Politica
Cop27, Meloni in Egitto. Frenata sull'alt fossili, tensioni tra gas e trivelle
Caro bollette: soldi solo fino a marzo se il gas risale. 30 miliardi non bastano. Le trivelle ostaggio dei ricorsi, mentre la premier incontra Al Sisi
Meloni alla Cop27, normalizzazione con Al Sisi?
Non si apre sotto i migliori auspici il 27esimo vertice Onu sui Cambiamenti Climatici, la Cop27, ospitato da oggi al 18 novembre nella località turistica di Sharm El-Sheikh, in Egitto. In quella che è una corsa contro il tempo per salvare il pianeta dagli effetti sempre più tangibili e devastanti del riscaldamento globale, il contesto dei negoziati è all’insegna di tensioni alimentate da un lato dalle polemiche sui diritti umani nel Paese ospitante, dall’altro dai timori per la recessione globale, il caro energia, la crisi alimentare e il rilancio delle energie fossili quali conseguenze dirette del conflitto tra Russia e Ucraina.
Presente anche Giorgia Meloni. Come scrive la Stampa: "L’agenda della premier è ancora da definire, ma tra i bilaterali con i capi di Stato e di governo, ci potrebbe essere quello con il padrone di casa: il generale Abdel Fattah al Sisi. Da Palazzo Chigi non arrivano conferme ufficiali, ma l’invito è arrivato ed è improbabile che venga rifiutato. Il faccia a faccia potrebbe segnare una nuova tappa verso la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, dopo la crisi dovuta alla morte di Giulio Regeni, proseguita per il caso di Patrick Zaki".
Fronte energia: rallentamento sullo stop ai fossili, i nodi trivelle e soldi per il caro bollette
Sul fronte climatico, "l’Italia, poi, cercherà di rivedere l’accordo che impone di non finanziare, con fondi pubblici, investimenti su combustibili fossili all’estero. Un impegno sottoscritto da sei Paesi del G7, che però, secondo il governo, deve essere rinegoziato alla luce degli sconvolgimenti energetici degli ultimi mesi".
Intanto, in casa preoccupa l'aspetto dell'approvvigionamento energetico. Scrive il Corriere della Sera: "L’Italia è seduta su un patrimonio di almeno 35-40 miliardi di metri cubi di gas, conteso con la Croazia che invece estrae metano ed esporta a prezzi da capogiro in Europa. Più della quota di importazioni che l’anno scorso è arrivata da Mosca e che ora si è costretti a ridurre (e ad azzerare in un paio di anni)".
Come spiega il Corriere della Sera si tratta di "riserve scoperte in gran parte negli anni ’80 ma imprigionate sotto i fondali dell’alto Adriatico — tra il Veneto e la Romagna — e nel Canale di Sicilia, soprattutto al largo di Gela. Giacimenti ostaggio di divieti, bocciati anche da un referendum (che mancò il quorum) nel 2016. Sepolti dalle invettive dei Comitati, vittime di mancate autorizzazioni e di scarsi investimenti perché privi di garanzie di remunerazione, travolti da polemiche infinite per l’impatto ambientale delle trivellazioni con i pericoli di un progressivo abbassamento dei fondali, fenomeno chiamato subsidenza, su cui vigilare. Ora il governo corre ai ripari tentando di spingere la produzione nazionale di gas crollata nel 2021 ai livelli del 1954".
Il problema è urgente, anche perché come spiega Repubblica, "il rischio che i soldi messi in cassa contro il caro bollette possano bastare al massimo fino a primavera prende forma nella premessa della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. È qui che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti scrive che “al più tardi” a fine marzo si valuterà se serviranno altri aiuti per le famiglie e le imprese. Il condizionale è legato all’andamento della crisi del gas, ma la vulnerabilità delle prime risposte è stata già messa in conto. E il ragionamento è legato ai soldi perché il decreto Aiuti quater e la legge di bilancio hanno una dote complessiva di circa 30 miliardi per coprire le spese fino alla fine del 2023", conclude Repubblica.