Politica
Meloni al voto con FI e i centristi. Torna l'asse "anti-sistema" Conte-Salvini
Effetto Putin, lo scenario che si fa strada nel Palazzo e che sconvolgerebbe l'intero quadro politico
Russia, Trump e "no" a Ursula: convergenze tra Conte e Salvini. Intanto Meloni...
Scenari. Ipotesi. Rumor. Ma in politica di certezze non ce ne sono e spesso, anzi quasi sempre, due più due non fa quattro ma fa anche cinque o sei. Tutto ciò per spiegare che sottotraccia, dietro le quinte, si ragiona su possibili svolte e colpi di scena, tanto nella maggioranza quanto nell'opposizione. L'assenza di ieri in aula al Senato di Matteo Salvini al fianco di Giorgia Meloni, mentre la presidente del Consiglio condannava per l'ennesima volta la "farsa" delle elezioni presidenziali in Russia, è stata molto rumorosa (nonostante oggi alla Camera la premier e il suo vice leghista abbiano cercato di rimediare, sedendosi una accanto all'altro, anche se solo per pochi minuti, sorridenti e con una parvenza di grande intesa politica e personale).
Dettaglio molto importante che merita una sottolineatura di rilievo è che mentre il Pd ha attaccato in modo durissimo il vicepremier leghista per le sue parole sul voto in Russia di domenica scorsa, dal Movimento 5 Stelle - in teoria alleato dei Dem - non è arrivata nessuna critica. Nemmeno una parola.
Sul tema della guerra in Ucraina i 5 Stelle hanno da mesi una posizione molto netta e lontanissima da quella del Pd (d'altronde Elly Schlein è nel PSE e deve tenere la linea filo-Ue), contraria al continuo invio di armi a Kiev. E lo ha fatto votando alla luce del sole in Parlamento. Il Carroccio, stando in maggioranza, non può votare contro il suo esecutivo ma nelle dichiarazioni, in particolare con il cattolico Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, continua a invocare la via del dialogo e della diplomazia e soprattutto chiede al G7, presieduto proprio da Meloni, di avviare un'iniziativa di negoziati ascoltando gli appelli continui di Papa Francesco, accusato dall'Ucraina di essere filo-russo.
Non solo. A livello internazionale ogni volta che Donald Trump stravince le primarie repubblicane in vista delle Presidenziali di novembre, Salvini sui social esulta (come questa mattina) manifestando in modo palese il suo totale sostegno incondizionato alla destra Usa e al tycoon. Proprio lo stesso Trump che chiamava Conte "Giuseppi" e con il quale aveva un ottimo rapporto. E lo stesso leader del Movimento 5 Stelle, recentemente, alla domanda se fosse meglio Biden o Trump non ha risposto, imbarazzando così in modo clamoroso il Pd e Schlein. Il tutto con la premier che qualche giorno fa è volata negli States facendosi dare i bacetti in testa dal presidente democratico Biden e scatenando l'ira dei media americani pro-Trump che hanno bollato la leader di Fratelli d'Italia come "la cocca di Biden".
Altro tassello è il posizionamento in Europa dopo il voto dell'8-9 giugno. Il PPE ha ripresentato Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea con il pieno sostegno di Forza Italia e di Antonio Tajani. Al contrario Salvini e la Lega, che si preparano alla kermesse dei partiti anti-sistema del gruppo Ue Identità e Democrazia di questa sabato a Roma (già tutto esaurito e lo slogan dice tutto “Costruiamo il cambiamento, in Europa e negli Usa”), attaccano ogni giorno denunciando i "disastri" e i "danni" dell'esecutivo Ue guidato dalla tedesca Ursula von der Leyen. E proprio con Ursula Meloni è volata domenica scorsa in Egitto, come aveva fatto con la Tunisia, per rafforzare il progetto di collaborazione con i Paesi africani e il cosiddetto Piano Mattei. E' indubbio che tra la premier e von der Leyen si sia creato un rapporto politico e personale fortissimo, di stima, rispetto, fiducia e amicizia.
