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Opel Kadett-E: 40 anni di innovazioni e successi

Redazione Motori

Dall'introduzione nel 1984 alla transizione alla Astra nel 1991, la Opel Kadett-E segna un'era con innovazioni tecniche e successi

La Opel Kadett-E, presentata nell'agosto 1984, rappresentava la quinta generazione del modello Kadett del Dopoguerra

e manteneva alcuni elementi del modello precedente nonostante un design esterno innovativo, con una carrozzeria cuneiforme e dettagli come spigoli arrotondati, paraurti integrati e l'assenza di grondaie. Questo modello continuava la tradizione della Kadett-D offrendo una carrozzeria aerodinamica, un abitacolo spazioso, motori moderni e trazione anteriore. Nonostante dimensioni esterne simili al modello precedente, la Kadett-E era leggermente più larga e offriva un bagagliaio di grande capacità, che poteva essere ulteriormente ampliato ripiegando il sedile posteriore. Un focus particolare fu posto sull'aerodinamica, con oltre 1.200 ore di test in galleria del vento, risultando in un coefficiente di penetrazione aerodinamica (Cx) molto basso, che raggiungeva 0,30 nella versione sportiva GSi. La versione station wagon aveva un Cx di 0,35, evidenziando l'efficacia del design in termini di prestazioni aerodinamiche.

All'inizio, la Opel Kadett-E e la sua controparte inglese, la Vauxhall Astra, furono lanciate con due sole varianti di carrozzeria: berlina due volumi e station wagon. Grazie alla combinazione di tre diversi motori (1.200 da 55 CV, 1.300 da 75 CV e 1.600 Diesel da 55 CV) e tre allestimenti, furono disponibili per il pubblico italiano 9 versioni diverse (4 berline e 5 station wagon), oltre a un modello commerciale, con prezzi che partivano da 11.582.000 Lire. I motori erano l'ultima generazione dei monoalbero Opel, simili a quelli usati sulla Kadett-D, con monoblocco in ghisa e testata in lega leggera. Per l'Italia, furono scelte le versioni più potenti, e poco dopo fu introdotta la sportiva GSi con motore 1.800 tipo 18 SE ad iniezione da 115 CV.

La Kadett-E manteneva la configurazione meccanica della generazione precedente, con motore trasversale, trazione anteriore e un cambio a 5 marce. Le sospensioni anteriori erano del tipo McPherson con una variante che eliminava la necessità di una barra anti-rollio, mentre quelle posteriori erano costituite da bracci longitudinali stampati, collegati da una trave che fungeva anche da stabilizzatore. L'impianto frenante era misto, con servofreno su tutte le versioni. La station wagon, grazie alla presenza di stabilizzatori sia anteriori che posteriori, divenne rapidamente la versione più popolare in Italia, con una capacità di carico fino a 595 kg, combinando leggerezza di guida e comfort.