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Atreju, chi è il personaggio amato da Meloni che dà il nome alla festa di FdI

Di Giuseppe Vatinno

Parte la festa dei giovani di FdI, ma da dove viene il nome dell'evento? Ecco chi è Atreju, il personaggio amato dalla premier

Atreju, ecco da dove viene il nome dell'evento di Fdi. La storia del personaggio fantasy amato da Meloni

È iniziata la tradizionale festa giovanile di Fratelli d’Italia, Atreju, che si svolge quest’anno nei giardini prospicenti Castel Sant’Angelo, a Roma e a cui sarà presente anche Elon Musk, il proprietario di X. Una tradizione che data il 1998 e che è organizzata da sempre dai giovani del partito prima come “Azione Giovani” (Alleanza Nazionale) ed ora da “Gioventù Nazionale” (FdI). Ma come mai si chiama così, con un nome così desueto?

Il riferimento è a Atreju è un bambino “Pelleverde”, uno dei personaggi principali de “La storia infinita” (1979), uno dei protagonisti del romanzo dello scrittore tedesco Michael Ende e poi nella versione cinematografica (1984) di Wolfgang Petersen, che porta lo stesso titolo. Vive in una tenda, come tutti i membri del suo popolo, ed è orfano perché i suoi genitori sono stati uccisi da “Bufalo di Porpora” alla cui caccia si dedica. Atreju nella lingua dei Pelleverde significa “figlio di tutti” e con questo nome affronterà le sue avventure in Fantàsia, la terra immaginaria in cui si svolge il romanzo e il film.

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Si tratta di un territorio illimitato per cui non esistono mappe. Anche il Tempo si comporta stranamente su Fantàsia: esso scorre diversamente a seconda dei luoghi e della volontà dei personaggi. Atreju è impegnato nella lotta contro il grande nemico di questo Regno fantastico, “il Nulla” che vuole distruggere Fàntasia. Gli altri due personaggi sono Bastiano (poi chiamato Fiordiluna) che dà inizio alla storia leggendo un libro e il drago Fùcur che salva Atreju dalle Paludi della Tristezza.

Atreju non può non ricordare un'altra grande saga epica amata dalla destra ed in particolare da Giorgia Meloni cioè “Il Signore degli Anelli” e “Lo Hobbit”, le due opere fantasy dello scrittore britannico J. R. R. Tolkien, di cui è in corso una mostra alla galleria Nazionale di Roma organizzata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L’interesse della destra per il genere Fantasy è confermato dal fatto che il Fronte della Gioventù dal 1977 al 1981 organizzò gli originali “Campi Hobbit”. 

Tra i fondatori il politologo Marco Tarchi e il politico Umberto Croppi. Poi negli anni ’90 dello scorso secolo ci furono altri Campi Hobbit, che cercarono di replicare gli originali e a cui partecipò anche Giorgia Meloni. In questi raduni si discuteva di condizione femminile, disoccupazione, problemi giovanili, di ecologismo e lì fece la sua prima comparsa la croce celtica che divenne poi uno dei simboli caratteristici dei giovani missini. I campi Hobbit furono un po’ la declinazione giovanile del tradizionalismo evoliano che affondava le sue radici nell’esoterismo magico.

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Da giovane la leader di Fratelli d’Italia aveva un blog sul provider Geocities che funzionava con il simbolo #Italia. La rete sottostante era Undernet. La Meloni aveva allora solo 21 anni e nel blog diceva di occuparsi di “fantasy e musica irlandese”, quindi celtica. Ma perché la destra ama questo tipo di cultura? Una prima spiegazione è che tra i suoi valori fondanti c’è la fantasia, l’immaginario, la magia, una visione lontana da quella materialistica della sinistra. Spirito contro materia, fantasia contro razionalità, caos creativo contro ordine.

Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können”. “Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante”, scrive un filosofo assai caro alla destra, Friedrich Nietzsche nella prefazione a “Così parlò Zarathustra”. E quindi, questa una seconda ragione, tradizionalismo contro innovazione, culto di una “età dell’oro” perduta contro il mondo moderno secondo la visione del filosofo francese Alain de Benoist che teorizzò una nouvelle droite (“nuova destra”) antimodernista e nazionalista peraltro vicino alla concezione del filosofo e pittore italiano Julius Evola.

I suoi libri sono stati letti da generazioni di attivisti, compresa Giorgia Meloni. “Rivolta contro il mondo moderno”, “Cavalcare la tigre”, “Metafisica del sesso”, “Gli uomini e le rovine”, “Il Cammino del Cinabro” sono tra i titoli più noti.