Politica

Ballottaggi? Gl italiani preferiscono fare un salto al mare che alle urne

Di Massimo Falcioni

Secondo round elettorale in due settimane per eleggere sindaci e consigli comunali si giocherà in 101 città anche se è sulle 14-15 città medio grandi

Di nuovo alle urne per i ballottaggi. Gli italiani preferiscono un salto al mare che tornare alle urne

Dopo le elezioni europee dell’8-9 giugno che hanno incoronato FdI e Pd primo e secondo partito in Italia ma dove il 50,3% (+6,4% rispetto alle precedenti europee) ha disertato le urne adesso tocca ai ballottaggi in programma domenica 23 giugno e lunedì 24 giugno. Questa volta il voto servirà a stabilire chi diverrà sindaco tra i due candidati che al primo turno dell’8-9 giugno scorso hanno attenuto più voti. Al ballottaggio sono i due candidati, per ogni comune, che hanno avuto più preferenze senza però riuscire a raggiungere la soglia del 50% +1. Al ballottaggio sarà sufficiente prendere più voti del proprio avversario, senza la necessità di raggiungere una specifica soglia percentuale.

Non c’è grande attesa, anzi a dirla tutta c’è un senso di forte “stanchezza” e si prevede una affluenza sotto il 50%, con poche eccezioni che confermano la regola degli italiani delusi e sempre più distanti dalla politica e dai suoi giochi. Detto in altro modo, la maggioranza degli italiani è sfiduciata, convinti che chiunque vinca alle urne, anche nei comuni e nelle regioni, tutto resterà come prima.

Poi, comunque, dati del voto nazionale dell’8-9 giugno alla mano, in Italia sta faticosamente riemergendo il bipolarismo centro-destra/centro-sinistra con Fdl dominante nella prima alleanza e con il Pd tornato perno nella seconda alleanza. I “pronostici” su questo ballottaggio la dicono lunga sull’aria che tira oggi nel Belpaese: solo 1 ballottaggio su 4 vede ribaltati gli esiti del primo turno e, solo per fare due esempi, non pare essere questo il caso di Firenze a differenza di quel che potrebbe accadere a Urbino, dove la nuova coalizione a guida Pd è stata in grande ripresa l’8-9 giugno e potrebbe tornare a governare la città di Raffaello. Insomma, eccezioni a parte più o meno politicamente significative, sono finiti i tempi delle Regioni e dei comuni  non contendibili, sono finiti i tempi dei “fortini”, rossi o neri fa lo stesso. In un quadro internazionale ad alta tensione, specie per le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, con Putin che ha appena rilanciato l’alleanza della Russia con la Corea comunista di Kim Jong-un, in Italia il governo Meloni ha accelerato sulle riforme del premierato e dell’autonomia differenziata (che è legge) esibendole, proprio in vista dei ballottaggi, come grandi conquiste.

Tuttavia, con le opposizioni – PD in testa- sul piede di guerra, la strada per concludere sul premierato è ancora lunga e in salita e serviranno, oltre ad altre votazioni parlamentari, quasi certamente anche il referendum, con tutti i rischi conseguenti per Meloni e il suo governo, un vero e proprio boomerang come accaduto per l’ex premier Matteo Renzi nel 2016. Riforma del premierato e autonomia differenziata non sono questioni di lana caprina. Tuttavia, qui oggi, dopo le elezioni europee dell’8-9 giugno e a poche ore dai ballottaggi, queste due importanti riforme sono usate anche strumentalmente dalle opposizioni, Pd della rilanciata Elly Schlein in testa. Questo secondo round elettorale in due settimane per eleggere sindaci e consigli comunali si giocherà in 101 città anche se è sulle 14-15 città medio grandi (in primis 12 capoluoghi di provincia) che si giocherà questa nuova e sbiadita partita tra centrodestra e centrosinistra. Non è difficile prevedere che gli italiani preferiranno una giornata di vacanza al mare  che tornare ancora alle urne per questi ballottaggi che, qualunque sarà il risultato, lasceranno, nella sostanza, tutto come prima.