Tutti pensano a EMA. E la Rai? Addio via Mecenate. Ecco cosa succede
"L'Ema sarebbe un volano per Milano", affermano Sala e Maroni. Eppure, in passato, un simile coro si era avuto con l'idea dello spostamento della Rai a Milano
di Fabio Massa
Sono tutti concentrati su Ema, l'agenzia del farmaco. "Sarebbe un volano per Milano", affermano a ogni piè sospinto le istituzioni, da Beppe Sala a Roberto Maroni. Eppure, nel recente passato, un simile coro si era avuto con le ipotesi di ampliamento della produzione RAI a Milano. A esprimere interessamenti di vario tipo non erano Maroni e Sala, ma Formigoni, e Moratti, e Pisapia, e Podestà, quando ancora la Provincia non era il cadavere con rari sussulti di vita di oggi. Poi, il silenzio. Forse l'assenza del centro di produzione RAI in zona CityLife è stata la sconfitta più grande della giunta Moratti. Forse l'assenza del centro di produzione RAI in zona Expo è stata la sconfitta più grande di tutta la classe dirigente milanese tra il 2013 e oggi, nessuno escluso. A crederci all'ampliamento, fin dall'inizio, è stato Vinicio Peluffo, parlamentare di Rho, membro della vigilanza. Uno di quei "signori" della politica che raramente appaiono sulla scena. E che strappano non solo consensi, ma anche risultati in trattative complicate. Peluffo aveva operato fortemente per tutelare la Rai di Milano e per investire sul potenziamento del centro di produzione. Da parte dell'ex dg Gubitosi, c'erano stati impegni ma atti concreti zero. Da parte del suo successore, il renzianissimo (dalla nomina al siluramento, tutto per mano del Matteo fiorentino) Campo Dall'Orto, c'era stato qualche impegno concreto, tavoli aperti seriamente in azienda. Poi però, l'addio di Campo Dall'Orto ha rimescolato nuovamente le carte. E i sindacati hanno saputo, per via informale, che altro che potenziamento del centro di produzione RAI. Già tanto mantenere le sue stesse dimensioni, visto che in via Mecenate il contratto è ormai rescisso e tra due anni la RAI se ne deve andare. Il tutto mentre Mediaset chiude Roma a favore di Milano, seguendo l'esempio di Sky. Insomma, mentre tutti fanno valigie dalla Capitale per andare in una città europea, la RAI va in direzione inversa (e ostinata). Ecco quindi che Vinicio Peluffo, di fronte a queste ipotesi, ha chiesto conto al nuovo dg Orfeo in audizione in Vigilanza che cosa ne pensasse. "Per quanto riguarda la presenza Rai al centro di produzione di Milano, c’erano una serie di impegni del direttore Gubitosi, che poi sono stati ripresi in mano e rilanciati ex novo da Campo Dall’Orto - ha chiesto Peluffo - Ho visto che in un recente incontro dei sindacati con l’azienda su questo c’era un punto di domanda: vorrei capire se l’azienda vuole mantenere i propri impegni. Faccio questa domanda, perché il tema è sì anche il centro di produzione Rai di Milano, ma in particolare capire come intende muoversi l’azienda, cioè se ogni volta si riparte da zero o gli impegni che sono stati presi vengano poi mantenuti".
Orfeo ha rassicurato. "Il centro di produzione di Milano è datato ormai e ha due insediamenti produttivi: lo storico di corso Sempione, di proprietà della Rai, che però ha una dotazione limitata di studi, e quello affittato a via Mecenate con contratto fino al 2019, studi per circa 5.100 metri quadrati suddivisi tra cinque platee. Ovviamente, non sfugge a nessuno la strategicità della presenza di Rai a Milano". E fin qui, lo stato di fatto (anche se sulla strategicità della presenza RAI a Milano ne sono piene le cronache). "Al momento, stiamo valutando due possibili ipotesi, visto che bisogna liberare gli insediamenti di via Mecenate alla scadenza del contratto, tra due anni - ha spiegato Orfeo - una interna di ristrutturazione e potenziamento dell’immobile di proprietà a corso Sempione, con rientro di gran parte dell’attività svolta all’esterno; individuazione di possibili soluzioni esterne alternative all’insediamento in fine locazione, insieme a una ristrutturazione più leggera del centro di produzione". Insomma, o si potenzia corso Sempione o si ristruttura "light" e si compra qualcosa d'altro in giro per la città. "Una volta ricevute le proposte, sarà nostro compito valutarle e poi sottoporle agli organismi competenti", assicura Orfeo. Quando? Per ora non è dato saperlo. Ma se la RAI davvero è strategica per Milano (e viceversa), forse è ora che tutta la politica meneghina inizi a pensare davvero di alzare la testa e pure la voce.