Politica

Di Battista accusa La Russa via social: "É responsabile del disastro in Libia"

Di Giuseppe Vatinno

In un video postato su Facebook Alessandro Di Battista accusa Ignazio La Russa, di essere responsabile non solo della guerra in Libia scoppiata nel 2011

Alessandro Di Battista accusa Ignazio La Russa via social: "La seconda carica dello Stato, è responsabile del disastro in Libia e del danneggiamento degli interessi nazionali dell’Italia"

Sul profilo Facebook di Alessandro Di Battista è apparso ieri un interessante e lungo video che fa luce su un punto chiave della recentisima storia italiana e cioè l’appoggio dato dall’Italia al bombardamento della Libia nel 2011 che portò alla fine cruenta del regime di Mu'ammar Gheddafi. L'ex deputato ripercorrere la storia di questa strana guerra con il via libera dato dal presidente Usa Barack Obama (che poco tempo prima aveva "vinto" il premio Nobel per la Pace), su indicazione di Hillary Clinton, allora potente segretario di Stato Usa.

Il 17 marzo 2011 si tenne –racconta Di Battista- una riunione carbonara di importantissimi politici italiani al Foyer del teatro dell’Opera di Roma. Parlano della guerra prossima ventura in Libia. Si tratta di Giorgio Napolitano, allora presidente della Repubblica, Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, Gianni Letta suo consigliere personale, Franco Frattini ministro degli Esteri ed il ministro della difesa Ignazio La Russa, secondo lo stesso racconto del nuovo presidente del Senato.

Berlusconi è contrario all’intervento armato contro la Libia perché Gheddafi è suo amico personale e perché avrebbe avvantaggiato gli interessi francesi e colpito quelli italiani nel campo dell’Energia (cosa tra l’altro verissima e che purtroppo è accaduta). Spinge invece moltissimo Napolitano atlantista da contratto, Frattini pure è favorevole perché gli avevano promesso di diventare segretario generale della Nato (promessa poi puntualmente non mantenuta) mentre La Russa era inizialmente scettico.

Alla fine Berlusconi e La Russa si adeguarono a quanto richiesto dalla Clinton e dal presidente francese Nicolas Sarkozy danneggiando –sostiene sempre Di Battista- gli interessi italiani in Libia. Papa Francesco –continua l'ex Cinque Stelle- ha detto qualche giorno fa che "la guerra è una risposta inefficace. Guardate anche alla Libia. Stanno meglio?". Il 19 marzo 2011 inizia la guerra in Libia. Il 16 marzo uno dei figli di Gheddafi dichiara che "Sarkozy deve restituire i soldi che gli abbiamo dato". Il presidente francese chiese effettivamente milioni di euro di sostegno alla sua campagna elettorale alla Libia e per questo è stato anche arrestato in Francia.

Gheddafi il 10 giugno del 2009 era stato ricevuto al Quirinale con tanto di coreografiche tende beduine impiantate a Villa Pamphili, a Roma. La Libia era un forte alleato dell’Italia dopo il trattato di Bengasi, sponsorizzato proprio da Frattini. La vicenda libica riguarda principalmente l'Eni che all'inizio della guerra aveva i 2/3 delle concessioni pubbliche sugli idrocarburi libici, mentre la francese Total aveva il restante terzo e non vedeva di buon occhio la situazione.

Il 28 aprile 2012 il ministro libico del petrolio fu trovato annegato nel Danubio a Vienna. Una sorta di inquietante giallo internazionale. Gheddafi si stava allora avvicinando a Cina e Russia nel campo delle telecomunicazioni spaziali e stava facendo un fondo africano per supportare il Continente nero con una banca africana di investimenti con sede a Sirte in Libia, la città natale di Gheddafi. Questo preoccupava gli Usa che temevano una nuova espansione russa magari di stampo terzomondista in Africa.

Il 2 aprile 2010, un funzionario Usa, collaboratore della Clinton, Sidney Blumenthal, invia una mail pubblicata da Julian Assange in cui si legge "Il governo di Gheddafi possiede 143 tonnellate di oro e una quantità simile in argento. Questo tesoro accumulato doveva servire a creare una moneta panafricana basata sul dinar libico in alternativa al franco africano vigente nei Paesi francofoni. L'oro vale più di 7 miliardi di dollari. Questo è stato uno dei fattori che ha convinto il presidente Sarkozy alla guerra".

La Clinton commentò qualche giorno dopo la eliminazione di Gheddafi "lo abbiamo visto e lo abbiamo ucciso", con un sorrisetto eloquente ed inquietante. Gheddafi fu ucciso, violentato e torturato senza alcun processo. "Ma cosa ha prodotto la scellerata guerra in Libia?", continua l’ex pentastellato. "La Russia vuole attualmente riaprire la sua ambasciata a Tripoli. La Turchia di Erdogan ha adesso una forte influenza in Libia controllando i flussi migratori nel Mediterraneo e questo 100 anni dopo la guerra italo – turca che aveva segnato l’inizio della influenza italiana, poi consolidata dal fascismo. La guerra in Libia è stata per l'Italia la più grande sconfitta geo - politica dalla Seconda Guerra mondiale in poi", dice Di Battista.


E poi a conclusione di questo interessante ed ampio excursus storico lancia l'accusa: "la guerra in Libia fa avallata da Ignazio La Russa, ora seconda carica dello Stato. Il principale regalo che possiamo fare all'esponente di FdI è quello di continuare ad attaccarlo sul fascismo e sui busti di Mussolini che ha forse dentro casa. Già questo regalo è stato fatto alla Meloni in campagna elettorale, non inchiodandola alle sue responsabilità istituzionale avendo votato il pareggio di Bilancio in Costituzione, la legge Fornero e la guerra in Libia quando era ministro in quel governo Berlusconi (anche se contava poco), ma è stata attaccata solo sul fascismo. È stato un favore. Come è un favore quello che si fa a La Russa scordandosi quello che ha fatto avallando i voleri americani e francesi, sponsor il Quirinale, di una terribile guerra che ha aumentato il rischio terrorismo e i flussi migratori, senza migliorare i diritti civili. La seconda carica dello Stato fu quello che supportò tutto questo. Così facendo dimentichiamo il pensiero critico e la memoria di fatti che hanno colpito molto di più gli interessi italiani, vedi l'Eni, danneggiata dalla francese Total.
Ora anche i Turchi stanno facendo ricerche prospettive sul gas e il petrolio in Libia, altro che i busti di Mussolini. Non è questo ciò che conta più di tutto molto di più del fascismo? La Russa se legge le vicende sui busti del Duce e sul Ventennio, credo si faccia una grassa risata, se invece La Russa -che fa parte di un partito di cosiddetti patrioti e sovranisti- fosse inchiodato alle sue responsabilità enormi rispetto a quello che ha fatto in Libia gli farebbe molto più male. In Italia è più difficile fare una manifestazione sulla Pace, sulla Nato, sull’invio delle armi, contro il caro vita che parlare di questioni, importanti ma inattuali, come quella del fascismo. Ricordarsi quanto accaduto significa essere cittadini sovrani, per migliorare la classe politica".