Milano
Salone Libro, il Comune non investe. Da Torino una valanga di fondi
Ecco anche i contributi del Comune di Milano a Tempo di Libri: 15mila euro. Il Comune di Torino dà al Salone oltre 1 milione. Quale è il modello migliore?
di Fabio Massa
Il Comune di Milano non ha dato un euro a Tempo di Libri. Iniziamo con questo dato - abbastanza eloquente - per capire che cosa succederà nel futuro prossimo e anteriore, alla rassegna milanese. Additata come flop storico in contrapposizione al grande successo di Torino. La scorsa settimana (LINK) su Affaritaliani.it Milano raccontavamo di quanto avesse speso Regione Lombardia: per la precisione un totale di 50mila euro di contributo pubblico, tramite un bando realizzato in fretta e furia, e 100mila euro circa per realizzare il (bel) padiglione multimediale nel cuore della fiera del libro milanese. La settimana precedente avevamo raccontato (LINK) dei contributi che invece danno il Comune di Torino e la Regione Piemonte al Salone del Libro (sbagliando riprendemmo i dati di un blog: ora abbiamo quelli ufficiali, che non solo confermano ma anzi avvalorano ulteriormente la tesi). E allora, mancava un dato, quello di Milano. Palazzo Marino dà esattamente zero euro tramite bando. E ha speso circa 15mila euro per realizzare il proprio padiglione, del Sistema Bibliotecario Milanese, peraltro enorme e con un luogo ad hoc per le esibizioni e le conferenze. E Torino? Ricordiamolo: un milione e 15mila euro. Milano: 15.000. La Regione Piemonte: un milione e 484mila euro. Il totale Regione Piemonte più Comune di Torino è 2 milioni e mezzo di euro, mal contati. Il totale di Regione Lombardia più Comune di Milano dà 165mila euro. Ma c'è di più. Perché nell'ultimo bilancio disponibile, quello relativo al 2015 (LINK), tra i crediti che portano il bilancio della Fondazione per il libro in pareggio, ci sono un milione e mezzo di contributi della Regione Piemonte, 830mila euro del Comune di Torino, 200mila euro di CRT (che altri non è che la Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino: ovvero Unicredit), 240mila euro dalla Compagnia di San Paolo (ovvero Intesa San Paolo). La Compagnia di San Paolo ha dato per l'edizione 2015 del Salone del Libro euro 690mila. Meritorio, poiché si sostiene la cultura. Ma visto che il successo delle manifestazioni dipende anche da quanti fondi si mettono in campo, è evidente che c'è una disparità non da poco tra le due situazioni.
Poi c'è la questione dei biglietti omaggio. Ma qui si entra nel campo dei rumors, perché i dati ufficiali sono un po' come le vendite reali dei giornali: ultrasegrete. Però qualche inside gira: a Milano di biglietti omaggio non ne sarebbero proprio stati dati, salvo quelli strettamente istituzionali e gli accrediti ai giornalisti. A Torino, invece, ci sarebbero stati 25mila biglietti "comprati" dalla Compagnia di San Paolo. Altri 40mila sarebbero stati in omaggio. Le scuole hanno ricevuto anche 15 euro a studente da spendere all'interno della kermesse: di fatto un incentivo non da poco. Di certezze non ce ne sono, su questi dati. Ma se fossero veri, vorrebbe dire che solo in biglietti omaggio Torino ha "precettato" tanti visitatori quanti ne ha fatti Milano. Ecco, appunto, Milano. Della Fabbrica del Libro non sono ancora stati depositati i bilanci alla Camera di Commercio. Quindi bisognerà aspettare per fare i conti in tasca esattamente a Milano. Tuttavia qualche numero (come si è visto, c'è già). E la scelta pare tutta politica: meglio una manifestazione di successo corroborata con abbondanti fondi pubblici o una kermesse in tono più basso che però sta in piedi da sola? Alla politica l'ardua sentenza.