggi fuggi, questa disciplina in ordine sparso di ogni Consiglio regionale.

Cosa ne pensa dell’appoggio bipartisan?
Non giudico le scelte personali dei singoli. Ci si poteva pensare meglio prima di andare a sottoscrivere una proposta di questo tipo. Questa è una proposta esplosa ieri e ancor prima di essere discussa è stata ritirata. Non c’è stata possibilità di entrare nel merito dell’argomento o di entrare nei pro e contro della proposta. Anche volendo entrare nel merito, secondo noi era una questione che dal Consiglio regionale si poteva provare a porre a livello nazionale per rendere omogenea questa discussione che riguarda i trattamenti dei consiglieri regionali.

C’è stato un rischio di scontro tra politica locale e nazionale?
È singolare che si parla di autonomia differenziata poi, alla prima prova dei fatti, il centrodestra con una telefonata si rimangia la proposta, alla faccia dell’autonomia differenziata.

Non è tra le vostre priorità questo tema?
Come M5S questo argomento indipendentemente dal merito non rientra tra le 100 priorità politiche da affrontare in Consiglio regionale. Se solo pensiamo che abbiamo discusso per mesi della mancanza di fondi per le misure che riguardano le famiglie con persone con disabilità e oggi ci ritroviamo a parlare di fondi ai politici mi sembra già qualcosa di indicativo. Per noi non è una priorità.

Dalla Lombardia mancano dal 2011 quando sono stati eliminati dall’allora governatore Maroni?
Quando iniziò a montare un po’ di antipolitica, il governo Monti fece diversi tagli, anche al numero dei componenti dei consiglieri. In questo calderone per inseguire l’antipolitica ci finì anche questa legge qui. Era il periodo in cui in Lombardia c’erano anche stati degli scandali legati alla gestione dei contributi dei gruppi consiliari. Abbiamo pregressi che avevano portato in quella fase, per provare a inseguire l’ondata che c’era di antipolitica.

Dopo 13 anni cosa fare?
Forse è il caso che si riveda la legge per tutti i consiglieri regionali a livello nazionale, per il versamento dei contributi, per avere così una contribuzione omogenea per chi fa politica.








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