Milano
Leoncavallo, Bestetti (FdI): "Una sceneggiata, che schiaffo alle associazioni milanesi"
Il consigliere lombardo sul rinvio dello sfratto ed il possibile accordo per una nuova sede: "Surreale sanatoria su misura. Spero la Prefettura non sia davvero coinvolta". L'intervista

Leoncavallo, Bestetti (FdI): "Una sceneggiata, che schiaffo alle associazioni milanesi"
"Quello che abbiamo visto oggi è l'ennesimo capitolo di una sceneggiata" afferma il consigliere regionale lombardo di Fratelli d'Italia Marco Bestetti dopo il 131esimo rinvio dello sfratto del Leoncavallo. "Ma quanto sta succedendo adesso è ancora più grave", aggiunge in relazione alla manifestazione d'interesse presentata al Comune dall'associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo per il trasferimento del centro sociale in un immobile in via San Dionigi, in zona Porto di Mare. "Trovo surreale questa sanatoria fatta su misura" prosegue l'esponente di FdI che parla di "uno schiaffo in faccia alle associazioni milanesi che erogano davvero dei servizi, pagando le tasse e rispettando le leggi, e che sono in cerca di spazi". Inoltre, "spero che la Prefettura smentisca le ricostruzioni giornalistiche che la vedono come uno degli attori di questa procedura di accompagnamento". L'intervista.
Bestetti, un altro mancato sgombero.
Una vergogna non solo cittadina, ma nazionale. Per 131 volte lo Stato ha perso davanti a un'organizzazione abusiva di persone che hanno sistematicamente, per decenni, violato le norme in barba a qualsiasi legge penale, civile e fiscale. Sono state 131 rese dello Stato, delle istituzioni e della legalità davanti all'illegalità, 131 fallimenti delle persone per bene. Quello che sta succedendo ora è, addirittura, ancora più grave.
Si riferisce al possibile trasferimento del centro sociale?
Credo che sia uno schiaffo in faccia a quelle migliaia di associazioni benemerite milanesi che, loro sì, erogano dei servizi o si impegnano effettivamente per il prossimo nel rispetto delle regole e delle leggi, pagando le tasse, chiedendo ai propri iscritti delle quote associative e che ancora oggi sono in cerca di spazi. C'è sempre fame di spazi per il terzo settore. Nei confronti di queste associazioni nessuno ha mai proposto delle corsie preferenziali o dei trattamenti privilegiati come si sta facendo per il Leoncavallo. E poi trovo surreale anche un'altra cosa.
Ossia?
Che lo Stato, dopo essere stato condannato dalla Corte d'Appello a risarcire con 3 milioni di euro dei cittadini una proprietà (gruppo Cabassi, ndr) che si è vista negare per 30 anni un diritto sacrosanto, elevi a interlocutore delle istituzioni un centro sociale presentandogli un percorso di sanatoria e di legalizzazione su misura. Superando, tra l'altro, tutte le associazioni che richiedono legittimamente uno spazio. Credo che sia gravissimo, oltre che un atteggiamento irresponsabile e profondamente diseducativo. Dopo 30 anni non si può perpetrare ulteriormente questa vergogna con la complicità delle istituzioni. Lo Stato così si rende complice dell'illegalità. A questo ci opporremo in tutte le sedi, non solo politiche.
Il centrodestra ha già parlato di vie legali.
Non escludiamo vie legali. E mi auguro sinceramente che vengano smentite le ricostruzioni lette sui giornali che descrivono la Prefettura come uno degli attori di questo accordo. Troverei profondamente grave che un organo territoriale del governo, che dipende gerarchicamente dal ministero Interno, si renda responsabile di una procedura del genere. Sarebbe irrispettoso nei confronti del governo italiano. Spero che si tratti di un accordo interamente ideato, proposto e organizzato dal Comune di Milano.
Il trasferimento in un altro immobile, con una situazione 'legalizzata', non vi basta?
Io penso che, arrivati a questo punto, l'unica cosa da fare sia quella che la Corte d'appello ha imposto allo Stato, ossia lo sgombero del Leoncavallo. La Corte non ha chiesto al pubblico di fare l'agente immobiliare di questi delinquenti. Poi, una volta eseguito lo sfratto, se l'associazione 'mamme, zie o nonne' del centro sociale decide di partecipare a una qualunque procedura ordinaria, senza caratteri privilegiati, e ha i requisiti e rispetta la legge, allora non sarebbe un problema. Quello che è inaccettabile è costruire un percorso ad hoc specifico per loro. Il Paese è governato da Giorgia Meloni e dal centrodestra. In una città simbolo come Milano non si può permettere che questo avvenga, sarebbe un arretramento nei confronti di chi, ogni giorno, lavora per la legalità. Non ci possono essere pezzi di istituzioni che remano contro.
Porterete la questione anche all'attenzione della Regione?
Coinvolgeremo anche l'istituzione regionale affinché ci sia un'espressione esplicita contro questa porcheria. Non possiamo permettere che sul territorio lombardo ci siano delle città che si muovono in questo modo, con percorsi paralleli rispetto a quelli ordinari previsti per tutti. Ci sarà sicuramente un'iniziativa da parte nostra a livello regionale perché Milano non è una Repubblica autonoma ma un Comune che fa parte della Lombardia. Siamo preoccupati per quello che sta accadendo perché rischia di diventare un precedente e di causare un effetto domino che sarebbe devastante.
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