Expo, Sala: "Da Procura neanche una telefonata. Ma non mi faccio rosolare..."
Indagine sulla piastra di Expo, la sorpresa e la rabbia di Beppe Sala per la mossa della Procura: "Non mi hanno neanche telefonato"
di Fabio Massa
Neanche una telefonata. "Non mi hanno fatto neanche una telefonata". Beppe Sala si è arrabbiato non poco. Perché di essere indagato lo ha appreso da un giornalista che lo ha chiamato per un commento. "Scusi, sa di essere indagato?". "Chi, io? E perché?". No, lui non lo sapeva, sul serio. Certo, già nel pomeriggio, alla notizia che c'erano nuovi indagati per la vicenda della piastra e della Mantovani, qualcuno aveva pensato a Sala. I più vicini alla Procura il sospetto l'avevano avuto. Poi, la sera, la conferma e la notizia che invade immediatamente i quotidiani online, ad alto livello di dettaglio e di conseguenza i social. Sala convoca i fedelissimi. Ovviamente Stefano Gallizzi, Roberto Arditti, ufficiale di collegamento con Martina, Marco Pogliani. Arriva anche Pietro Bussolati, il segretario del Partito Democratico. Anna Scavuzzo e Lucia De Cesaris, le due donne nelle mani delle quali Beppe Sala lascia Milano. Posizioni diverse, nel gruppo dei fedelissimi. C'è chi dice dimettiti. C'è chi dice resisti. Alla fine decide lui, come al solito. E' nero, Beppe Sala. "Ma perché non me l'hanno detto?". Teoricamente non è un atto dovuto. L'indagato può anche non sapere di essere indagato, se ci sono necessità investigative. Ma ora che la notizia è uscita, la Procura avrebbe anche potuto fare una chiamata. Qualcosa di simile a un atto di cortesia istituzionale. Una chiamata che non arriva. Niente. Nessuna interlocuzione con la Procura. Allora Beppe Sala prende la sua decisione: "Si devono prendere la responsabilità di gettare Milano nel caos". Questo il concetto alla base dell'autosospensione, che è un atto durissimo, inconsueto. "Facciano quel che vogliono, ma io non mi faccio rosolare", la frase che anche oggi i quotidiani riportano. Perché quella mancata chiamata vuol dire molto. E allora l'autosospensione completa il quadro e racconta la parte che manca. In 60 giorni ci deve essere la fine della crisi. Oppure, Milano tornerà al voto.
Ironia della sorte, appena ieri sera, come testimoniato da un video in esclusiva di Affaritaliani.it, Beppe Sala era fianco a fianco con il procuratore capo Francesco Greco in Prefettura, per una serata dedicata agli auguri di Natale nel corso della quale il Prefetto Alessandro Marangoni ha annunciato che lascerà l'incarico milanese.
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