Milano

Salva Milano, il giorno più difficile dell'Amministrazione Sala

In un consiglio comunale infuocato l'assessore Bardelli spiega i motivi delle sue dimissioni e il sindaco Sala tenta una difesa della propria visione di rigenerazione urbana. Ma le opposizioni sparano ad alzo zero

di redazione

Salva Milano, il giorno più difficile dell'Amministrazione Sala

Il giorno più difficile per l’amministrazione di Milano si apre in Consiglio Comunale con l’intervento del sindaco Beppe Sala in un difficile equilibrio tra il giustificare l’abbandono del sostegno al Salva Milano e  la difesa della visione di rigenerazione urbana, oggi pesantemente gravata dalle ombre di favoritismi e affarismi sollevate dall’inchiesta della procura.

Sala accusa la politica di avere di fatto abbandonato il Salva Milano ben prima dell’esplosione della vicenda giudiziaria che ha portato all’arresto dell’ex dirigente all’urbanistica Giovanni Oggioni.

Il sindaco rivendica la differenza tra l’azione della magistratura e gli interventi urbanistici che hanno seguito. Parla di “una interpretazione delle norme applicata per più di dieci anni,  tempo nel quale l’amministrazione comunale ha vinto numerosi ricorsi”. Resta però la decisione di non sostenere più quel decreto Salva Milano che avrebbe dovuto fare chiarezza una volta per tutte e l’obiettivo diventa il  nuovo piano regolatore, che dovrà consolidare il piano casa.

Dal pubblico si alzano contestazioni, ma cala invece il silenzio quando prende la parola l’assessore alla casa Guido Bardelli, che ha già consegnato nella mani di sala le sue dimissioni. Un intervento, il suo, che non tocca né la politica, nè l’inchiesta che lo vede indagato. Bardelli parla di tre necessità per le quali le ssue dimissioni sono la risposta: la serenità dell’amministrazione, la tutela della riservatezza delle conversazioni private ora date in pasto al pubblico, la tutela delle persone care attorno a lui.

Da questo momento non sarà lui l’oggetto del dibattito, ma il sindaco stesso, con fuoco alzo zero da sinistra e da destra.

Verdi e centrodestra all'attacco di Sala

Il Verde Carlo Monguzzi, chiede che il nuovo assessore sia uno degli urbanisti contrari al salva Milano e afferma che la retromarcia del primo cittadino non è motivata a causa di “una mela marcia”, ma perché il Pd avrebbe fatto mancare il sostegno al Senato. Monguzzi accusa il metodo Sala di avere concesso troppo potere al funzionario arrestato: storture che richiedono risposte politiche, prima che debba scendere in campo la magistratura. Per quanto riguarda il piano regolatore, prima  va fatta chiarezza.

Non si fa sfuggire l’occasione l’opposizione di centrodestra. L’affondo di Riccardo Truppo di Fratelli d’Italia  è tutto per il sindaco: il Salva Milano può andare avanti, ma lui si deve dimettere: “Avete il coraggio di dire che siete in grado di amministrare nel momento in cui avete gettato la città nel caos?”

Luca Bernardo, che sfidò Sala in campagna elettorale, nel suo ruolo di capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, va oltre il caso e l’inchiesta, per tracciare un profilo fallimentare di tutta la politica dell’amministrazione Sala: “Milano è una città abbandonata dal suo governo, un città che ha conosciuto un progressivo declino. Soffre di una gestione fallimentare della mobilità, della sicurezza, dell’urbanistica. Dobbiamo uscire da qui dando certezza a imprenditori e cittadini che nulla si fermerà”. Tra le sue mani i fogli di una mozione di sfiducia.

 







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