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Dakar 2018, Sainz e Cruz in testa. Ma che sfide!
Colpi di scena a ripetizione e senza soluzione di continuità. Almeno 50 chilometri di dune di sabbia soffice, oltre a vari tratti trasformati in pantano dalla p
E’ la Dakar dei colpi di scena a ripetizione e senza soluzione di continuità. Non vi è dubbio, è la Dakar più dura del decennio sudamericano e ogni giorno l’imprevisto, quando la sfida diventa così difficile, tende… al peggio.La prima frazione della tappa Marathon, con i concorrenti al bivacco (ma non i loro assistenti e neppure i pezzi di ricambio), è un salto nel buio e dunque ritmo e aggressività calano di tono.
Spesso è anche una frazione che tollera una certa omogeneità. Ad esempio può essere lunga ma non impossibile. Non è stato, questo, il caso della La Paz-Uyuni, 750 chilometri di lunghezza, con la “speciale”di 425 chilometri e un campionario di insidie davvero completo. Forse un po’ troppo, ma il termine “troppo” - in quello che è il “Rally avventura” per definizione - è quantomeno desueto.
I numeri non danno la giusta idea, e per capire veramente cos’è la mezza Marathon occorre ricorrere ad altri dati: la lunghezza del trasferimento all’alba, la pioggia e quelle circostanze che nessuno vorrebbe aspettarsi, neppure gli amanti della “vera” Dakar.Nella fattispecie, almeno 50 chilometri di dunette di sabbia soffice, un’autentica perfidia, oltre a vari tratti trasformati in pantano dalla pioggia battente.
È in uno di questi che, per evitare un motard, si fionda Stephane Peterhansel, primo alla vigilia in classifica generale con un margine rassicurante. La 3008 DKR Maxi colpisce una pietra nascosta nella melma, cedono un ammortizzatore e il triangolo della sospensione posteriore sinistra. Ed è tappa marathon. Le assistenze sono già sulla strada di Tupiza.
Arriva Cyril Despres, un passato di meccanico e qualche pezzo a bordo, e i due equipaggi si mettono al lavoro. Ci vorranno quasi due ore, al termine delle quali Peterhansel e Cottret scivolano in terza posizione della generale, ancora in corsa ma fortemente penalizzati.
Non è giusto né corretto dire che Carlos Sainz abbia approfittato della situazione. Abbiamo già notato come il matador abbia improvvisamente cambiato attitudine e, quasi contronatura, mitigato gli indomabili ardori della sua classe.
Sainz e Cruz corrono tenendo un ritmo elevato, ma limitando al massimo i rischi. Il vantaggio di cui possono godere è nella competitività della 3008 DKR Maxi, vettura duttile e molto performante, in qualsiasi situazione di terreno e tattica.
Con la doppietta di metà Dakar, Sainz e Cruz rilevano la posizione di Stephane Peterhansel e vanno in testa alla Dakar 2018 acquisendo di fatto i privilegi che sono stati del campione in carica.
Hanno un vantaggio notevole sull’inseguitore storico, Al Attiyah, e possono contare sul supporto dell’intero Team Peugeot Total, in particolare sulla già dimostrata disponibilità di Despres e Peterhansel.
Lo spirito della tappa Marathon vive nelle macchine chiuse nel parco lavoro del Cuartel Militar de Uyuni, sede del bivacco di metà Rally. Nessuno, a parte i piloti e i navigatori, ma più esattamente tutti i concorrenti, può toccarle. Non una sola chiave può entrare, non un solo pezzo di ricambio.
La notte di Uyuni è fredda, ma difficilmente il parco sarà silenzioso durante la notte che prelude all’ottava tappa, seconda frazione Marathon. Destinazione Tupiza, 500 chilometri di prova speciale. E la Dakar continua.