Politica
Migranti, parla l’attivista per i diritti umani di destra: "Basta irregolari. Sì all'integrazione"
Claudia Conte parla con Affari: in prima linea per il terzo settore e per l'immigrazione ma anche per l'empowerment femminile nel cinema e nelle arti
Dall'immigrazione al no profit, passando per il cinema e l'editoria. L'intervista a Claudia Conte
Attivista per i diritti umani, impegnata nel terzo settore, conduttrice e convinta sostenitrice della cultura, Claudia Conte ha fondato Far from Shallow, società benefit operante nel comparto della sostenibilità. Ella promuove anche i 17 Obiettivi dell’Agenda ONU 2030 attraverso progetti di utilità sociale in collaborazione con le principali realtà istituzionali: da Palazzo Madama a Montecitorio, da Bruxelles al Vaticano, passando per le sedi diplomatiche e le emittenti televisive.
Presente nel cda della Fondazione Marini San Pancrazio di Firenze, portavoce di Assobenefit e nel comitato scientifico dell’Academy Spadolini, Conte è volto di rassegne cinematografiche, mostre, premi ed eventi di beneficenza per enti del terzo settore come Unicef, Fondazione Bambino Gesù e Comunità di Sant’Egidio. Inoltre è autrice di romanzi di successo presentati al Salone internazionale del libro di Torino, avendo, nella sua carriera, ricevuto oltretutto diversi riconoscimenti per il suo impegno nel sociale: dall’Oscar dei Giovani in Campidoglio al Premio Eccellenze Italiane in Senato. Infine è produttrice e volto di Women in Cinema Award presso la Mostra del Cinema di Venezia e la Festa del Cinema di Roma, giunto alla sua settima edizione.
Quali sono state le motivazioni del suo impegno ormai da anni nel sociale? Tutto ebbe inizio…
Sicuramente contesto familiare e sociale hanno influito molto. Sono cresciuta in un piccolo paese del sud Italia, dove non tutto va sempre come dovrebbe andare. Mia nonna e mia madre mi hanno trasmesso l’amore per i più deboli, l’educazione cattolica e la generosità. Mio nonno, operaio, faceva due lavori per mantenere la famiglia e mi ha insegnato con il suo esempio l’importanza del sacrificio. Da mio papà poliziotto ho appreso poi il forte senso dello Stato e della Giustizia.
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Così insieme a me sono cresciuti i valori della solidarietà, la lotta contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne e dei bambini e il non arrendersi di fronte all’illegalità, imposta dalle mafie soprattutto in certi contesti. Ho sempre sentito forte la vocazione verso il sociale e la consapevolezza che ero nata per cercare, umilmente ma appassionatamente, nel mio piccolo, di contribuire a cambiare il mondo.
Attivista per i diritti umani. Per lei che lo vive in prima persona e ne è parte attiva quanto è importante il terzo settore oggi?
Una Nazione come l’Italia, che ha nel proprio dna la matrice culturale oltre che salde radici cattoliche, non può non considerare il terzo settore come linfa vitale di una società evoluta, equa e sostenibile. L’Italia è il Paese europeo con la più rilevante economia sociale e ritengo che questo sia un patrimonio prezioso.
Secondo l'ISTAT, il no profit in Italia conta 330mila realtà, 5,5 milioni di volontari e 778mila dipendenti. Credo sia il volto più bello dell’Italia, quello inclusivo e solidale, che aiuta a superare la deriva individualistica e materialistica dettata dalla globalizzazione, dal consumismo e della tecnocrazia e a preservare il senso di identità comunitaria e di sviluppo umano. Il terzo settore svolge un ruolo fondamentale ed è un argine solido che richiede attenzione e adeguati sostegni da parte delle Istituzioni.