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Politica
Guerra Ucraina e sanzioni europee: non solo imprenditori russi, colpiti anche i familiari estranei. Consiglio Ue al bivio

Vladmir Zelensky e Vladimir Putin

Consiglio Ue, al bivio sulle sanzioni ai familiari senza legami con il Cremlino 

Le sanzioni Ue imposte a partire dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina avevano l’obiettivo di colpire imprenditori e uomini d’affari russi ritenuti vicini al Cremlino. Tuttavia, sono stati colpiti anche familiari estranei rispetto alle vicende politiche ed economiche russe. Dall’esclusione dalla Formula 1 del pilota Mazepin, figlio di un uomo d’affari di origine russa, tre casi di familiari colpiti dalle sanzioni pur non avendo alcun legame con il conflitto in Ucraina


A pochi giorni dalla decisione del Consiglio dell’Ue sul rinnovo delle sanzioni ai soggetti vicini al Cremlino, torna d’attualità il dibattito sulle misure restrittive ai familiari di imprenditori che non sono coinvolti nelle vicende politiche ed economiche russe.

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Sanzionare un soggetto solo per i propri legami familiari e non per la sua effettiva responsabilità o vicinanza politica è una decisione non solo politicamente discutibile ma ha anche basi giuridiche deboli, che spesso portano alla revoca da parte degli stessi organismi europei.

In alcune circostanze, infatti, le battaglie legali dei familiari dei sanzionati hanno portato a modifiche delle misure restrittive. Tuttavia, la giustizia europea ha anche, in alcuni casi, respinto i ricorsi. Una mancanza di coerenza che ha generato incertezza e difficoltà per soggetti che lamentano l’assenza delle garanzie di un giusto processo. 

Un primo caso in cui la giustizia europea ha riconosciuto l’iniquità delle sanzioni inizialmente imposte riguarda Nikita Mazepin, ex pilota di Formula 1 colpito dalle restrizioni assieme a suo padre, l’uomo d’affari Dmitrij Mazepin. Inserito nella lista nera dell'Ue nel marzo 2022, Nikita Mazepin è stato escluso dalla Haas F1 Team ed è stato costretto a interrompere la sua carriera da pilota automobilistico in Europa. Dopo vari ricorsi, il Tribunale dell'Unione Europea ha parzialmente sospeso le restrizioni nel marzo 2023, riconoscendo che Nikita fosse estraneo rispetto alle attività economiche del padre e che il mero legame familiare non fosse sufficiente per motivare “l’associazione” con il Cremlino. Ma ormai il danno alla sua carriera sportiva era stato fatto e Mazepin non è ancora tornato a gareggiare. 

Un’altra rilevante vicenda giudiziaria che ha portato a un dietrofront rispetto alle accuse inizialmente formulate dall’Unione Europea riguarda Alexander Pumpyansky, figlio dell’uomo d’affari russo Dmitry Pumpyansky. Nel novembre 2023 Alexander ha vinto un appello contro le sanzioni che l’Unione Europea gli aveva imposto per i suoi legami familiari e per il ruolo che ricopriva nel cda di Oao Tmk - una delle maggiori società russe di produzione di tubi - e della banca d’investimento Sinara.

Nel suo ricorso, Alexander Pumpyansky ha sostenuto di non essere coinvolto direttamente nelle attività imprenditoriali del padre, di aver lasciato le posizioni di vertice nelle società di famiglia prima dello scoppio della guerra e di non aver esercitato alcuna influenza significativa sulle decisioni strategiche delle aziende. Il Tribunale dell'Unione Europea ha accolto le sue argomentazioni, riconoscendo che non vi fossero prove sufficienti a dimostrare il suo coinvolgimento nelle attività sanzionabili. Nonostante ciò, Alexander Pumpyansky non è mai stato rimosso dalla lista delle sanzioni.

Risulta invece ancora sotto regime sanzionatorio Gulbakhor Ismailova, ginecologa e sorella del filantropo di origine uzbeka Aliser Usmanov. La vicenda giudiziaria di Gulbakhor Ismailova inizia nell'aprile 2022, quando il Consiglio dell’Ue inserisce il suo nome nella lista dei soggetti sanzionati a causa dello status di beneficiaria dei trust familiari, condizione che ha perso immediatamente dopo l’imposizione delle stesse misure restrittive. 

Dopo le imposizioni previste dalla giurisdizione europea e dal regime sanzionatorio, la dottoressa Ismailova ha perso irrevocabilmente qualunque possibilità di trarre benefici dai trust.  Una decisione che ha cambiato le premesse che inizialmente avevano motivato la decisione del Consiglio dell’UE. Nonostante gli atti di rinuncia, fino ad ora, il Consiglio dell’UE e il Tribunale dell’Unione Europea non hanno tenuto in considerazione la sua rinuncia a beneficiare in alcun modo dai trust ritenendo che questa fosse una prova insufficiente per revocare le sanzioni.

Il prossimo 15 settembre il Consiglio dell'UE deciderà se revocare le restrizioni nei confronti degli individui designati o rinnovarle per altri sei mesi. Nel frattempo, vicende come quelle elencate dimostrano come alcune misure restrittive continuino a colpire soggetti esclusivamente per i legami familiari e non a causa di un diretto coinvolgimento nelle attività politiche ed economiche del Cremlino. A livello comunitario, infatti, appare evidente come la giustizia debba ancora trovare un equilibrio tra le misure adottate e le reali responsabilità degli individui coinvolti.






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