Milano

Inchieste Urbanistica, il settore immobiliare milanese ribolle: "Clima da Tangentopoli"

I permessi edilizi su cui indaga la Procura di Milano sono stati "introdotti nel 2001" e se vengono ritenuti illegali "a Milano i pubblici ministeri possono indagare tutti"

Inchieste Urbanistica, il settore immobiliare milanese ribolle: "Clima da Tangentopoli"

Un quadrilocale da 787.700 euro di cui 257mila pagati dai "promissari acquirenti". E' quanto emerge da uno dei contratti preliminari di vendita stipulato a ottobre 2021 fra un professionista alla ricerca di una nuova casa a Milano e una delle società immobiliari finite sotto inchiesta nei 14 fascicoli (noti) aperti dalla Procura di Milano per abusi edilizi, violazioni delle leggi urbanistiche, falso e abuso d'ufficio che hanno coinvolto decine fra architetti, funzionari e dirigenti del Comune di Milano e costruttori.

Nelle 9 pagine del documento - visionate da LaPresse - si traccia la roadmap per la vendita dell'appartamento più cantina da 3,5 metri quadri e box auto da 15 mq. Chi compra ha versato 84mila euro alla firma del preliminare, Altri 173mila euro a titolo di "acconto prezzo" di cui 58mila entro giugno 2022, 41mila entro febbraio 2023, 74mila entro settembre 2023. La parte mancante, 530.700, alla firma del definitivo con un assegno circolare, oltre a 3.800 euro per l'accatastamento dell'immobile. Chi salta una rata per oltre 30 giorni perde la caparra e non ha diritto a "risarcimento". Subirà azioni per "ottenere il pagamento" di quanto dovuto, si legge.

La fine dei lavori era prevista a giugno 2024 ma per il costruttore è possibile posticipare di un massimo di 12 mesi con uno sconto del 5% sulle cifre già versate dall'acquirente in fase preliminare. Entro questo termine (giugno 2025 in questo caso) il nuovo potenziale inquilino viene convocato per la "verifica dello stato di fatto". Se non si presenta per due volte a distanza di 15 giorni l'una dall'altra vale il silenzio-assenso. Alla firma del contratto definitivo la "mancata ultimazione" o "inagibilità" di alcune "parti" o "impianti comuni" e la permanenza del cantiere non è un motivo per "rifiutare la verifica" né "rinviare" la firma, sospendere il "pagamento", chiedere "indennizzi" o "risarcimenti" di qualunque titolo.

Con revoca dei contratti risarcimenti più il 10%"


Le società immobiliari che vedono "impedita, totalmente o parzialmente" la costruzione dei nuovi appartamenti a causa di nuove disposizioni di legge o di "provvedimento dell'autorità amministrativa" come il Comune di Milano possono "recedere unilateralmente" dai contratti preliminari firmati da chi voleva comprare casa. E' quanto emerge da uno dei contratti preliminari - visionato da LaPresse - siglato con una delle 14 società sotto inchiesta della Procura di Milano con l'accusa di aver commesso abusi edilizi nella realizzazione di nuove torri e palazzi all'interno di cortili.

Nel caso di recesso del contratto preliminare vanno restituite le caparre - si legge nel contratto - più il 10% di quanto già versato. Se invece dopo aver cancellato il contratto, il costruttore decide di rivendere entro un certo lasso gli appartamenti a un prezzo superiore, deve restituire una somma pari al 70% della differenza fra il prezzo nuovo e quello vecchio. La revoca dei contratti preliminari può avvenire anche se il "titolo abitativo" non è più idoneo a completare l'edificio. E' questa, come riferisce Francesco Floris per LaPresse, una delle accuse mosse dai pubblici ministeri Marina Petruzzella, Mauro Clerici, Paolo Filippini e l'aggiunto Tiziana Siciliano che in quasi tutti i casi sotto indagine contestano l'utilizzo della Scia (segnalazione certificata d'inizio attività) per "ristrutturazione" invece che "nuova costruzione", su cantieri che hanno visto la demolizione integrale di edifici a uso industriale di un piano per costruire una o più torri alte fra i 27 e gli 80 metri.

