Politica

Conte rinnega la “cuoca di Lenin”: "Uno vale uno è un messaggio sbagliato"

Di Giuseppe Vatinno

Il leader 5 Stelle archivia il totem grillino

Conte rinnega la “cuoca di Lenin”. Contrordine compagni: “Uno vale uno non vale più!”

 

Una volta c’era il populismo. Una volta c’era il populismo becero. Una volta c’era una signora, una cuoca di Lenin, che secondo il capo rivoluzionario poteva guidare l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Tutto il Potere ai Soviet! Pardon alle cuoche! Non c’era alcun bisogno di competenza. Una volta…appunto. Ora non c’è più. L’ “uomo dalla pochette”, Giuseppe Conte, si è accorto che la regola dell’”uno vale uno” non solo non vale ma è pure una emerita ca**ata e quindi contrordine compagni! Non è più vero che “uno vale uno”. Bastava comunque chiedere anche alla mitica casalinga di Voghera, non c’era bisogno di perculare per anni gli italiani con l’ennesima presa in giro. Questi sono i danni del populismo lercio ed arruffone che ha sempre bocche all’amo, come direbbe Franco Battiato. Il populismo venefico, il peronismo genovese di Beppe Grillo si è abbattuto sull’Italia e –soprattutto- sugli italiani.

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Facendo danni ingenti. Soprattutto a livello di convivenza civile di società. Che le cose sarebbero finite così del resto si sapeva. Bastava andarsi a leggere un manuale di Storia al capitolo Rivoluzione francese per capire cosa sarebbe accaduto. I tanti masanielli, i tanti Robespierre casarecci sorgono e tramontano in un battito d’ali storico. E così è stato per i vari Grillo, Di Maio, Di Battista, Casaleggio jr. Ed alla fine è arrivato Lui, il furbacchione numero uno, il situazionista scaltro e determinato. È arrivato con il “favore delle tenebre” e cioè la pandemia di Covid. È arrivato, “il Forestaro” e non se ne è più andato. Anzi. Prima ha fatto fuori il fondatore Beppe Grillo, ridotto ora a suo dipendendone che prende la paghetta a fine mese con i soldi pubblici, poi ha fatto fuori Di Maio, Di Battista (che non ha ancora capito che Conte è un suo nemico), poi ha fatto fuori Draghi, spianando, tra l’altro, la strada alla vittoria del centro-destra. Prima “avvocato del popolo” nel governo di destra giallo-verde tra Lega e Cinque Stelle, poi “compagno” con il governo giallo – rosso o giallo-rosa con il Pd, alla fine “galleggista” con il governo arcobaleno di Mario Draghi. Un uomo per tutte le stagioni.

L’ultima che ha lanciato è appunto che non vale più la regola demagogica dell’”uno vale uno”, alla base delle stupidaggini dei Cinque Stelle. Infatti tutte le società che sono mai esistite hanno sempre saputo che è una regola, falsa e demagogica. Col cavolo che “uno vale uno”! Ma poiché il Movimento era fatto in stragrande maggioranza di “scappati di casa” faceva comodo dire che “uno vale uno” salvo poi dover gestire i guai che incompetenti e debuttanti alle prime armi combinavano in continuazione. Ora Conte a cui interessa solo ed unicamente il Potere per il Potere ha bisogno di un minimo di continuità e di competenza perché ormai gli italiani sanno bene chi sono i Cinque Stelle e lui pur facendo i salti mortali non ce la fa più a reggere le corbellerie che sparano a gettito continuo. Con buona pace della “cuoca di Lenin” che è meglio che cucini il minestrone che se le riesce è già grasso che cola.