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Ddl Calderone: dopo 5 giorni di assenza ingiustificata, dimissioni volontarie

di redazione politica

L'azienda potrà mandare a casa il lavoratore, ma formalmente non si tratterà di un licenziamento

Ddl Calderone, la norma per non far pagare ai datori di lavoro la Naspi ai "furbetti"

Il governo Meloni prepara una riforma del lavoro. La ministra Calderone ha presentato un Ddl destinato a creare polemiche e a incidere in maniera determinante sulle regole vigenti. La prima novità è contenuta nell'articolo 9 che in sostanza, stabilisce che, se un lavoratore - si legge su Il Fatto Quotidiano - si assenterà senza giustificazione per cinque giorni (oppure oltre il limite previsto dal contratto collettivo), questo coinciderà con le dimissioni volontarie. In pratica, l’azienda potrà mandarlo a casa, ma formalmente non si tratterà di un licenziamento: così il datore non dovrà pagare la tassa che finanzia il sussidio di disoccupazione (Naspi). Il governo vuole infatti far rientrare dalla finestra una formula riveduta e corretta delle dimissioni in bianco, oltre a ridurre ancora i vincoli al ricorso al precariato. Il ddl Lavoro – inizialmente collegato al decreto del 1° maggio che ha eliminato il Reddito di cittadinanza – è stato presentato alle Camere a novembre direttamente dalla ministra Marina Elvira Calderone.

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Il rischio è che il fenomeno delle dimissioni in bianco – abolite con il Jobs Act – torni - prosegue Il Fatto - con una formula nuova e più insidiosa. Vale la pena ricordare che parliamo di una fattispecie che storicamente ha riguardato soprattutto le donne, con numeri anche elevati. La tesi è che serva ad arginare il presunto fenomeno dei "furbetti della Naspi": lavoratori che si assenterebbero dal lavoro per farsi licenziare e ottenere la Naspi, che invece è preclusa in caso di dimissioni volontarie. Secondo alcuni addetti ai lavori, così facendo si faciliteranno le condotte opportunistiche da parte delle aziende, che potranno liberarsi di lavoratori sostenendo che si sono assentati senza motivo per cinque giorni.

L'altra novità novità riguarda i contratti di somministrazione a tempo indeterminato. Oggi ogni azienda può utilizzare lavoratori interinali – cioè affittati dalle agenzie che li inviano in missione presso l'impresa utilizzatrice – nella misura massima del 30% della forza lavoro. Il ddl permette però di non considerare nel conteggio i somministrati a tempo indeterminato. Al momento parliamo di poco meno di 200 mila lavoratori (circa 50 mila le assunzioni annue), numero che però potrebbe salire grazie all'incentivo implicito garantito dalla nuova norma.