Milano

Il Puccini di Beatrice Venezi fa flop: solo il 5% di share per lo show di Rai 3

Viva Puccini” è stato visto su Rai 3 da soli 750.000 spettatori, pari al 5,02% dello share. La Prima della Scala del 7 dicembre scorso aveva fatto più del doppio

Di Francesco Bogliari

"Il Puccini" di Beatrice Venezi delude: flop di ascolti su Rai 3

Ieri abbiamo dedicato un articolo allo show televisivo “Viva Puccini” di e con Beatrice Venezi (https://www.affaritaliani.it/milano/puccini-visto-dal-balcone-di-palazzo-venezi-lo-show-su-rai-3-950983.html), la giovane direttrice (lei vuole farsi chiamare “direttore”) d'orchestra esponente di spicco della nuova cultura “di destra”. Avevamo lasciato in sospeso le conclusioni aspettando i dati auditel. Che sono arrivati e sono ben poco incoraggianti per gli autori e per la rete: “Viva Puccini” è stato visto su Rai 3 da soli 750.000 spettatori, pari al 5,02% dello share. Meno della ennesima replica di “Forrest Gump” su Italia 1 (1.120.000 spettatori, pari al 7.55%), di “Delitti in paradiso” su Rai 2 (1.155.000 spettatori pari al 6.93%), de “Il primo Natale” con Ficarra e Picone (2.231.000 spettatori con uno share del 14.31%). Il programma più visto della serata è stato, su Rai 1, il film “Togo: Una grande amicizia”: 2.676.000 spettatori pari al 16.14% di share.

La Prima della Scala del 7 dicembre scorso aveva fatto più del doppio: 1.6 milioni, pari al 10.21%.Il genere (musica operistica e classica) interessa certo una minoranza di spettatori, ma un conto è fare il 5% con un battage promozionale di grande intensità, un conto fare il 10%. Probabilmente l'insuccesso è dovuto alla scarsa qualità autoriale e artistica dello spettacolo di capodanno.

La scelta di Rai 3, rete per decenni occupata “militarmente” dall'intelligentsja di sinistra, è parsa più una provocazione revanscista (“Fatece largo che passamo noi...”) che il frutto di una oculata strategia magageriale.  Dopo i flop di Insegno, Monteleone, Barbareschi, Gregoraci, Latella ecc. la “marcia su Saxa Rubra” da parte delle truppe meloniane ha subito una nuova frenata. Ma non ci saranno ripensamenti: la sfida in gioco è troppo alta e la “cazzimma” (come direbbero a Napoli) di Giorgia Meloni è tale che non è consentito alcun arretramento rispetto all'obiettivo di invertire il senso dell'egemonia culturale del Paese. Obiettivo politicamente legittimo, ma non sembra che abbiano ancora trovato i protagonisti giusti.







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