Terremoto in Lega Nord: mozione di sfiducia a Boni
Matteo Salvini vuole cambiare il volto della Lega Nord a Milano. E parte con una mozione di sfiducia nei confronti del segretario metropolitano Davide Boni
di Fabio Massa
Come preannunciato ieri da Affaritaliani.it Milano, l'ultima battaglia è arrivata. Quella che cambierà - nelle intenzioni del segretario federale Matteo Salvini - il volto della più importante "piazza" della Padania, ovvero Milano. Una piazza difficile, difficilissima. Qui la Lega Nord non ha mai sfondato ma è qui che Roberto Maroni esercita il suo potere. Un Maroni con il quale Salvini non ha rapporti idilliaci al punto da aver incrociato dichiarazioni acuminate come lame alcune volte in pubblico e moltissime volte in privato. E quindi, ora nel mirino di Matteo Salvini c'è Milano. E il suo segretario metropolitano, ovvero quel Davide Boni che non ha mai avuto un rapporto di amicizia con Gianni Fava, ma che di Gianni Fava è stato sostenitore al congresso che ha incoronato nuovamente Matteo Salvini. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano, il 7 luglio scorso è stata presentata una mozione di sfiducia nei confronti di Boni. A firmarla prima di tutto Stefano Bolognini, il vicesegretario salviniano doc, poi Stefano Bonizzi, Aldo Lettieri, Carlo Goldoni (famoso per lo spot elettorale "più Goldoni per tutti", il presidente di municipio di zona 4 Paolo Guido Bassi, la consigliera comunale Laura Molteni, il presidente del municipio di zona 2 Samuele Piscina e Piermario Sarina.
Secondo la mozione di sfiducia, Boni non si sarebbe adoperato per coordinare e raccordare i consiglieri comunali con i consiglieri di zona e gli organi del partito. Gli amici di Boni fanno notare però - e questa sarà prevedibilmente la linea di difesa - che ogni 15 giorni la segreteria provinciale è stata convocata. Inoltre, e questa è l'altra contestazione, Boni non avrebbe perseguito l'unità del movimento in base alle direttive emerse dall'ultimo congresso federale. Tradotto: non è salviniano. Boni, per parte sua, non commenta. Così come non commenta il suo possibile successore, l'imprenditore Gianmarco Senna, dato come favorito di Salvini in caso di siluramento di Boni, che comunque pare intenzionato a resistere alla cacciata. In caso di esordio di Senna alla segreteria si riaprirebbero i giochi anche sulle candidature alle regionali. C'è infatti chi storcerebbe al naso a che il segretario corra in una gara per le preferenze che - per il suo ruolo politico - lo vedrebbe evidentemente favorito.