Milano, i contratti dei costruttori indagati: no responsabilità per stop ai cantieri

Non sarebbero "imputabili alla responsabilità" delle società immobiliari sotto inchiesta della Procura di Milano per abusi edilizi i "ritardi" che a "causa di forza maggiore" hanno provocato la "sospensione", "interruzione" o il "rallentamento" della "esecuzione dei lavori" dei progetti di torri e palazzi. E' quanto emerge da uno dei contratti preliminari di vendita degli appartamenti firmato fra il promissario acquirente di un nuovo appartamento di Milano e una delle aziende su cui sono stati aperti fascicoli dai pubblici ministeri. Fra le "cause di forza maggiore" sono ricomprese "il divieto di svolgimento dei lavori dovuto all'intervento di pubbliche autorità", il "mancato rilascio" o "ritardo superiore a 75 giorni" di "qualsiasi autorizzazione o certificato", l'interruzione per "incidente sul lavoro", "incendi", a patto che tutti questi episodi non dipendano da "violazioni di legge" o fatti imputabili alla società.

Nell'elenco sono ricomprese anche il "fallimento" delle imprese appaltatrici dei lavori edili, il "ritrovamento di manufatti interrati", "insurrezioni", "sommosse", "atti di guerra, terrorismo, epidemie, terremoti, eventi naturali", "scioperi" o "vertenze sindacali".  Si tratta però di un elenco "non esaustivo", specifica il contratto.

Milano, fonti del settore immobiliare: "Così possono indagare tutti..."

I permessi edilizi su cui indaga la Procura di Milano sono stati "introdotti nel 2001" e se vengono ritenuti illegali "a Milano i pubblici ministeri possono indagare tutti". E' quanto riferiscono a LaPresse due diverse fonti nel settore immobiliare milanese, chiedendo l'anonimato, commentando le 14 indagini di Procura e guardia di finanza sui cantieri della città, due dei quali sotto sequestro, con le ipotesi di abusi e falsi titoli edilizi, abuso d'ufficio, lottizzazione abusiva.

Le fonti, una delle quali parla di "clima" come ai "tempi di Tangentopoli", fanno riferimento in particolare al Permesso di Costruire Convenzionato (Pdcc). E' uno strumento di pianificazione urbanistica straordinario. Nel caso delle torri 'Residenze Lac' di via Cancano al Parco delle Cave, sequestrate il 19 luglio, la gip Lidia Castellucci, ha scritto che è un atto privo di alcun "fondamento nello stesso Piano di governo del territorio" di Milano perché non è mai stato autorizzato "né dal Consiglio comunale né dalla Giunta", ma siglato dall'ex dirigente del Comune, Giovanni Oggioni, e la proprietaria del terreno davanti a uno studio notarile privato decidendo i "contenuti" con modalità "inedite". Secondo i due professionisti del settore sentiti da LaPresse questa modalità "senza nessun passaggio in consiglio o giunta comunale" è stata introdotta con la legge regionale lombarda 1/2001.

Il Pgt di Milano approvato nel 2012 ("era assessore all'urbanistica l'avvocato Ada Lucia De Cesaris", ha raccontato un testimone ai pm) lo ha autorizzato solo per una "serie di interventi" introducendo la "destinazione degli oneri" di urbanizzazione "sul territorio" da concordare con i "Municipi" della città. A livello nazionale il Pdcc è stato introdotto nel 2014 con il decreto 'Sblocca Italia' prevedendo il "passaggio in consiglio comunale salvo diversa disposizione regionale". Le leggi sulla rigenerazione urbana lombarda del 2016 e poi del 2019 prevederebbe invece il "passaggio in giunta comunale".







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