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Roma, 9 set. (Adnkronos) - Luigi Marattin lascia Italia Viva. Il deputato renziano annuncia l'addio dopo settimane di tensioni dopo il riavvicinamento di Matteo Renzi al centrosinistra. Una scelta che per Marattin e diversi dirigenti territoriali sarebbe dovuta passare attraverso un congresso, come messo nero su bianco in un documento. Oggi l'ufficializzazione dell'addio, il lancio di una fondazione 'Orizzonti liberali' che ha come obiettivo quello di aprire la strada a un partito liberal democratico sotto il 'segno' di Mario Draghi. "Altri colleghi parlamentari lasceranno Iv? Chiedete a loro. So che tra qui e i prossimi giorni centinaia di dirigenti territoriali lasceranno Iv. Alcuni giù usciti, come l'unico sindaco di Iv in Emilia Romagna", dice Marattin. Un 'esodo' che viene ridimensionato da fonti Iv: "I numeri delle persone che hanno seguito Luigi Marattin, sia per quanto riguarda i dirigenti che gli iscritti, sono: 1 parlamentare su 16, 0 consiglieri regionali su 19, 11 membri dell’ assemblea nazionale su 350, un centinaio di iscritti su 24.000". E ancora prima della conferenza stampa alla Camera con cui Marattin ha formalizzato l'addio a Iv e il passaggio al gruppo Misto, la coordinatrice del partito di Renzi, Raffaella Paita, ha 'bruciato' l'ex-collega e smentito il no al congresso richiesto."Un documento firmato da Luigi Marattin e alcuni dirigenti territoriali chiedeva di ratificare la linea politica di Italia Viva dentro un congresso e non solo dentro l’Assemblea Nazionale dove i numeri sono schiaccianti a favore della linea del Presidente Nazionale. Appena Renzi ha accettato la richiesta di fare un altro congresso, il secondo in meno di un anno, alcuni degli amici guidati da Marattin hanno preferito lasciare Italia Viva", sottolinea Paita. Una 'fuga', secondo Paita, dettata dalla presa d'atto che "sapevano benissimo come sarebbe finita in Assemblea il prossimo 28 settembre e come sarebbe finito il Congresso e purtroppo hanno preferito evitare la democrazia interna. In bocca al lupo a chi se ne va e pieno rispetto per le scelte di tutti: anche le dimissioni di oggi confermano che la scelta di costruire un nuovo centrosinistra è faticosa per tanti di noi. Ma assolutamente necessaria perché battere questa destra è possibile". Per Marattin le cose non stanno ovviamente così, a partire dal congresso che "si indice quando un presidente si dimette". "E' con forte dispiacere -spiega Marattin alla Camera insieme e a 4 dirigenti territoriali in uscita da Iv- ma con altrettanto forte convincimento che annunciamo il nostro addio alla comunità di Italia Viva. Le uscite da Iv sono già iniziate nei giorni scorsi. Per molti di noi questa non è solo la fine di un percorso durato 5 anni, ma di un percorso molto più lungo con Matteo Renzi. Mi sono dimesso dal gruppo Iv per aderire al gruppo Misto". "Noi non condividiamo la scelta fatta e compiuta di aderire al campo largo. Nel metodo e nel merito. Nel metodo perché una scelta del genere deve essere presa in un congresso", aggiunge ricordando che l'ultimo congresso aveva sancito la posizione terzopolista di Iv. "Assistiamo poi che nel campo largo c'è chi dice che è meglio che Iv non entri: non è questo l'esito che merita la comunità di Iv, farsi dire no da M5S e Fratoianni". Nel merito "questa è una scelta che non condividiamo perché noi siamo convinti che le posizioni del campo largo siano antitetiche a quelle che hanno costituito la cifra del renzismo".Quanto al futuro Marattin mette in chiaro che non aderirà ad Azione ma invita il partito di Carlo Calenda a partecipare al cantiere per la costruzione di un partito liberal democratico. "A Bruxelles è in corso la conferenza stampa di divulgazione del rapporto Draghi. A questo punto, nel panorama politico italiano, non c'è un partito che abbia quell'agenda lì. Tutto quello che aveva costituito il programma del fallito Terzo Polo e che vede in un partito liberal democratico riformatore il suo specchio politico, quel campo è sguarnito in Italia" e per questo "la nostra decisione è quella di fondare una fondazione, Orizzonti Liberali". "Non facciamo un partito, perché i partiti sono una cosa seria. Intanto sabato 14 settembre a Milano la fondazione vedrà il primo passo di un percorso che non sarà facile nè immediato ma che è necessario per arrivare a quel partito liberal democratico che oggi in Italia non c'è. Lunedì esce un mio libro che spiega perchè c'è bisogno di un partito del genere nel nostro Paese". E conclude: "Renzi resta un gigante dal punto di vista politico. Io credo che sia legittimo pensare che il bipolarismo abbia vinto e che quindi la strada sia quella di moderare uno dei due poli, credo sia una posizione legittima ma assolutamente sbagliata. Quello che contesto a Matteo è che quella scelta doveva passare attraverso un percorso interno".




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