Fonti di Fratelli d'Italia ai massimi livelli confermano ad Affaritaliani.it che, anche se non lo dirà mai in campagna elettorale, Meloni voterà quasi certamente a favore del bis di Ursula anche a costo di spaccare i Conservatori Riformisti di ECR. Ma la premier non può rompere l'asse con Bruxelles, fondamentale per molti dossier, dai migranti al Pnrr. E allo stesso tempo è scontato che il PSE, che arriverà secondo alle elezioni di giugno, sosterrà nuovamente Ursula così come i liberali guidati dal guerrafondaio presidente della Francia Emmanuel Macron.
E così, come Affaritaliani.it ha scritto più volte, Meloni e Schlein si ritroveranno alleate in Europa in una riedizione della maggioranza attuale allargata a Fratelli d'Italia. Ovviamente la Lega sarà all'opposizione gridando all'inciucio del Centrodestra con la sinistra, ma - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - questa volta, diversamente dal 2019, il M5S voterà contro il secondo mandato di von der Leyen proprio per l'eccessivo spostamento a destra della nuova Commissione e del PPE. Conte potrebbe cercare casa nella famiglia dei Verdi o della sinistra-sinistra che, con questo scenario, anche loro quasi certamente resteranno all'opposizione.
Con queste premesse, il quadro che appare da fantapolitica oggi, ma che in prospettiva potrebbe realmente concretizzarsi è quello di Meloni che supera o raggiunge l'obiettivo che si è fissata per le Europee, il 26% delle Politiche, e va al voto anticipato per liberarsi dell'alleanza scomoda della Lega che le crea molti problemi a livello internazionale, sia per la posizione sulla Russia sia per gli attacchi durissimi a Ursula. Nello specifico, il piano di Fratelli d'Italia sarebbe quello di andare alle elezioni politiche dopo l'estate con Forza Italia aprendo, come avverrà in Basilicata, ad Azione di Carlo Calenda e a Italia Viva di Matteo Renzi.
Una sorta di nuovo Centro-destra dell'establishment e del mainstream filo-americano (Biden non Trump), filo-europeo e soprattutto anti-Mosca e pro-Zelensky senza se e senza ma nonostante, brogli o non brogli, il popolo russo abbia dimostrato di stare con Putin e di volere ancora essere governato da lui. E il Cremlino non è certo isolato visto che a fare i complimenti a Putin per la sua rielezione non è stata solo la Cina ma anche Paesi come Brasile, India e Sud Africa con i quali la stessa Meloni afferma di avere ottimi rapporti.
A questo nuovo Centro-destra dell'establishment si contrapporrebbe la riedizione del governo giallo-verde, del Conte I, ovvero un'alleanza politica ed elettorale tra M5S e Lega che a quel punto con gli schieramenti in frantumi giocherebbero la carta del polo anti-sistema cercando di aggregare anche altre forze minori che non sono affatto in sintonia con il mainstream filo-Usa e pro-Bruxelles. Una suggestione? No, un'ipotesi di lavoro che avanza sottotraccia, dietro le quinte, e che come un puzzle ogni giorno si compone di vari tasselli.
Uno di questi l'assenza in aula a Palazzo Madama di Salvini ieri mentre Meloni, in perfetta sintonia con Biden, attaccava di nuovo Putin (con Tajani che annuiva soddisfatto e felice). Conte-Salvini, alleanza popolare o volendo anche populista contro il sistema e il mainstream. Uno scenario che inevitabilmente relegherebbe il Pd di Schlein in un ruolo marginale. Lo scontro sarebbe tra il "sistema" di Meloni-Tajani-Calenda-Renzi e l'"anti-sistema" di Conte e Salvini. Una rivoluzione destinata a modificare radicalmente equilibri, alleanze e schieramenti per i prossimi decenni.